Dalla Chiesa
Leone XIV: alla Messa della notte di Natale, “mentre l’economia tratta gli uomini come merce, Dio rivela la dignità”
Prevost: “Dio si fa uomo, ridonando dignità e speranza”
Il Natale è la festa della fede, della carità e della speranza
Dio vuole diventare uomo per liberarci da ogni schiavitù
“Mentre un’economia distorta induce a trattare gli uomini come merce, Dio si fa simile a noi, rivelando l’infinita dignità di ogni persona”. Così papa Leone XIV nell’omelia della Messa della Notte di Natale, celebrata ieri sera nella Basilica Vaticana, a Roma. “Mentre l’uomo vuole diventare Dio per dominare sul prossimo – ha proseguito il Pontefice – Dio vuole diventare uomo per liberarci da ogni schiavitù”. Leone XIV ha citato Sant’Agostino: “La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina”. Il Papa ha spiegato che “nel bambino Gesù, Dio dà al mondo una vita nuova: la sua, per tutti. Non un’idea risolutiva per ogni problema, ma una storia d’amore che ci coinvolge”.
È divino il bisogno di cura e di calore
“Davanti alle attese dei popoli – ha aggiunto il Pontefice – egli manda un infante, perché sia parola di speranza; davanti al dolore dei miseri egli manda un inerme, perché sia forza per rialzarsi; davanti alla violenza e alla sopraffazione egli accende una luce gentile che illumina di salvezza tutti i figli di questo mondo”. Leone XIV ha affermato che “è divino il bisogno di cura e di calore, che il Figlio del Padre condivide nella storia con tutti i suoi fratelli”.
Senza Dio non c’è spazio per l’uomo
“Sulla terra non c’è spazio per Dio se non c’è spazio per l’uomo: non accogliere l’uno significa non accogliere l’altro”. Il Pontefice ha citato Benedetto XVI: “Non c’è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri”. “Così attuali – ha osservato Leone XIV – le parole di papa Benedetto XVI ci ricordano che sulla terra non c’è spazio per Dio se non c’è spazio per l’uomo”. Il Papa ha spiegato che “invece là dove c’è posto per l’uomo, c’è posto per Dio: allora una stalla può diventare più sacra di un tempio e il grembo della Vergine Maria è l’arca della nuova alleanza”.
Contemplare dal basso
Il Pontefice ha sottolineato che “il chiaro segno dato al mondo buio è un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. “Per trovare il Salvatore – ha aggiunto – non bisogna guardare in alto, ma contemplare in basso: l’onnipotenza di Dio rifulge nell’impotenza di un neonato; l’eloquenza del Verbo eterno risuona nel primo vagito di un infante”. “La luce divina che si irradia da questo Bambino – ha precisato Leone XIV – ci aiuta a vedere l’uomo in ogni vita nascente”.
Natale tempo di gratitudine
“Ora che il Giubileo si avvia al suo compimento, il Natale è per noi tempo di gratitudine e di missione. Gratitudine per il dono ricevuto, missione per testimoniarlo al mondo”. Il Pontefice ha ricordato che “esattamente un anno fa, papa Francesco affermava che il Natale di Gesù ravviva in noi ‘il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta’, perché ‘con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude’”. “Con queste parole – ha evidenziato Leone XIV – iniziava l’Anno Santo”.
Il Natale è la festa della fede, della carità e della speranza
“La contemplazione del Verbo fatto carne – ha affermato il Papa – suscita in tutta la Chiesa una parola nuova e vera: proclamiamo allora la gioia del Natale, che è festa della fede, della carità e della speranza”. “È festa della fede, perché Dio diventa uomo, nascendo dalla Vergine. È festa della carità, perché il dono del Figlio redentore si avvera nella dedizione fraterna. È festa della speranza, perché il bambino Gesù la accende in noi, facendoci messaggeri di pace”. “Con queste virtù nel cuore, senza temere la notte – ha concluso – possiamo andare incontro all’alba del giorno nuovo”.
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