Neanche un uomo per chiacchierar. Il prezzo della comodità digitale

“Sono 10 giorni che provo, in più riprese, a prenotare un volo con una nota compagnia low cost. Al momento del pagamento mi dice che c’è un problema, senza spiegarmi
quale sia, e non mi fa concludere l’operazione. Ho chiamato la carta di credito che ho inserito (anche tramite PayPal) e dice che a loro non risulta nessun disservizio. Mi hanno suggerito di provare a cambiare browser. Nulla è cambiato. Ho chiamato la società e nonostante il messaggio vocale dica che l’attesa sarebbe stata di circa 10 minuti, ho aspettato un’ora e mezza senza risposta. Ho provato nei giorni a seguire: stesso risultato. Solo la loro estenuante musichetta. La cosa più frustrante è che non c’è nessun essere umano con il quale parlare”.
Così una lettrice scrive il proprio avvilimento a un quotidiano, che lo rilancia nella pagina delle lettere. Difficile non riconoscersi nella sua esperienza, probabilmente simile a quella di tanti di noi. A chi non è capitato di scontrarsi con gli impassibili sistemi elettronici al momento di fare una prenotazione o un acquisto online? “Sistema momentaneamente non disponibile, si prega di riprovare più tardi”. Oppure: “I dati inseriti non sono corretti, si prega di riprovare”. E via a una serie di ulteriori click da fare per registrarsi, autenticarsi, cambiare la password o semplicemente confermare di non essere un robot.
È proprio questo il punto: abbiamo sempre più a che fare con macchine e dispositivi automatici che con persone in carne ed ossa. Certamente può avere anche i suoi vantaggi, lo si deve riconoscere. Con i dispositivi elettronici non ci sono orari di chiusura, file da fare e spesso non si deve neanche uscire di casa, ma sotto sotto resta il bisogno che qualcuno ci ascolti e ci capisca. È il motivo per cui si tende a dare forma, volto e voce umana anche ai robot.
La questione però è ancora più profonda e non riguarda solo lo sportello o il servizio a cui ci rivolgiamo, ma tutto ciò con cui veniamo a contatto. Come sappiamo, i software di Intelligenza artificiale non si limitano a diffondere contenuti realizzati dagli esseri umani, ma possono produrli da soli. Presto vivremo in un mondo in cui la maggior parte degli articoli, dei libri, della musica, dei film, delle serie TV, delle fotografie saranno “create” da un’intelligenza non umana.
Oggi insistiamo a chiedere che venga esplicitato che il tal prodotto è stato realizzato con l’Intelligenza artificiale, ma verrà un giorno in cui si rovesceranno le parti e andremo disperatamente in cerca del bollino: “fatto da mani d’uomo”.