Il vescovo Douglas ai politici: “Più concretezza e dialogo” per infondere speranza

In tanti all'incontro con monsignor Regattieri, giovedì scorso in Seminario, sul tema "La speranza e la politica"

Vescovo e operatori della politica e del sociale in Seminario

“La speranza e la politica”. Il binomio è stato al centro, qualche sera fa, dell’incontro del vescovo Douglas Regattieri con gli operatori politici e sociali del territorio, nel refettorio del Seminario, a Cesena. L’appuntamento è stato promosso dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro diretto da Marco Castagnoli. “Quasi un’eredità”, ha detto lo stesso presule, che nei prossimi giorni lascerà il testimone all’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo.

Maggioranze e opposizioni insieme in seminario

Tanti i partecipanti delle varie maggioranze e minoranze consiliari. Fra questi, da Cesena, gli assessori Camillo Acerbi, Andrea Bertani e Carmelina Labruzzo e i consiglieri comunali Francesco Biguzzi, Marco Casali, Enrico Castagnoli, Gianni Ceredi, Angela Giunchi, Andrea Imperato, Federica Maggioli, Enrico Sirotti Gaudenzi; da Gambettola l’assessore Pietro Pierantoni e il consigliere comunale Emiliano Paesani; da Longiano il sindaco Mauro Graziano, la vicesindaca Sara Mosconi e i consiglieri comunali Lorenzo Spada e Matteo Venturi; da Sarsina, il consigliere comunale Michele Mengaccini. Presenti anche il presidente dell’associazione “Zaccagnini” Damiano Zoffoli, l’economista ed esponente di Centro Democratico, Maria Grazia Bartolomei, e il segretario generale di Cisl Romagna Francesco Marinelli.

Politici e vescovo

“Tutti sperano. Sperare è vivere”

“Tutti sperano”, ha premesso monsignor Regattieri citando la bolla giubilare di papa Francesco. “Anche il politico?”, si è chiesto il vescovo, interrogandosi “se c’è una differenza, una specificità”. Eppure, ha constatato il presule, “la realtà spesso ci dimostra il contrario, con rassegnazione e indifferenza che prendono il sopravvento” di fronte ai tanti problemi del mondo di oggi. Invece “sperare è vivere. E vivere è sperare. Le due cose sono inscindibili”, la citazione del cardinale Martini. Per Regattieri “una concreta dimostrazione di questa equiparazione si è vista di recente in occasione dell’alluvione e della pandemia”, citando vari esempi di solidarietà. Da qui l’osservazione che “è proprio nelle difficoltà che istituzioni, organizzazioni sociali o singole persone, lavorando spesso in sinergia, hanno saputo e sanno esprimere una visione d’insieme e si spendono per evidenziare valori validi di sempre: la dignità della persona, la solidarietà, la giustizia, la cura del debole. Questi sono segni di speranza”.

Concretezza e risoluzione dei problemi

Il vescovo si è poi addentrato in quattro riflessioni, tracciando il profilo di un politico come uomo o donna di speranza. Innanzitutto “la speranza non guarda solo in avanti, ma si radica nel presente”, cioè “non si può sperare un futuro sensato e giusto, se non vi è una profonda e consapevole conoscenza del presente che stiamo vivendo”, come insegna anche il Concilio. Da qui, “la speranza non è una mera attesa di ciò che accadrà, ma è iscrivere già nel presente ciò che si spera, attraverso le scelte e le azioni quotidiane”. Il politico allora “è persona concreta, ma con una visione. Non rinuncia ai valori, ma è chiamato a risolvere i problemi”.

Uno scorcio del refettorio del Seminario con i tanti presenti

Sinodalità anche in politica

La seconda riflessione del vescovo è che “le decisioni che si prendono devono essere pensate come un contributo in un cammino condiviso con altri”. Per monsignor Regattieri “non servono leader davanti a cui ci si inchina”, auspicando, anche nell’ambito politico, quella “sinodalità” tanto invocata per la Chiesa. “Spesso – ha rivelato il presule – ho parlato con parroci che mi hanno detto che “da solo faccio prima e faccio meglio”. Invece serve il dialogo, nella Chiesa come in politica. Il politico è uomo di dialogo”.

No ai leder messianici e al populismo

Al terzo punto, monsignor Regattieri ha proposto lo slogan “Sperare non in che cosa, ma in chi”. Ha poi additato come false speranze quelle che propongono una visione messianica di un leader solitario” e, citando la Fratelli tutti di papa Francesco, quelle che si rifanno a un “insano populismo”.

La necessità del dialogo

La quarta riflessione del vescovo riguarda la partecipazione che “si sta facendo sempre più rara. Vedi le elezioni disertate e la disaffezione dei giovani alla politica”, ma “anche alla vita della Chiesa”. Da qui la necessità di interrogarsi: “Partecipazione è un segno di speranza. Primo perché il politico si impegna lui, si mette in gioco, si espone, e si candida, ma anche perché lavora per far partecipare gli altri alla vita sociale”. Per monsignor Regattieri “bisogna lavorare per rafforzare tale partecipazione creando dei luoghi di confronto. Se ne parla da tanto tempo. E qualche iniziativa anche noi, in questi anni, e questa sera stessa, l’abbiamo presa. Questo significa gettare semi di speranza. Perché il confronto, il dialogo, è fonte di speranza quando è condotto senza preconcetti”.

Uno scorcio del refettorio del Seminario con i tanti presenti

Intercettare la speranza dei giovani

Il vescovo ha poi citato due ambiti che “sollecitano il politico a essere uomo di speranza: il mondo giovanile e l’ambito della vita e della famiglia”. Citando l’esempio dell’arcivescovo Caiazzo che ha espresso la volontà di incontrare i giovani prima dell’ingresso ufficiale in diocesi, monsignor Regattieri ha ricordato che “i giovani sperano. Noi vediamo i loro atteggiamenti e spesso li bolliamo come negativi. Appaiono scomposti, estremi, provocatori, trasgressivi. Ma forse è un modo per esprimere che vogliono qualcosa di meglio, che sperano in un mondo diverso. E noi adulti, noi politici, noi educatori dobbiamo intercettare questi loro messaggi”.

Tutelare la vita

Venendo ai temi della vita e della famiglia, il vescovo ha invitato ad avere “fiducia nella vita, nel futuro”, perché mettere al mondo dei figli significa “superare e vincere il naturale egoismo”. Il presule ha poi constatato che ”anche se sono in calo, ci sono ancora troppi aborti. Per noi l’aborto è una sconfitta, non una conquista. Chi lavora per la vita fa una grande opera di speranza. E così per la famiglia”. Monsignor Regattieri ha concluso il suo intervento con una citazione di don Primo Mazzolari, citato di recente anche dal cardinale Zuppi: “La speranza vede la spiga quando i miei occhi di carne non vedono che il seme che marcisce”.

Marco Castagnoli e monsignor Douglas Regattieri

Mettere da parte il tifo da stadio

Alla relazione di monsignor Regattieri è seguito un ampio dibattito. Tutti gli intervenuti hanno accolto con positività i suggerimenti del vescovo e hanno poi sviluppato le sue sollecitazioni. Sottolineata, da più parti, l’importanza dell’ascolto e dello stare accanto ai cittadini, quasi come dei “confessori laici”. Ravvisata anche la necessità di mettere da parte il tifo da stadio, a favore di un dialogo sui temi del sostegno ai giovani e dell’emergenza abitativa che non hanno colore politico. Si è convenuto infine che i cittadini ricercano concretezza nelle risposte ai loro problemi e che il grado di partecipazione alla cosa pubblica dipende anche dall’assenza o meno di questa concretezza.

Uno scorcio del refettorio del Seminario con i tanti presenti. Al tavolo dei relatori Marco Castagnoli e monsignor Douglas Regattieri