Ricordando il Movimento popolare

Serata ieri al "Ridotto" in memoria di Romano Colozzi. La serata di ieri nel racconto di Marino Mengozzi

Foto: Pier Giorgio Marini

In tanti ieri sera al Palazzo del Ridotto, a Cesena, per la presentazione del volume “Movimento popolare – Una storia che sfida il presente”. L’8 febbraio 1976 avvenne la presentazione a Cesena

I promotori

L’incontro è stato promosso dal Centro culturale Campo della Stella con Il Crocevia e Labora per mettere a fuoco il tema della presenza politica unitaria dei cattolici e per ricordare Romano Colozzi a un anno dalla morte.

Un’altra epoca

A Cesena il Movimento popolare nacque nel febbraio 1976 con un manifesto firmato da 29 esponenti di tutte le espressioni ecclesiali e sociali del mondo cattolico (fra le altre, Comunione e liberazione, Azione cattolica, Acli, Cisl, Coldiretti), coordinato dallo stesso Romano Colozzi, allora consigliere comunale 26enne. Il Movimento ha animato con vivacità il dibattito politico cittadino fino al 1993, anche attraverso la pubblicazione del giornale “Il Savio”.

I relatori

La serata ha visto la presenza dell’autore del libro, il giornalista Rodolfo Casadei. Al tavolo dei relatori Giancarlo Cesana dell’Università Milano Bicocca, uno dei presidenti nazionali di Movimento popolare, e Arturo Alberti, tra i firmatari del manifesto di Cesena, in dialogo con Leonardo Lugaresi e con il giovane Michele Navacchia di Labora. Durante la serata è stata ripercorsa l’esperienza che ha contrassegnato una stagione molto diversa della politica italiana, mettendola in relazione con l’attuale frammentazione dei cattolici in politica.

La serata di ieri nel racconto di Marino Mengozzi

Il 1° anniversario della morte di Romano Colozzi cade a 50 anni dalla nascita del Movimento Popolare (MP): una rete di cristiani che avevano scelto di essere presenti abbracciando l’azione civile e pubblica. Colozzi, appena ventiseienne, era fra costoro: aderendo da e in Cesena, unitamente all’amico e compagno d’opera Arturo Alberti. L’alveo di nascita di questa originale esperienza – irripetuta, ma non perché irripetibile ­– era Comunione e Liberazione, sorta in terra lombarda dal carisma di don Luigi Giussani e via via estesa a livello nazionale, fino all’odierna presenza in tutto il mondo. Quell’avventura culturale e politica cadeva in un momento cruciale del nostro Paese: gli anni di piombo (dalla strage di Piazza Fontana, 1969, all’omicidio di Moro, 1978, alla strage di Bologna, 1980), del compromesso storico (proposto da Berlinguer nel 1973 su «Rinascita» dopo il colpo di Stato in Cile), del referendum sul divorzio (1974). I protagonisti, che coniugavano l’azione con lo studio e la riflessione per generare un giudizio comune il più possibile aderente alla realtà, locale e non, nella quale s’intendeva operare, avevano ben presente la stagione del Movimento Cattolico e del cattolicesimo sociale di fine Ottocento e inizi Novecento: quella temperie nella quale operarono fruttuosamente Frédéric Ozanam (fondatore della Società di San Vincenzo de’ Paoli), Giovanni Acquaderni e Mario Fani (fondatori dell’Azione Cattolica), Giuseppe Toniolo (fondatore dell’Unione Cattolica per gli studi sociali), don Romolo Murri (fondatore del cristianesimo democratico italiano), don Luigi Sturzo (fondatore del Partito popolare italiano), fino al nostro Eligio Cacciaguerra (di San Carlo, 1878-1918, giornalista di rango e direttore de «Il Savio», cresciuto all’ombra dell’abbazia del Monte guidata dagli abati Wolff e Krug, e alla scuola di don Giovanni Ravaglia, parroco della cattedrale e insegnante al Monti). Senza tacere l’enorme portato dell’enciclica sociale Rerum novarum di Leone XIII (1891). Preparati e arricchiti da intensa attività di apprendimento e conoscenza, affiancati da intellettuali cattolici (su tutti, Augusto Del Noce, Rocco Buttiglione e Gianfranco Morra), politici democristiani e sindacalisti, i protagonisti, con i metodi e i contenuti, del MP emergono ora nel volume Movimento Popolare. Materiali per una storia (Siena, Cantagalli, 2025), presentato ieri sera al palazzo del Ridotto proprio nel ricordo di Colozzi. Con Rodolfo Casadei (uno dei tre curatori), sono intervenuti Alberti e Giancarlo Cesana, stretto collaboratore di don Giussani nella guida di CL. E di Cesana la folta platea ha apprezzato l’appassionata testimonianza di chi c’era e sa per aver visto e agito. Come nella marcata sottolineatura dell’esperienza governativa alla Regione Lombardia, guidata per ben 18 anni da Roberto Formigoni e con il maggior Assessorato nelle sapienti e fidate mani di Colozzi. «Quella stagione lombarda – ha detto Cesana – è l’epopea del MP», con scelte, operosità e traguardi che hanno fatto scuola anche oltre i confini regionali e nazionali. È toccato ad Arturo Alberti rinverdire gli inizi e le imprese del MP cesenate, preconizzato dal “Gruppo politico” nato a Cesena nei primi anni Settanta e costituito da dieci appartenenti alla comunità di CL, due dei quali, Alberti e Colozzi, erano stati eletti in Comune nel giugno 1975 con un programma intitolato “Le ragioni di una scelta come cattolici”. Qualche mese dopo, l’8 febbraio 1976, il MP si presentava in Città con un affollato convegno al teatro Jolly, frutto di un pluralistico comitato promotore che si era guadagnato pure la benevolenza dell’autorità ecclesiastica. Da quel seme nasceranno scuole popolari sul significato del fare politica, opere come l’Avsi e il Meeting, il Comitato di collegamento di cattolici, approfondimenti sul Magistero di Giovanni Paolo II, la Scuola di Cultura (memorabile la lezione al Bonci del cardinale Ratzinger), la Marcia della Pace il 1° gennaio, la festa della Famiglia. Ma nessuna nostalgia nelle testimonianze: semmai, una palese preoccupazione per il presente, nella piena consapevolezza di avere molto da dire ancora su problematiche che attanagliano il Paese: educazione, fine vita, referendum sulla giustizia e tanto altro. Se Colozzi fosse stato ancora tra noi, avrebbe ben detto la sua. E con quanta autorità.


Di seguito la fotogallery a cura di Pier Giorgio Marini.

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