Cesena
Funerali di Flaviano Zandoli. La moglie Ester: “Era un uomo buono”
L'ultimo saluto al campione del Cesena, questa mattina in Cattedrale. Don Giordano Amati: "La vita non finisce con la morte"
Parenti e amici si sono riuniti questa mattina alla Cattedrale di Cesena per salutare Flaviano Zandoli.
Flaviano Zandoli, per tanti anni calciatore del Cesena
“Oggi siamo qui tutti riuniti per dare un ultimo saluto al nostro Flaviano, ma la fede ci ricorda che la vita non finisce con la morte, si prolunga nell’eternità“.
Così il parroco don Giordano Amati si è rivolto ai familiari, amici e conoscenti di Flaviano Zandoli che questa mattina hanno partecipato ai funerali. Presente anche Eugenio Battistini, sindaco di Gambettola, cittadina di cui era originario l’ex calciatore, stella del Cesena FC, morto lunedì scorso all’età di 78 anni (vedi notizia al link sotto). In chiesa lo stemma del Cavalluccio e, accanto alla bara, un mazzo di fiori del Gambettola, squadra che ha allenato e diretto. Sul feretro le rose rosse dei familiari.
Durante la celebrazione è stato letto il passo del Vangelo secondo Giovanni in cui Gesù dice agli apostoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi“.


L’omelia di don Giordano
“Le parole di cordoglio e amicizia sono sempre opportune e danno forza a chi sta vivendo il lutto, ma sono sempre parole fragili – ha spiegato don Amati nella sua omelia -. Di fronte alla morte, solo la parola del Signore può dare speranza e la certezza che quella non è la fine di tutto. La morte è sempre un distacco doloroso perché noi siamo fatti per la vita, Dio ci ha fatti per la vita. È il fondamento stesso della fede cristiana, quello in cui dobbiamo credere: la morte non è il nostro destino perché Gesù è risorto, ha vinto per sempre sulla morte“.
Il sacerdote ha proseguito ricordando che “la Messa è per il nostro Flaviano, che possa essere perdonato e accolto nella gioia del paradiso. Questa è anche un’occasione per ringraziare Dio per quello che Flaviano ha fatto nella sua vita, per la sua famiglia in primis, ma anche per le squadre in cui ha giocato e che ha allenato, non solo per il contributo dato al mondo del calcio, ma per l’impegno e il rapporto che ha instaurato con le altre persone”.

“Il nostro destino è l’incontro con il Signore della vita”
Il funerale, ha continuato don Amati, “è importante anche per noi vivi, ci permette di riflettere sulla nostra vita. Siamo pieni di impegni, viviamo giornate frenetiche e non ci soffermiamo mai a pensare a dove siamo diretti, a quale sia il nostro destino. Cogliamo questa occasione per farlo, perché, per chi ha fede, anche se la morte è drammatica, c’è un dopo che è l’incontro con il Signore della vita. Se tutto finisse in cenere che senso avrebbe la nostra vita? Non siamo frutto di un caso, ma veniamo da un progetto che è quello di Dio e siamo destinati a un fine che è quello di stare con Dio. Questa vita è come una tenda e noi siamo i nomadi che ogni giorno la smontiamo e ripartiamo, la dimora stabile sarà quella definitiva quando saremo per sempre con il Signore. Corriamo, andiamo, il nostro destino non è il nulla, non è polvere, ma la gioia per l’incontro con il Signore“.
Per concludere, “non mi rivolgo solo a Ester (la moglie di Zandoli, ndr) e ai familiari ma a tutti i presenti – ha detto il parroco -. Quando una persona ci lascia c’è il dolore, nei giorni successivi il vuoto che si prova, ma dentro di noi sentiamo la fede. I nostri cari sono ancora con noi, in maniera diversa perché non li vediamo più con gli occhi, ma ci stanno ancora vicino. Siamo sempre uniti a loro e preghiamo per loro che ci aiutano nel nostro cammino“.


Le parole della moglie Ester
Al termine della Messa sono state lette alcune parole scritte dalla moglie Ester: “Cari amici, vi ringrazio di cuore per essere venuti a dare a Flaviano l’ultimo saluto. Due anni fa, si è trasferito dalla sua amatissima Gambettola a Cesena per stare vicino ai suoi figli e al suo adorato nipote. Mio marito è morto di Alzheimer, una malattia che ti porta via tutto, anche i ricordi e distrugge la tua famiglia. Dopo 61 anni insieme, non voglio ricordarlo tanto come calciatore, ma come uomo: Flaviano era un uomo buono“.
