Diocesi
Pio VI, un Papa cesenate tra i venti tempestosi della storia
Giovanni Angelo Braschi è stato Pontefice dal 1775 al 1799. Il suo travagliato pontificato al centro del convegno nazionale che si terrà venerdì 14 novembre alla Biblioteca Malatestiana di Cesena
Ricorrono i 250 anni dall’elezione del Pontefice Giovanni Angelo Braschi, nato a Cesena il 25 dicembre 1717
Giovanni Angelo Braschi, misconosciuto ai più
I cesenati del 1775 erano ben lungi dall’immaginare che un loro concittadino sarebbe salito al Soglio di Pietro: anche perché Giovanni Angelo Braschi, nato a Cesena, il 25 dicembre 1717, aveva lasciato diciottenne la sua città per dimorare – per studi giuridici, carriera ecclesiastica e incarichi pontifici sempre più rilevanti: laico, canonico, uditore, tesoriere, cardinale (non ancora vescovo), commendatario – a Ferrara (1735-1738), Porto e Santa Rufina (1738-1740), Ostia e Velletri (1740-1753), Roma e Vaticano (1753-1773), Subiaco (1773-1775). Dunque era pressoché misconosciuto ai più.
L’elezione a Sommo Pontefice il 15 febbraio 1775. Gli scrutini furono 265
L’elezione a Sommo Pontefice fu proclamata nell’Urbe con l’habemus Papam mercoledì 15 febbraio 1775, alle 17,15, con la scelta del nome di Pio VI, per devozione a san Pio V Ghislieri (1566-1572). Il conclave che l’aveva eletto – convocato per la prima volta nel palazzo del Quirinale, residenza dei papi dalla fine del Cinquecento – era composto da 44 porporati e si protrasse per quattro mesi con 265 scrutini, a causa di interferenze delle corti europee e delle conseguenti divisioni fra i porporati. Si pensi che papa Leone XIV Prevost è stato scelto in 24 ore, con quattro scrutini, votato da 115 cardinali su 133.
A Cesena fu esplosione di gioia
La gran notizia pervenne a Cesena due giorni dopo. Una nota archivistica registra: «Il primo corriere arrivò venerdì alle ore 8 et il secondo corriere il detto giorno di venerdì 17 febraro alle ore 22 in circa». Naturalmente fu subito esplosione di gioia, in una sorta d’euforia collettiva, con uno scampanìo generale e un gran frastuono di giubilo: nonostante l’eletto avesse comandato con Lettera di non fare «alcuna pubblica festiva dimostrazione».
Estese il Giubileo al mondo cattolico
All’inizio del pontificato papa Braschi si trovò a celebrare l’ultimo Anno Santo dell’antico regime, indetto dal santarcangiolese Clemente XIV Ganganelli; Pio VI fece ripubblicare in volgare la Bolla d’indizione del Giubileo (Salutis nostrae auctor, datata 30 aprile 1774) e il 26 febbraio aprì la Porta Santa di San Pietro; il 25 dicembre indirizzò alla cattolicità l’enciclica Inscrutabili divinae sapientiae per mettere in luce i gravissimi mali del tempo e nello stesso giorno, con la bolla Summa Dei in Nos, estese il Giubileo a tutto il mondo cattolico.
Un papato lungo e travagliato
Il regno di Pio VI appartiene ai più lunghi, ma anche ai più travagliati nella storia della Chiesa: controversie dottrinali, giurisdizionalismo, scisma rivoluzionario francese, razionalismo illuministico, infiltrazioni giansenistiche.
Le gravi questioni con l’Austria furono la motivazione del suo viaggio a Vienna (dal 23 marzo al 22 aprile 1782), peraltro senza intese. Diede impulso alle opere pubbliche: prosciugamento delle paludi laziali; costruzione di nuove strade; sostegno all’Università romana; costruzione della sacrestia della basilica di San Pietro; completamento del Museo Vaticano d’antichità; collocazione di obelischi al Quirinale, a Trinità dei Monti e a Montecitorio.
Morì prigioniero in Francia il 29 agosto 1799
La discesa di Napoleone in Italia e tutto quanto ne conseguì condussero il Papa all’esilio, il 20 febbraio 1798. Morì prigioniero stremato in Francia a Valence il 29 agosto 1799. Le sue spoglie tornarono a Roma il 16 febbraio 1802 per volontà del successore e concittadino Pio VII Chiaramonti.
È stato detto che Pio VI è «un pontefice che affronta consapevolmente la situazione e percepisce, in qualche modo, che la fine del pontificato temporale esalta quello spirituale e che la tragedia non è illuminata da cupi bagliori di un tramonto, ma dalla luce tenue e incerta, e pure sicura, dell’alba di una nuova cristianità» (Vittorio Emanuele Giuntella).
Ai vescovi francesi cacciati Braschi aveva scritto che «Dio prova nel crogiuolo della tribolazione i suoi amici. Mai fu più puro lo splendore della Chiesa di quando gli uomini tentarono di offuscarlo, mai fu più sicura di quando la tempesta delle più violente persecuzioni la investì».
Un convegno nazionale in Biblioteca Malatestiana il 14 novembre
Il convegno nazionale “Pio VI Braschi (1775-1799). 250 anni dalla elezione papale”, voluto dalla Diocesi di Cesena-Sarsina è in programma a Cesena venerdì 14 novembre a partire dalle 9,30 nell’aula magna della Biblioteca Malatestiana, con autorevoli relatori. Tra questi, Simone Raponi (archivio Congregazione dell’Oratorio, Roma).
Obiettivo dell’appuntamento, spiegano gli organizzatori, è fare memoria di questo Papa cesenate e approfondire taluni aspetti del suo travagliato pontificato.
Saranno presenti anche il vescovo, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo e il sindaco Enzo Lattuca.
Ai partecipanti sarà dato in omaggio un importante volume.