Dalla Chiesa
Diaconato femminile, “ad oggi esclusa la possibilità”
Resa nota la risposta della Commissione a una domanda di papa Francesco. "Ma il giudizio non è definitivo"
“Lo status quaestionis intorno alla ricerca storica e all’indagine teologica, considerati nelle loro mutue implicazioni, esclude la possibilità di procedere nella direzione dell’ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’ordine. Alla luce della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero ecclesiastico, questa valutazione è forte, sebbene essa non permetta ad oggi di formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell’ordinazione sacerdotale”.
Le conclusioni del cardinal Petrocchi
È quanto si legge nella relazione che il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila e presidente della seconda Commissione sul diaconato femminile, ha inviato a Leone XIV il 18 settembre scorso e che ora viene resa pubblica per volere del Pontefice. La citata Commissione, su mandato di papa Francesco, aveva preso in esame, in tre sessioni di lavoro, la possibilità di procedere con l’ordinazione delle donne diacono, concludendo i suoi lavori lo scorso febbraio.
Pareri favorevoli e contrari
Nella relazione del cardinal Petrocchi si riassumono i pareri favorevoli e quelli contrari al diaconato femminile. I favorevoli sostengono che la tradizione cattolica e ortodossa di riservare ai soli uomini l’ordinazione diaconale (ma anche quella presbiterale ed episcopale) sembra contraddire “la condizione paritaria del maschio e della femmina come immagine di Dio”, “l’uguale dignità di entrambi i generi, basata su questo dato biblico”; la dichiarazione di fede che: “non c’è più giudeo e greco, schiavo e libero, maschio e femmina, perché tutti voi siete ‘uno’ in Cristo Gesù” (Galati 3,28); lo sviluppo sociale “che prevede un accesso paritario, per entrambi i generi, in tutte le funzioni istituzionali e operative”. I pareri contrari, invece, sostengono la tesi per cui “la mascolinità di Cristo, e quindi la mascolinità di coloro che ricevono l’ordine, non è accidentale, ma è parte integrante dell’identità sacramentale, preservando l’ordine divino della salvezza in Cristo. Alterare questa realtà non sarebbe un semplice aggiustamento del ministero ma una rottura del significato nuziale della salvezza”.
Serve un “rigoroso e allargato esame critico”
Nelle sue conclusioni, il cardinal Petrocchi sottolinea come esista “un’intensa dialettica” tra due orientamenti teologici. Il primo afferma che l’ordinazione del diacono è per il ministero e non per il sacerdozio: “questo fattore aprirebbe la via verso l’ordinazione di diaconesse”. Il secondo invece insiste “sull’unità del sacramento dell’ordine sacro, insieme al significato sponsale dei tre gradi che lo costituiscono, e respinge l’ipotesi del diaconato femminile: fa notare, inoltre, che “se fosse approvata l’ammissione delle donne al primo grado dell’ordine risulterebbe inspiegabile l’esclusione dagli altri”. Per questo, secondo il porporato, è indispensabile, per procedere nello studio, “un rigoroso e allargato esame critico condotto sul versante del diaconato in sé stesso, cioè sulla sua identità sacramentale e sulla sua missione ecclesiale, chiarendo alcuni aspetti strutturali e pastorali che attualmente non risultano interamente definiti”. Ci sono infatti interi continenti nei quali il ministero diaconale è “quasi inesistente” e altri dove è operante con attività spesso “coincidenti con ruoli propri dei ministeri laicali o dei ministranti nella liturgia”.
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