Nel cuore di Dio

“Dilexi te”. Ho amato. Tutti, nel senso di ciascuno, ognuno. Volto per volto, nome per nome.

Soprattutto quelli che non ama nessuno, dimenticati dalla storia, privati della dignità, scartati, vittime di guerra e violenza. Come a Gaza, in Ucraina, nei tanti conflitti invisibili dell’Africa e delle parti del mondo che non interessano all’Occidente.

La missione della Chiesa sono loro, noi, tutti. Ma nel senso di ciascuno.

Tutti avanti nel cuore di Dio, e, di conseguenza, della sua Chiesa.

Rimette in ordine le priorità papa Leone XIV. Nella sua prima esortazione apostolica, ‘Dilexi te’, riparte proprio da dove ci aveva lasciati Francesco. Da quell’amore infinito per ogni uomo che ha portato Cristo sulla croce.

Non è, come scrive Andrea Tornielli su Vatican News, «un pallino» di un partito interno alla Chiesa. Non è questione di fare le ong: i poveri ci stanno a cuore perché «non sono categorie sociologiche, ma la carne di Cristo», dice. Non è beneficenza ma Rivelazione.

Sembra abbia in mente volti precisi quando li descrive: famiglie che non arrivano alla fine del mese, donne vittime di esclusione e violenza, persone colpite da povertà materiale, morale, “chi non può studiare”, migranti («In ogni migrante respinto c’è Cristo stesso che bussa alla porta»), bambini, uomini e donne che soffrono a causa della guerra, al centro dei suoi appelli sin dalla sua invocazione alla pace “disarmata e disarmante” del suo primo discorso.

Un’enciclica “sociale”, si potrebbe dire, che esplicita ancor di più il legame con il Papa di cui ha voluto prendere il nome, Leone XIII, padre della Rerum Novarum.

Ancora una volta, un pontefice ci dice che la realtà ci deve interpellare, chiamare, mettere in gioco. E che la fede non può essere una scusa per chiudersi nelle sacrestie o in un’altra dimensione. Tutto il mondo e ogni aspetto della vita ci riguarda. Da qui le denunce («è doveroso continuare a denunciare la dittatura di un’economia che uccide»), l’impegno della Chiesa, e delle nostre Chiese locali, a favore di chi non ha voce, spazio, cittadinanza.

Non è un di più, non è opzionale. È il cuore del Vangelo. I fronti si moltiplicano, le povertà aumentano, come scriviamo ogni settimana sul nostro giornale, che vuole essere proprio quel che dice papa Prevost: strumento per denunciare, far conoscere e cambiare la realtà. C’è tanto da fare, ma soprattutto c’è da cambiare sguardo.

Ogni giorno.