La Cei: “Nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata”

Sono tante le vite che le società negano, alle quali viene impedita l’esistenza o viene strappata la dignità ad altri concessa. La Conferenza episcopale italiana apre il suo messaggio per la 46esima Giornata nazionale per la Vita, il 4 febbraio 2024, con l’elenco di tutte le vite il cui valore non è riconosciuto.

La vita dei migranti, sfruttati o perduti nei deserti e nei mari; quella dei lavoratori, merce da comprare a pochi soldi, in nero e a rischio per la mancanza di sicurezza; la vita delle donne, “umiliata con la violenza o soffocata nel delitto”; la vita dei malati e disabili gravi, “giudicata indegna di essere vissuta”, arrivando a presentare “come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata”; la vita dei bambini, nati e non, vita ritenuta funzionale “ai desideri degli adulti”, sottoposta alla tratta, alla pedopornografia, alla pratica dell’utero in affitto e dell’espianto di organi. È in questo contesto, scrivono i vescovi, che “l’aborto, indebitamente presentato come diritto, viene sempre più banalizzato, anche mediante il ricorso a farmaci abortivi o del giorno dopo facilmente reperibili”.

La forza sorprendente della vita

Nonostante tutto questo “la forza della vita ci sorprende”, è l’indicazione dei presuli, nonché titolo del messaggio della Cei. Ogni vita ha valore ed è capace di donare al prossimo, un aspetto evidente, si legge, se si superano “visioni ideologiche”. Ci sono storie di persone giudicate inferiori divenute poi “punti di riferimento” o che hanno raggiunto il successo, a dimostrazione di come “nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione”. Malati che diventano consolazione per chi sta bene, nel corpo ma non interiormente, immigrati che “sanno mettere il poco che hanno a servizio di chi ha più problemi di loro”, disabili che portano gioia, o il “nemico mortale che compie gesti di fratellanza e perdono”. Oppure quel bimbo non voluto che poi diviene una benedizione. La vita, vista con occhi limpidi e sinceri, si legge nel messaggio, “si rivela un dono prezioso e possiede una stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi”.

Le ragioni della vita

La vita “ha solide ragioni che ne attestano sempre e comunque la dignità e il valore”. La scienza ha smascherato l’ideologia dietro a tante valutazioni discriminatorie, come nel caso delle discriminazioni razziali, o delle motivazioni dietro alla definizione del “tempo in cui la vita nel grembo materno” inizia ad essere umana. A tutto questo i vescovi uniscono la difficoltà di individuare i limiti nel momento in cui qualcuno decide “se e quando una vita abbia il diritto di esistere, arrogandosi per di più la potestà di porle fine o di considerarla una merce”. I presuli esprimono preoccupazione di fronte agli “sviluppi legislativi locali e nazionali sul tema dell’eutanasia”, spiegando come agli sbagli del passato se ne aggiungano dei nuovi, favoriti dalle possibilità offerte dalla tecnologia e dal “progressivo sbiadirsi della consapevolezza sulla intangibilità della vita”. Se oggi vengono deprecate le negazioni della vita del passato, è la domanda che si pongono i vescovi, “siamo sicuri che domani non si guarderà con orrore a quelle di cui siamo oggi indifferenti testimoni o cinici operatori?” In tal caso, aggiungono, “non basterà invocare la liceità o la “necessità” di certe pratiche per venire assolti dal tribunale della storia”.

Accogliere insieme ogni vita

Nella Giornata per la Vita l’appello è all’impossibilità “di negare il valore di ogni vita”. Nessuno ne è padrone né può diventarle, inoltre “il rispetto della vita non va ridotto a una questione confessionale”, poiché è compito di ogni società civile guardare alla vita con rispetto e sostenerla dal punto di vista economico e sociale. La crisi demografica, spiegano ancora, “dovrebbe costituire uno sprone a tutelare la vita nascente”.

Stare da credenti dalla parte della vita

I vescovi concludono il messaggio indicando la valenza ecumenica e religiosa della Giornata, poiché per i credenti la difesa e la promozione della vita sono “un inderogabile impegno di fede e di amore”. I fedeli di ogni credo sono pertanto chiamati “a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle vite fragili, testimoniando al mondo che ognuna di esse è un dono, degno di essere accolto e capace di offrire a propria volta grandi ricchezze di umanità e spiritualità a un mondo che ne ha sempre maggiore bisogno”.