Zvanì torna alla Torre

Proiettato ieri sera in anteprima a San Mauro Pascoli il film sul poeta

(foto: Rai Cinema)

Martedì 30 settembre, in contemporanea a San Mauro Pascoli e a Barga, è stato proiettato in anteprima il film “Zvanì. Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli”, diretto da Giuseppe Piccioni. La pellicola uscirà nei cinema domani, 2 ottobre, e all’inizio del 2026 sarà trasmesso dalla Rai.

Le istituzioni all’anteprima

Il teatro di Villa Torlonia è pieno, e tanti sono i saluti istituzionali prima di vedere il film. Innanzi tutto il sindaco di San Mauro Pascoli, Moris Guidi, molto emozionato: rivolge il suo saluto a Barga, città “sorella” nelle memorie pascoliane, e sottolinea l’impegno del Comune per festeggiare i 170 anni della nascita del poeta. A seguire, Gessica Allegni, assessora regionale alla Cultura, ricorda il grande lavoro svolto per rigenerare Villa Torlonia e trasformarla in un centro culturale di primaria importanza. In questa prospettiva, la realizzazione di un film su Pascoli è l’ultimo tassello per promuovere la figura del poeta su un pubblico vastissimo. L’assessora ricorda che, quando il film è stato presentato a settembre alla Mostra del cinema di Venezia, l’attrice Benedetta Porcaroli (che nel film interpreta Mariù, sorella del poeta) ha rivolto parole di saluto ed elogio alla “Global Sumud Flotilla” in quel momento in partenza verso Gaza: l’assessora fa sue quelle parole nel momento in cui quel viaggio si sta avvicinando alla conclusione. Daniela Baroncini, presidente dell’Accademia Pascoliana, elogia l’incontro fra cinema e poesia. Rosita Boschetti, direttrice dei musei del Parco Poesia Pascoli, ricorda il lavoro svolto con lo sceneggiatore, in modo che la figura di Pascoli nel film presentasse il rinnovamento che c’è stato negli studi sul poeta. Infine il regista Giuseppe Piccioni presenta il suo film, realizzato con gioia e disperazione. «È un film che ho cercato di fare in modo pascoliano. Ho aperto delle finestre nella sceneggiatura. Il viaggio che si vede nel film è il simbolo della vita umana». Il regista ricorda anche il suo legame con la Romagna, quando alla fine degli anni Novanta scrisse la sceneggiatura del suo film “Fuori dal mondo” (opera che poi ha vinto cinque David di Donatello) grazie a una residenza a Longiano, per opera di Sandro Pascucci: in un momento di crisi, quell’esperienza gli permise di ricominciare la sua professione al meglio.

Il film, versi e immagini

Dopo i saluti, è il momento della proiezione. Circa un’ora e tre quarti per conoscere alcuni aspetti della vita di Pascoli. Il rischio era di cadere nello stereotipo, il Pascoli che crediamo di conoscere e che invece, come gli studi hanno dimostrato, derivano dalle letture della scuola e, prima, di Maria Pascoli, che si propose come unica custode della “verità” sulla vita del grande poeta. Il regista decide di partire dalla fine, dal viaggio funebre della salma di Pascoli, da Bologna a Barga. Sul treno in cui si trovano amici, discepoli, parenti, Maria ripensa al passato, e noi vediamo vari episodi della vita del poeta. Gli spunti più interessanti, ed è un peccato che a questo tema non venga dedicato più spazio nel film, vengono dall’indagine che Giovanni e Raffaele Pascoli conducono a San Mauro per cercare di scoprire chi abbia sparato, il 10 agosto 1867, al loro padre. Non è ancora molto noto, infatti, che il poeta e il fratello cercarono attivamente di sostituirsi a una indagine ufficiale che non aveva ottenuto alcun risultato efficace. Viene anche descritto in modo valido, senza inutili morbosi compiacimenti, il difficile rapporto fra Giovanni, Ida e Maria: la scelta fu catastrofica a livello umano, ma motivata dalla disperata volontà di ripristinare il nido familiare distrutto dall’omicidio di Ruggero Pascoli. Nel film si vede anche molto bene come la rottura (temporanea) con la sorella Ida non derivasse dalla gelosia del fratello nei confronti della sorella, ma dalle richieste economiche del futuro marito di Ida, che vennero accolte malissimo da Giovanni Pascoli, grande poeta ma uomo dal carattere ombroso e sospettoso nei confronti di chiunque.

Molto ben realizzato anche il rapporto fra Carducci e Pascoli: il poeta ufficiale della nuova Italia intuisce la grandezza del giovane scrittore ma senza quel calore e quell’affetto che il più giovane avrebbe desiderato. Nel film compare brevemente anche un giovane Gabriele d’Annunzio: in questo caso forse emerge un d’Annunzio un po’ troppo “pascoliano” negli elogi nei confronti del poeta romagnolo, dato che sappiamo che il rapporto fra i due fu velato da più di un’ombra, soprattutto perché entrambi volevano ottenere il riconoscimento come poeta della nuova Italia dopo la scomparsa di Carducci. Le scene sono molto belle, in particolare quelle girate nei luoghi pascoliani, soprattutto a Villa Torlonia, e sicuramente permetterà a tante persone di conoscere in modo più diretto uno dei più grandi poeti d’Italia e d’Europa. A tale proposito, va lodata la scelta di utilizzare i versi di Pascoli nel film: una delle scene più belle, infatti, è proprio quella che vede la madre di Giovanni accarezzare la cavalla storna nella stalla, una scena che tutti conoscono tramite una delle più popolari poesie pascoliane, che acquista nuova forza ed evidenza con l’uso dei versi uniti alle immagini.