L’arcivescovo Caiazzo nella notte di Natale: “Facciamoci illuminare dalla luce che squarcia le tenebre”

"Tutti siamo poveri, se manca Dio. Tutti saremo ricchi se faremo germogliare la speranza, ravvivando i passi incerti e contribuendo a sanare le ingiustizie, le violenze, le guerre inutili e dannose, capaci di seminare solo odio e morte", ha aggiunto il presule

Il vescovo di Cesena-Sarsina, l'arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, durante la processione introitale, questa sera, in Cattedrale a Cesena, per la Messa della notte di Natale
Il vescovo di Cesena-Sarsina, l'arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, durante la processione introitale, questa sera, in Cattedrale a Cesena, per la Messa della notte di Natale

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che poco fa ha pronunciato l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, vescovo di Cesena-Sarsina, durante la solenne celebrazione della Messa nella notte di Natale. Gremita la Cattedrale di Cesena, anche per la presenza dei membri del movimento di Comunione e liberazione cui il presule ha chiesto di partecipare. Concelebra il parroco della Cattedrale, monsignor Giordano Amati. Anima la celebrazione liturgica il coro del gruppo parrocchiale della Cattedrale.

Il grazie del vescovo a tutti i presenti

Carissimi, in questa notte Santa in cui adoriamo la presenza divina in un bambino, siamo convenuti nella nostra basilica Cattedrale, insieme ai pastori di Betlemme, come viandanti di speranza per adorare il “Dio che si è fatto come noi”. Quanto più significativo al termine dell’Anno Santo. Questa notte è resa solenne dalla partecipazione di tutti voi: le autorità civili, vedo il vicesindaco di Cesena, il parroco, monsignor Giordano Amati, i sacerdoti, i diaconi, quanti voi di Comunione e Liberazione avete accolto il mio invito a vivere questo forte momento che ci permette di attingere alla mensa della Parola e dell’Eucaristia.

Papa Francesco: “Tutti sperano”

Papa Francesco, con l’apertura della Porta Santa, ci aiuta a riflettere con queste parole: “Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni” (Francesco, Spes non confundit 1).

Pronti ad affrontare le sfide del nostro tempo

Ora continuiamo il nostro percorso, in comunione con tutta la Chiesa presente nel mondo, in particolare, in grazia del cammino sinodale che abbiamo vissuto con la Chiesa italiana e quella dell’Emilia Romagna, guardiamo avanti fiduciosi, pronti ad affrontare le grandi sfide di questo tempo. Non possiamo nasconderci dietro le paure o rimanere inerti. Sono proprio queste sfide che ci smuovono per osare di più nel servire la vita e la storia.

Facciamoci illuminare dalla luce che squarcia le tenebre

Il Dio con noi non si ammira nell’emozione del presepe, per quanto bello possa essere, proprio perché ogni presepe rappresenta la storia di un territorio, dell’umanità raggiunta da Dio. Anche noi, come i pastori, siamo invitati a lasciarci illuminare dalla luce che squarcia le tenebre della nostra storia, per essere noi stessi luce che irradia i luoghi di dolore, di disperazione, di solitudine, di ingiustizia, di guerra, di spargimento di sangue innocente.

L’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo mentre pronuncia l’omelia della Messa di Natale, in Cattedrale, questa sera, a Cesena. Foto Pier Giorgio Marini

Anche oggi la terra è avvolta dall’oscurità della morte

Meditando sulla prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, vi ritrovo molta attinenza con i problemi che viviamo quotidianamente. Inizia con l’immagine della luce: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse». Anche al tempo di Isaia si stava vivendo un momento drammatico della storia. Tiglat-Pileser III, re d’Assiria (734-732), nella guerra siro-efraimita, invase la Galilea e la Samaria, mettendole a ferro e fuoco e spargendo ovunque sangue e terrore. Lo scenario è esattamente uguale a quello di Gaza, dell’Ucraina, del Congo, del Sud Sudan e di tanti altri luoghi devastati dal male. La terra, anche oggi, è avvolta dalle tenebre e dall’oscurità della morte. Eppure Isaia, a nome di Dio, annuncia la pace e semina speranza, perché Dio non abbandona il suo popolo ed è in atto qualcosa di sconvolgente: spunta un giorno di giubilo e di gioia. È la salvezza del Signore che arriva dopo un lungo tempo di grande turbamento e sofferenza.

Il Signore è venuto per moltiplicare la gioia

Anche noi, in questa notte, viviamo la speranza che il Signore è venuto per «moltiplicare la gioia, e causare grande letizia». Come i pastori, persone impure, considerate addirittura dannate (non potevano accedere ai luoghi di culto), dopo aver adorato la presenza divina nel Bimbo Gesù, stanotte vogliamo tornare nelle nostre case da muti testimoni del mistero che si è svelato incarnandosi nella nostra carne, con l’annuncio che «ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco».

Mai più…

L’annuncio della notte di Natale vorremmo che coincidesse con la fine di ogni forma di schiavitù: mai più paesi invasi e derubati della propria terra; mai più bambini strappati dalle loro scuole e deportati in terra straniera per essere catechizzati in altre fedi; mai più sangue innocente di giovani soldati inviati al fronte con il rischio di essere sacrificati; mai più donne strappate ai loro figli e violentate; mai più uomini, donne e bambini seppelliti in fondo al mare; mai più… Infine, Isaia ci dice che «un bambino è nato per noi, ci è stato donato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”». E noi osiamo chiedere al Dio Bambino che nel mondo possano nascere “Consiglieri ammirabili”, cioè politici saggi, capaci di grandi decisioni, nel rispetto della verità e della giustizia. Abbiamo bisogno di uomini che siano prodi, valorosi e che accolgano il Signore appena nato, quale guida e protezione nel donarsi a favore dell’intera umanità. Chiediamo al Dio che si è fatto carne che si ritorni a contemplare la sua paternità e ci conceda “padri”, cioè guide, che vivano la paternità per sempre e non siano padroni. Padri a servizio del popolo, capaci di prendersene cura seriamente.

Gesù è venuto al mondo per portare la giustizia e il diritto

Infine il “Principe della pace” diventi il modello dei potenti della terra per agire sulle cause della guerra, dei conflitti armati, abbattendo vendette, ritorsioni e sanzioni. Lavorare insieme per estirpare le tensioni sociali, le prevaricazioni, gli abusi, bandendo per sempre il ricorso alle astuzie, agli inganni, alle scaltrezze politiche. Il Dio Bambino è venuto per portare la pace attraverso «la giustizia e il diritto». Senza Dio, possiamo ostentare la stessa fede, ma in realtà ci si serve della religione per ostentare noi stessi. Ci si serve di Dio per far dire a Dio esattamente il contrario di quello che dice colui che è nato nella grotta di Betlemme. 

Un duplice messaggio

In questa notte santa il profeta Isaia ci ha comunicato un duplice messaggio: di speranza da una parte, ma anche di avvertimento dall’altra. Se è vero che la venuta del Messia porterà luce, pace e giustizia, è altrettanto vero che l’orgoglio e la ribellione, il peccato che domina il cuore dell’uomo conducono alla distruzione.

Dio ci chiede di tornare fratelli

Accogliamo la salvezza del Dio che continua anche oggi a raggiungere l’uomo esattamente negli spazi nei quali abitiamo e nel tempo che viviamo. Oggi si fa carne nel quotidiano, nelle relazioni con gli altri, vicini e lontani, nella condivisione delle gioie e dei dolori. Esattamente nella grotta fredda e spoglia nella quale il Dio Bambino ci chiede di fargli spazio perché ritorni a pulsare il cuore di carne, guardare il futuro con l’occhio di Dio, tornando a vivere da figli, quindi da fratelli. Tutti siamo poveri, se manca Dio. Tutti saremo ricchi se faremo germogliare la speranza, ravvivando i passi incerti e contribuendo a sanare le ingiustizie, le violenze, le guerre inutili e dannose, capaci di seminare solo odio e morte.

In Gesù possiamo trovare la risposta alla sete di senso

Sarà davvero un Santo Natale se ci lasceremo condurre da Gesù, Principe della Pace. Troveremo la risposta alla sete di senso, al desiderio di speranza, perché il Dio con noi ci indica esattamente che noi siamo chiamati a stare con gli altri mostrando la gioia che ci abita. Se Dio è con noi vuol dire che è per noi perché è in noi. Di conseguenza non può essere il Dio contro di noi, contro nessuno, nemmeno contro i dannati pastori. Sono proprio loro che ricevono per primi l’annuncio, vedono, vengono rivestiti di luce, ritornano agli ovili, coscienti che Dio fa nuove tutte le cose. Mi auguro che capiti a voi lo stesso, tornando questa sera ai vostri ovili, alle vostre abitazioni.