“Il silenzio della natura”, mostra a Bagno di Romagna

Dal 7 dicembre l'ultima rassegna "Bagno d'arte" con i quadri di Ugo Pasini e Silvano

Da sinistra: Silvano e Ugo Pasini (foto: Sandra e Urbano fotografi, Cesena)

Gli oli di Ugo Pasini e le grafiti di Silvano, che raccontano “Il silenzio della natura”, concludono la rassegna espositiva di “Bagno d’Arte”.

Una mostra “diffusa”

La mostra, curata come sempre da Francesca Caldari e promossa dal Comune, si terrà dal 7 dicembre (con inaugurazione alle 16.30) al 6 gennaio sempre nel format, ormai molto apprezzato, che vede la contaminazione di tutto il borgo di Bagno di Romagna. Oltre al Palazzo del Capitano, le opere si potranno ammirare anche all’Hotel Tosco Romagnolo, al Ròseo Euroterme Wellness Resort, alle Terme di Sant’Agnese e al Cenacolo Santa Lucia.

Nature morte

La mostra indaga la natura con gli occhi dei due grandi maestri cesenati: nature morte e paesaggi, scelti tra l’ultima e più recente produzione artistica, avvolte dal senso di rigore, compostezza e silenzio, seppure eseguite con tecniche diverse e risultati finali che sono ben chiari delle proprie cifre stilistiche. La “natura morta” (la cui espressione deriva dalla traduzione impropria della locuzione olandese “still-leven”, che letteralmente significa “natura immobile”), è il soggetto prediletto e identificativo di Pasini, seppure raffinatissimo esecutore di paesaggi, mentre per Silvano (nome d’arte di Aurelio Balducci) l’amore per quest’ultima è cosa più recente, da quando la grafite è divenuta strumento prescelto di espressione.

La frutta di Ugo Pasini

A Ugo Pasini (classe 1942) interessa ottenere un senso di incanto e stupore dalla visione delle sue opere: raffigura copiose composizioni di frutta, per rappresentare le quattro stagioni, per cogliere la bellezza e l’ opulenza tipica del loro alternarsi. I suoi frutti non sono solo frutti, ma diventano oggetti di contemplazione, trasformandosi in volumi che vibrano di nuova energia, con colori che assumono vita propria. Nelle sue composizioni la luce è ferma, fissa, quasi irreale. Nella storia dell’arte, l’ascesa della natura morta a tema floreale può essere ricondotta all’avvento del Naturalismo, intorno XV secolo. Questo genere pittorico si caratterizzava per la sua rappresentazione di mazzi di fiori e ghirlande, composti con delicatezza e arricchiti da suggestivi giochi cromatici. Spesso la selezione dei fiori e dei loro colori aveva un valore simbolico, riflettendo le diverse stagioni dell’anno o concetti religiosi. Le scelte cromatiche non erano casuali, ma ricche di significato: nel Seicento, ad esempio, il giallo, il blu e il rosso erano associati all’ideale di purezza e sacralità.

Silvano, l’allievo di Sughi

Silvano (classe 1946, allievo di Allberto Sughi) pare avere un legame con l’antica tradizione e al contrario di Pasini, non è del tutto estraneo al modus operandi dei maestri del passato. Nelle sue opere si avverte una tensione, una raffigurazione del reale che ci trasmette con scene mute e silenziose emozioni e riflessioni sulla fragilità e sull’impermanenza della vita. Le sue nature morte si distinguono sì per la sua grande raffinatezza tecnica ma anche per la capacità di raccontare storie nascoste dietro la semplice apparenza degli oggetti. Il suo linguaggio si caratterizza per fermezza, con colori freschi e puliti. Tuttavia, anche quando tutto appare semplice e ovvio si avverte inquietudine e traspare un’atmosfera rarefatta, carica di significati sottesi.