Leone XIV: “Una malattia molto diffusa nel nostro tempo è la fatica di vivere”

Al termine della catechesi, Prevost ha espresso vicinanza ai cristiani del Medio Oriente e ha elevato l'ennesimo appello per la pace

Udienza 25 giugno 2025 (foto Calvarese/SIR)

Udienza generale questa mattina per Leone XIV. Il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi che si svolge lungo l’intero Anno giubilare, “Gesù Cristo nostra speranza” ha incentrato la sua meditazione sul tema “La donna emorroissa e la figlia di Giairo” (Mc 5,33-36).

“La realtà va affrontata”

“Anche oggi – ha premesso il Santo Padre – meditiamo sulle guarigioni di Gesù come segno di speranza. In Lui c’è una forza che anche noi possiamo sperimentare quando entriamo in relazione con la sua Persona. Una malattia molto diffusa nel nostro tempo è la fatica di vivere: la realtà ci sembra troppo complessa, pesante, difficile da affrontare. E allora ci spegniamo, ci addormentiamo, nell’illusione che al risveglio le cose saranno diverse. Ma la realtà va affrontata, e insieme con Gesù possiamo farlo bene. A volte poi ci sentiamo bloccati dal giudizio di coloro che pretendono di mettere etichette sugli altri”.

Due storie che si intrecciano

Per Prevost, queste situazioni trovano riscontro nelle storie che si intrecciano nel passo di Vangelo letto: “quella di una ragazza di dodici anni, che è a letto malata e sta per morire; e quella di una donna, che, proprio da dodici anni, ha perdite di sangue e cerca Gesù per poter guarire”. Secondo il Papa, “a volte noi non ce ne accorgiamo, ma in modo segreto e reale la grazia ci raggiunge e da dentro pian piano trasforma la vita“.

Udienza 25 giugno 2025 (foto Calvarese/SIR)

“La morte dell’anima è la vera malattia”

“Forse anche oggi – ha proseguito il Pontefice – tante persone si accostano a Gesù in modo superficiale, senza credere veramente nella sua potenza. Calpestiamo la superficie delle nostre chiese, ma forse il cuore è altrove. Questa donna, silenziosa e anonima, vince le sue paure, toccando il cuore di Gesù con le sue mani considerate impure a causa della malattia. Ed ecco che subito si sente guarita. Gesù le dice: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace» (Mc 5,34). Nel frattempo, portano a quel padre la notizia che sua figlia è morta. Gesù gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!» (v. 36). Poi va a casa sua e, vedendo che tutti piangono e gridano, dice: «La bambina non è morta, ma dorme» (v. 39). Quindi entra nella camera dove giaceva la bambina, la prende per mano e le dice : «Talità kum», “Fanciulla, alzati!”. La ragazza si alza in piedi e si mette a camminare (cfr vv. 41-42). Quel gesto di Gesù ci mostra che Lui non solo guarisce da ogni malattia, ma risveglia anche dalla morte. Per Dio, che è Vita eterna, la morte del corpo è come un sonno. La morte vera è quella dell’anima: di questa dobbiamo avere paura“.

Appello alla pace

Al termine della catechesi, Leone XIV ha assicurato la sua preghiera per le vittime dell’attentato terroristico contro la comunità greco-ortodossa nella chiesa di Mar Elias a Damasco, avvenuto domenica scorsa, invitando la comunità internazionale a non distogliere lo sguardo dalla Siria. Infine, ha rivolto un nuovo appello alla pace. “Continuiamo a seguire con attenzione e con speranza gli sviluppi della situazione in Iran, Israele e Palestina – ha detto -. Le parole del profeta Isaia risuonano più che mai urgenti: «Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4). Si ascolti questa voce, che viene dall’Altissimo! Si curino le lacerazioni provocate dalle sanguinose azioni degli ultimi giorni. Si respinga ogni logica di prepotenza e di vendetta e si scelga con determinazione la via del dialogo, della diplomazia e della pace”.