Diocesi
Caro vescovo Douglas, il grazie dell’Apg23
Una casa-famiglia accolta in vescovado. Sempre presente alla preghiera davanti all'ospedale "Bufalini"
Manifestati anche la stima e l’affetto per la condivisione del tratto di strada percorso assieme
Pubblichiamo di seguito la lettera che la Comunità papa Giovanni XXIII ha consegnato nei giorni scorsi a monsignor Regattieri ormai al termine del suo servizio pastorale in diocesi di Cesena-Sarsina
Carissimo vescovo Douglas,
a nome di tutti i fratelli e le sorelle della Comunità papa Giovanni XXIII che vivono nel territorio della diocesi di Cesena-Sarsina, quale attuale responsabile di zona, voglio esprimerti tutto il nostro affetto, la stima e la gratitudine al Signore per averti incontrato e aver potuto condividere con te questo tempo in cui sei stato chiamato a guidare la diocesi di Cesena-Sarsina.
Ci siamo sentiti voluti bene da te, apprezzati, accompagnati, sostenuti
Come Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata dal servo di Dio don Oreste Benzi, ci siamo sentiti davvero voluti bene da te, apprezzati, accompagnati, sostenuti. Anche nei momenti di difficoltà che abbiamo dovuto affrontare come Comunità, ti abbiamo sentito sempre vicino e partecipe.
La tua attenzione verso tutte le persone fragili, povere e in difficoltà l’hai manifestata fin dall’inizio del tuo ministero, già nella tua prima lettera pastorale del marzo 2011, dove hai voluto inserire a conclusione del testo il grande mosaico realizzato dai ragazzi del nostro Centro Diurno di San Tomaso facendo tue le parole della didascalia: «Nel mistero dell’amore crocifisso di Gesù, noi possiamo scoprire come la nostra fragilità può diventare per davvero il luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo». Molte volte hai partecipato ai momenti di festa e di incontro con i genitori del Centro Diurno, sempre disponibile e pieno di affetto e di attenzione verso ciascuno dei presenti.
La frequentazione di tutte le comunità sul territorio
Così come non hai mancato di incontrare e frequentare le nostre comunità terapeutiche presenti nel territorio della Diocesi, a Balignano, a San Carlo e a Sala di Cesenatico. Abbiamo colto il tuo desiderio di conoscerci e di essere vicino a queste nostre realtà, avendo un’attenzione particolare per chi nella condivisione diretta dona la propria vita. Tante le occasioni in cui ci hai fatto comprendere quanto siamo presenti nel tuo cuore di pastore: l’ultima, la tua presenza il 5 ottobre scorso, proprio nel giorno del tuo compleanno, a Sala per il decennale della C.T. “Santa Lucia”.
Hai sollecitato e voluto nella Diocesi anche una realtà di accoglienza per i migranti e nel luglio 2016 è stata aperta la “Casa profughi” nella canonica di Bagnile. Se all’inizio i parrocchiani pensavano di vedere arrivare una casa famiglia con bambini e persone disabili, non hanno poi fatto mancare la loro accoglienza e simpatia per chi, così diverso da noi, è arrivato da molto lontano con sulle proprie spalle storie tragiche, tristi, fatte di miseria e di violenza, con la speranza di un futuro migliore. Non è facile, tu lo sai, superare i tanti ostacoli burocratici e culturali per il riconoscimento della dignità umana di queste persone, ma noi ce la mettiamo davvero tutta per accompagnarli e sostenerli nel loro nuovo progetto di vita. La presenza nella chiesa di Gesù Eucarestia è la nostra forza.
Una partecipazione assidua e discreta
La tua partecipazione discreta ma assidua e tanto di conforto per noi all’appuntamento quindicinale di preghiera in pubblico per la vita nascente davanti all’ingresso dell’ospedale Bufalini, ci ha confermato più di tante parole a proseguire nell’impegno di testimonianza e di fede su una questione spinosa e sicuramente impopolare come quella dell’aborto. Come vescovo sei l’unico in Italia, per quanto sappiamo, che partecipa alla preghiera pubblica, e di questo ti ringraziamo.
Così come sei stato il primo vescovo ad aprire la propria casa ai poveri da noi accolti. Nell’aprile 2014 ha fatto scalpore l’annuncio della tua decisione di accogliere una casa famiglia in vescovado. Ciò si è realizzato nel giugno 2017 con l’inaugurazione della Casa di accoglienza e preghiera, seguita poi nel dicembre dell’anno successivo dall’apertura della Casa di accoglienza notturna, sempre nei locali del vescovado.
Sono 240 le persone accolte nell’accoglienza notturna e nella casa famiglia, in vescovado
Ma voglio dare la parola direttamente a Rosa e Giorgio, che sono subentrati in casa famiglia a Simona e Ezio, per esprimerti con semplicità e familiarità la relazione che si è instaurata con loro.
«Tante volte, tornando a casa in vescovado, guardiamo il palazzo vescovile e pensiamo a tutte le persone bisognose a cui hai aperto la casa. Forse non ci pensi, ma sono tante! Ogni giorno vivono qui 22 persone, tra Casa Famiglia e Accoglienza notturna per i senza fissa dimora; e sono ormai 240 le persone bisognose passate in questi anni. Forse in pochi si sono accorti di questo piccolo miracolo reso possibile dalla tua grande generosità. Don Oreste, il “pazzo” di Dio, ci ha aperto la strada e ci ha fatto toccare con mano quanto vivere con gli ultimi cambia il mondo e ci salva. Stando con loro il Signore ci fa affrontare situazioni che nemmeno noi avremmo creduto essere capaci di vivere. Davvero Egli opera al di là delle nostre capacità e dei nostri limiti.
Le persone senza fissa dimora
Le persone senza fissa dimora, in particolare, tanto più sono “scassate”, tanto più sono speciali: le loro storie, che ci mettono ogni giorno nelle nostre mani, ci fanno comprendere tutta la durezza e la cattiveria che la vita riserva loro. Ogni tanto te ne raccontiamo qualcuna di queste storie e tu, attento e interessato, ci dici con stupore: “Quanti particolari conoscete della vita di una persona”. Sì, conoscere da vicino questi fratelli ci apre il cuore e la mente, non ci fa giudicare, a volte ci fa commuovere. Proprio questa conoscenza e questo sguardo benevolo ci aprono possibili strade per qualche progettino che si può vivere con loro e ogni passo conquistato è per noi una grande gioia.
In questi anni, poi, abbiamo potuto conoscere e apprezzare le suore che curano la tua quotidianità. Sono suore speciali, sempre accoglienti e attente a tanti particolari, e noi ci siamo trovati benissimo con loro. Ogni tanto io, Rosa, le invitiamo per un tè o per quattro chiacchiere, scambiandoci anche ricette e segreti culinari, quasi come amiche. Ci mancheranno anche loro, dopo la tua partenza».
Giorgio Pollastri: “Grazie perché rimani a Cesena”
In ultimo ti vogliamo dire che siamo felici della tua scelta di rimanere a vivere qui a Cesena, una volta terminato il tuo mandato da vescovo: sarà più facile poter condividere ancora momenti di fraternità e di preghiera insieme. Siamo contenti anche del tuo desiderio di dare spazio alla preghiera, al silenzio e a una vita più ritirata, mettendoti a disposizione come confessore presso l’Abbazia di Santa Maria del Monte. Anche in questa tua decisione sentiamo la vicinanza con la nostra chiamata vocazionale a fare spazio alla preghiera e alla contemplazione per vivere non solo per Gesù e con Gesù, ma in Gesù.
Per stare in piedi bisogna stare in ginocchio
Don Oreste ci ripeteva che l’uomo che non prega non solo non capisce, ma non capisce di non capire, e ci ricordava che «non si sta in piedi se non si sta in ginocchio». Confidiamo allora tanto sulla tua preghiera, certi che ci terrai ben presenti nei momenti che passerai davanti al Signore. Implora il Signore perché tutta la nostra Comunità Papa Giovanni XXIII continui a vivere nella fiducia in Lui, ben sapendo che si è immersi nel suo amore e che Egli porta avanti il suo progetto di salvezza operando al di là delle capacità umane di capire.
Ancora grazie e un abbraccio fraterno nel Signore.
Elisabetta Cimatti, responsabile zona Romagna – Comunità papa Giovanni XXIII