Rubicone
A Roberto Mercadini il Premio del Rotary club Valle del Rubicone
L'artista: "Essere in questa carrellata di beniamini mi commuove moltissimo". Diletta Tosi, nipote di Adele Briani Fioravanti, nuova socia
Ieri a Cervia, alla Darsena del sale, la serata degli auguri di Natale del sodalizio quest’anno guidato dall’architetto di Gambettola Andrea Prati
Una carrellata di santi laici
Il Premio del Rotary club Valle del Rubicone ha varcato la soglia dei 20 anni. Il primo venne riconosciuto nell’annata 2003-2004 a Riccarda Casadei in occasione dei 50 anni di “Romagna mia” composta dal padre Secondo. Poi è seguita una serie di insigniti, tutti di grande valore, tra cui si possono citare il nunzio apostolico Pietro Sambi, il musicista Andrea Guerra, l’azienda Technogym, lo stilista Giuseppe Zanotti, l’architetto Ilario Fioravanti. Di fronte a nomi così illustri, il premiato di ieri sera a Cervia alla Darsena del sale, durante la conviviale per gli auguri di Natale del club guidato quest’anno dall’architetto di Gambettola, Andrea Prati, l’artista Roberto Mercadini, ha mostrato tutta la sua commozione. “Mi pare una serie di beniamini -dice tra l’incredulo e il sorpreso -. Qui in Romagna ci si tiene agli artisti, come accade poco di frequente in altre parti d’Italia. Ho visto nella bottega dei Pascucci, a Gambettola, tre statuette. Una era di Tonino Guerra, un’altra di Ilario Fioravanti, la terza di Gianfranco Zavalloni. Ma chi le avrebbe esposte, se non in Romagna? Una sorta di santi laici”.
La Romagna, una terra stretta d’assedio
Appartenere a “quella carrellata mi commuove moltissimo”, aggiunge Mercadini che, dopo la consegna del premio, intrattiene soci e ospiti con uno dei suoi monologhi sulla Romagna, “una terra stretta d’assedio tra i Longobardi al nord e i bizantini a est”. Questo, ha proseguito, “spiega il nostro temperamento guerriero, il nostro essere sempre combattivi. E anche questa allegria che sempre abbiamo, quella che serve per stare in piedi di fronte alla difficoltà”.

La tripla iperbole
Alle nostre latitudini, prosegue l’istrionico e poliedrico artista, drammaturgo, attore, scrittore, originario di Sala di Cesenatico, “abbiamo il gusto dell’eccesso, della passione. D’altronde, se uno è stretto d’assedio quando può tracima, esonda. Pensate a tutte le iperbole che usiamo nel nostro linguaggio”. Mercadini ne elenca diverse, tra cui “spataccati”, “strampalati”, “fare schifo alla vergogna”, “non arriva a fare schifo”, “fa le zampe alle mosche”, “fa il fuoco sotto la pioggia”, tutti modi di dire dialettali che non hanno eguali in altre regioni. Fino alla tripla iperbole che sentenzia, secondo il credo di Mercadini, il massimo dell’apoteosi verso qualcosa che nessuno vorrebbe: “è regalata”, “te la tirano addosso”, “te la tirano nella schiena”, anche se uno non se ne interessa e volge le spalle da un’altra parte.
L’accusa più infamante: non essere abbastanza romagnoli
Ma l’accusa più infamante, sempre secondo Mercadini, per un romagnolo, è quella “di non esserlo abbastanza”. In Romagna, tutti ci sentiamo romagnoli. Non c’è diatriba con gli emiliani, per i quali non esiste neanche la locuzione in dialetto. Caso mai si battibecca sulla romagnolità, tra i diversi campanili della Romagna. “Pensate a come siamo stati bravi nel cambiare la nostra immagine. Da passionali e attaccabrighe ad accoglienti, con il turismo che è la nostra migliore cartolina. Sarebbe come dire che fra 50 anni a Napoli potrebbero diventare precisi e puntuali. Una bella giravolta”. Allora l’augurio finale per i 100 presenti che hanno seguito in religioso silenzio la performance quasi improvvisata di Mercadini è una sola: “Non si spenga mai nel nostro cuore la fiamma palpitante della terra di Romagna”.
Una nuova socia
Nel corso della serata, cui hanno preso parte i sindaci di Gambettola, Eugenio Battistini, quello di Savignano sul Rubicone, Nicola Dellapasqua, quello di San Mauro Pascoli, Moris Guidi con la vicesindaca Stefania Presti, c’è stata l’occasione per l’ingresso di un nuovo socio. Si tratta di Diletta Tosi, nipote di Adele Briani, la vedova dell’architetto Fioravanti.
