Cesena
“Viaggi della memoria” per gli studenti della scuola media “Viale della Resistenza”
Una testimonianza che viaggia sul binario della memoria, lo stesso che ben presto, dal 16 al 20 aprile, metterà in dialogo la città di Cesena con i luoghi della penisola balcanica (Trieste, Basovizza, risiera di San Sabba, Fiume, Bosco di Capodimonte, Mostar, Zara) che gli studenti della scuola secondaria di primo grado “Viale della Resistenza” visiteranno nell’ambito del progetto “Il fuoco sotto la cenere: la memoria, unica speranza di pace”, cofinanziato dall’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.
Il Comune fa sapere che questa mattina gli studenti delle classi 2^A, 2^C e 2^E, accompagnati dal dirigente Donato Tinelli, hanno preso parte all’incontro di presentazione del progetto tenuto nell’Aula magna della Biblioteca Malatestiana alla presenza di Anna Maria Silvani, cittadina di Predappio, figlia di esuli delle foibe trasferiti in Romagna. Nel corso della mattinata ci si è concentrati sui tragici eventi che, a metà ‘900, costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case, spezzando secoli di storia e di tradizioni.
“Parlare di storia senza poter visitare e studiare da vicino i luoghi – commenta Tinelli – non ci rende del tutto consapevoli. La memoria è l’unica speranza di pace e tutte le volte che prepariamo i nostri ragazzi ad affrontare un viaggio studio ci auguriamo che in queste terre ci sia cenere e non fuoco alimentato dal vento dell’odio”.
“Ricordare gli avvenimenti del passato – dice Anna Maria Silvani – è fondamentale per diventare tutti costruttori di pace attraverso il nostro impegno quotidiano. Mia mamma nacque nel 1921 nella città di Parenzo, oggi Poreč, sulle coste istriane. Quella era una zona strategica dove per anni hanno convissuto diverse etnie, fino a quando il Governo italiano, nel 1923, approvando la legge Gentile, diede avvio al processo di italianizzazione di quelle terre. In quegli anni mio padre decise di trasferirsi in questa regione. Qui incontrò la mia mamma con cui si sposò nel 1942. Poco più tardi, era il 1943, ebbero inizio le prime rappresaglie: cominciarono i rastrellamenti, molti dei loro amici e conoscenti furono catturati e gettati brutalmente nelle foibe. Mia mamma mi raccontava che per tre mesi non riuscì a dormire, era divorata dagli incubi e dalle immagini di quei corpi senza vita in seguito prelevati da quelle cavità della terra. Vivevano con l’incubo, pensavano che presto sarebbe toccato anche a loro, e per questa ragione, dopo i bombardamenti del 1945, decisero di fare ritorno in Italia con la speranza di donare a noi figli un futuro migliore”.
L’iniziativa è stata proposta nell’ambito del progetto “Il fuoco sotto la cenere: la memoria, unica speranza di pace”, cofinanziato dall’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna. È compresa inoltre tra le attività previste dalla Legge n. 92 del 30 marzo 2004 con la quale è stato istituito il “Giorno del Ricordo”, in memoria dei quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie comuniste della Jugoslavia di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale.