Camminare insieme
Piccoli passi possibili. A partire dalla realtà. Di unificazione delle diocesi, di solito, si parla più o meno come di fusioni tra banche. Si scandaglia il calendario per evidenziare le date di compleanno dei vescovi e, al compimento del 75esimo, scattano le scommesse sulle future, possibili, “annessioni” di territori ecclesiali.
Sappiamo tutti che si tratterebbe di cambiamenti epocali per la vita delle diocesi, certo. Ma c’è un altro approccio, forse più realistico ed efficace, sul tema. Lo abbiamo sperimentato sabato scorso, con l’appuntamento che ha riunito, nel Seminario di Faenza, i direttori e i collaboratori degli Uffici diocesani di Imola, Faenza-Modigliana, Forlì-Bertinoro, Cesena-Sarsina e Ravenna-Cervia, primo incontro di un percorso comune tra queste cinque diocesi della Romagna.
L’approccio, per sintetizzare, è quello che abbiamo imparato con il sinodo: camminare insieme, nella corresponsabilità. Come spiegava al nostro giornale nel numero scorso l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, nessuno sa, nemmeno i vescovi, cosa accadrà alle nostre diocesi in futuro.
Anche se la loro conformazione, com’è stato detto sabato, parla di confini amministrativi che si intersecano e di aspetti e modi comuni di vivere la fede. I criteri non sono nelle nostre mani. Ma con i nostri piedi, invece, possiamo iniziare a fare qualcosa: camminare insieme.
L’incontro di sabato rappresenta questo primo, significativo, passo.
«Possiamo preparare il futuro», ha detto monsignor Ghizzoni all’appuntamento di Faenza (confronta il pezzo a pagina 4 edizione cartacea). Come? Anzitutto confrontandoci sulla nostra idea di Chiesa, immaginando strade comuni che, in parte, già ci sono. Il nostro giornale, che mette insieme le esperienze dei settimanali diocesani di Cesena, Faenza e Ravenna, ne è un esempio, ma anche l’Issr Sant’Apollinare di Forlì e la Propedeutica comune a Faenza. E altri sono emersi sabato, soprattutto in ambito formativo.
Un progetto, hanno detto in tanti, che deve aiutarci ad essere, sempre più, «Chiesa in missione» tra gli uomini e le donne di oggi. Questo il criterio, come ha spiegato il diacono Marcello Musacchi, che presuppone occhi attenti sulla realtà: «Occorre dire il Vangelo, persona per persona. Tenere conto della vita degli altri». Che le nostre diocesi si uniscano o meno, e in quale modo, il vero nodo sta qui.
Per essere Chiesa, in un mondo che cambia. Farlo insieme è meglio.
