Strade di profezia
«Il tutto è superiore alla parte». Ce l’ha insegnato papa Francesco. E ora l’abbiamo sperimentato.
Dopo quattro anni intensi di cammino sinodale, fatti di dialogo, discussioni, delusioni e grandi sorprese, come la pausa di riflessione imposta dalla seconda assemblea, ora abbiamo un nuovo documento votato a grande maggioranza dagli oltre 800 delegati riuniti a Roma nello scorso fine settimana.
Un testo complesso e articolato, che va letto come tale. Da non “tirare per la giacchetta”, perché frutto di anni di lavoro, confronto e ascolto di tante teste e tanti volti. L’obiettivo di tutto il percorso era questo: individuare, insieme, direzioni da imboccare per parlare di Dio agli uomini e alle donne di oggi. Disegnare strade a partire da quello che lo Spirito dice a ciascuno.
In quella logica del tutti, tutti, tutti su cui ci ha avviati papa Francesco e che Leone XIV ha ribadito. Nel testo si parla di corresponsabilità, di formazione, soprattutto degli adulti, di accompagnamento spirituale, di comunicazione come profezia, di giustizia e pace da costruire. Si parla anche di ruolo delle donne, riconoscimento e lotta alla discriminazione delle persone omoaffettive e transgender, di remunerazione delle persone che svolgono alcuni ministeri. Questi ultimi articoli hanno ricevuto meno consensi degli altri, ma sono stati votati da oltre il 75 per cento dei delegati.
Il testo, come tutte le opere vive, non è perfetto, indiscutibile, inattaccabile. Toccherà ora ai vescovi nell’assemblea generale di novembre discernere sulle 75 proposte, come tradurlo in vita quotidiana. Se ne parlerà ancora. L’operazione da non fare è sezionarlo, banalizzarlo e tradirlo: prendere solo ciò che ci interessa, o ciò che vogliamo criticare.
Quattro anni di dibattiti appassionati e di riflessioni di tantissime persone meritano rispetto. Non si può ridurre tutto a un derby tra progressisti e conservatori, come vogliono farci credere certi titoli di grandi media nazionali. C’è molto di più in gioco.
«Nessuno possiede la verità tutta intera, tutti dobbiamo umilmente cercarla, e cercarla insieme», ha detto domenica scorsa nell’omelia papa Leone. Il cammino è stato questo: un percorso per cercare insieme la verità. Passi ormai se ne sono fatti molti. E, come ha spiegato all’assemblea il priore di Bose, Sabino Chialà, «i passi, quando sono veri, trasformano. Non si può camminare restando gli stessi». Un cambiamento che la Chiesa ha intrapreso per fare arrivare a tutti la gioia del Vangelo.
