Imprese artigiane, arriva il welfare aziendale

Si scrive welfare aziendale, si legge far star bene e sempre meglio il collaboratore in impresa.Anche nelle imprese artigiane cesenati si sta diffondendo il welfare aziendale, dall’anno scorso previsto per legge nel rinnovo dei contratti, come ad esempio è già avvenuto nel settore meccanico, con le aziende chiamate a mettere a disposizione dei lavoratori strumenti di welfare per importi che vanno da 100 euro il primo anno, a 150 euro il secondo e a 200 euro il terzo, in forza di contratti condivisi e firmati con i sindacati.

“Confartigianato – rimarca il segretario Stefano Bernacci in un comunicato stampa diffuso in mattinata ai media locali – ha già incontrato duecento imprese e alcune decine sono già operative nell’individuazione di una gamma di beni e servizi finalizzata a migliorare la qualità della vita personale e familiare dei collaboratori, privilegiando quelli con finalità di educazione, istruzione, assistenza sociale, sanitaria o culto. Si tratta di una vera e propria politica retributiva aziendale con tanti vantaggi, anche  derivati  dal fatto che gli importi messi a disposizione dal datore di lavoro sono esenti da contributi previdenziali e ritenute fiscali per i dipendenti, e sono inoltre totalmente deducibili dal reddito d’impresa”.Si tratta di una sfida importante anche sul terreno culturale e comunicativo verso le imprese e i loro collaboratori  su cui Confartigianato vuole impegnarsi insieme ai sindacati dei lavoratori”.

“Confartigianato Federimpresa Cesena – informa Bernacci –  ha creato un apposito Sportello Welfare e inoltre ha stretto una alleanza con la piattaforma nazionale “Tre Cuori”, in cui i dipendenti delle imprese possono accedere a una pluralità di servizi con una amplissima gamma di scelta di servizi e opere, per loro e i propri familiari: dagli asili nido ai campus e vacanze studio, dalle gite scolastiche alle rette scolastiche, dalla salute ai servizi per gli anziani, dallo sport allo studio e all’università. Fin qui la questione strettamente tecnica. A monte c’è un aspetto sostanziale che a Confartigianato cesenate preme rimarcare”.

“Il welfare aziendale – mette in luce il segretario Stefano Bernacci – è una pratica insita naturalmente nel dna degli imprenditori artigiani abituati a lavorare in piccole imprese familiari, anche se una volta non si chiamava così e si diceva semplicemente “far star bene i propri collaboratori”, poiché, se stanno bene, l’impresa ne trae giovamento e  il clima familiare si riverbera positivamente sul lavoro e sui suoi risultati. Nelle imprese artigiane dove si lavora gomito a gomito, la prima attenzione dell’imprenditore è sempre quella di mettere il dipendente in condizione di stare meglio che si può e con una fava si prendono due piccioni: il bene del collaboratore e quello dell’impresa”.

“Il welfare aziendale – conclude Bernacci – si inserisce infine in un contesto in cui il welfare tradizionale basato sulla distribuzione di risorse da parte dello Stato è in crisi irreversibile e serve dunque un nuovo tipo di welfare fondato sull’idea della sussidiarietà circolare, quel rapporto virtuoso che coinvolge Stato, mercato e società civile, facendo rete con le istituzioni locali e dando vita ad economie di scala”.