Social media e minori, qualcosa si muove (nel mondo)

Spetta all’Australia il record per la severità nella regolamentazione dell’accesso ai social media da parte dei minori. Nei giorni scorsi, infatti, il Parlamento di Canberra ha vietato l’utilizzo di tali piattaforme ai giovani al di sotto dei 16 anni, mettendo a carico dei gestori la verifica dell’età degli utenti, tramite l’inserimento di documenti d’identità e l’introduzione di sistemi biometrici.
Nessuno finora aveva spostato l’asticella così in alto. Ci aveva provato la Francia l’anno scorso, fissando il limite a 15 anni, superabile però senza problemi con il consenso dei genitori. In Italia l’età minima, almeno sulla carta, è stabilita a 14 anni. Negli Usa alle aziende tecnologiche sono preclusi i dati dei bambini con meno di 13 anni, ma le violazioni della privacy sono comunque all’ordine del giorno.
Quella australiana è una vera rivoluzione, anche se non sarà facile da mettere in atto, nonostante le multe assai salate previste per le compagnie che dovessero violare sistematicamente le norme. Per queste ragioni è stato previsto un anno di sperimentazione, con la definitiva entrata in vigore della legge all’inizio del 2026.
L’accelerazione del Paese dei canguri si spiega con i dati diffusi dal governo, secondo i quali circa i due terzi dei giovanissimi tra i 14 e i 17 anni hanno visualizzato online contenuti estremamente dannosi, riguardanti l’abuso di droghe, il suicidio o l’autolesionismo.
Fin qui la cronaca. Il dibattito, naturalmente, si è subito riacceso. Come prevedibile, i Giganti della Rete hanno criticato il provvedimento, chiedendo più tempo per valutarne l’impatto. Pochi giorni prima, però, in occasione della Giornata contro gli abusi sui minori, non avevano lesinato le dichiarazioni sul proprio impegno a prevenire e contrastare la violenza e il bullismo online. La loro proposta è quella di spostare la verifica dell’età a livello di app store, i distributori online delle applicazioni, così da evitare fin dall’inizio che i ragazzi scarichino sul proprio smartphone quelle non adatte alla loro età.
Contemporaneamente, negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi sono stati introdotti account per adolescenti, con impostazioni più rigide e modificabili solo con il permesso di un genitore. Nei prossimi mesi arriveranno anche in Europa. Peccato che, in molte famiglie, le parti si invertano e siano proprio gli adulti a chiedere ai figli un aiuto per capirci qualcosa nell’impostare i dispositivi digitali di cui ormai è pieno ogni angolo di casa e delle nostre vite.