In pagina le storie che creano comunità

Ferrando (Avvenire): «Più qualità, meno quantità spazio alle notizie locali che costruiscono le relazioni»

Roma, Giubileo della comunicazione, 25 gennaio 2025. Foto Vatican Media/SIR

Copie cartacee in caduta libera. Ambienti digitali come ring dove l’autorevolezza della testata conta poco e le opinioni si scontrano senza incontrarsi. Sempre meno giovani che sognano “da grandi” di fare i giornalisti. C’è poco da sperare in un contesto così. Eppure, pochi giorni fa, proprio a questo ci ha chiamati papa Francesco prima con il messaggio per le comunicazioni sociali e poi nel testo che ha consegnato, sabato, in occasione dell’udienza per il Giubileo del mondo della comunicazione. La speranza è Cristo, aveva detto all’apertura dell’Anno santo a San Pietro. Ma dove cercare i segni del suo passaggio in questo mondo dalle tante ombre?

Dev’essere qualcosa che ha a che fare con il cuore. Non solo perché è il “minimo comune denominatore” tra tutti i messaggi per la Giornata delle comunicazioni sociali degli ultimi anni, ma perché l’invito di papa Francesco è a metterci “nel cuore di chi vi legge, vi ascolta, vi guarda” e a «trovare le parole giuste per quei raggi di luce ci fanno vedere le cose diversamente». In questi giorni romani del Giubileo, fatti di incontri e scambi, condivisioni di strategie e anche di fatiche con colleghi di tutt’Italia, in tanti hanno cercato e condiviso “vene di speranza”, a partire dalla propria esperienza. Eccome alcune.

Paolo Ruffini, prefetto per il dicastero per la Comunicazione parla di rete di buon giornalismo che si fa “condividendo storie”, in modo da costruire comunità. Il buon giornalismo si fa insieme, si potrebbe chiosare.

Quello che tentiamo di fare noi del Corriere Cesenate, del Piccolo e di Risveglio da ormai quattro anni: guardare insieme alla realtà e raccontarla. Il cardinal Matteo Zuppi, nell’intervista all’ex direttore del Corsera, Ferruccio De Bortoli, invita a essere “più che coraggiosi, giornalisti”. La realtà fa camminare.

A prescindere da com’è. Concorda monsignor Domenico Pompili, presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali della Cei: «Stiamo perdendo il contatto con la realtà. Non abitiamo più la terra e il cielo, ma Google Earth e il cloud ».

C’è una porta da attraversare, spiega Vincendo Corrado, direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali della Cei: la comunicazione è l’arte della soglia. Serve qualcosa in più, l’incontro, la “scintilla” la definisce Maria Chiara Carrozza, ex ministro e presidente del Cnr a proposito di Intelligenza artificiale: «Occorre varcare i confini dei cibi precotti che prepara l’intelligenza artificiale. Siamo noi che possiamo fare la differenza, la scintilla che permette un’interpretazione diversa della realtà». Una macchina non può farlo. «L’antidoto – prosegue – è l’essenzialità, andare al cuore delle cose».

E non è affatto semplice, dice Mariagrazia Fanchi, direttore dell’Alta Scuola in Media comunicazione e spettacolo dell’università Cattolica: «Siamo immersi in una quantità di informazione incredibile. In un minuto di vita della rete vengono inviati 41 milioni di messaggi, postati 700mila video su instagram e pubblicati 360mila contenuti». Come si fa a non perdersi? Il segreto è la prossimità. L’informazione è anche cura, dei particolari e delle persone. «Dobbiamo essere capaci di movimento – racconta Alessandro Gisotti, vicedirettore editoriale del Dicastero vaticano per la comunicazione -. Farsi vicino a chi soffre. Come il buon samaritano».

Dalla cronaca spicciola ai grandi temi, alcune parole permettono di non sentirsi soli di fronte a problemi che sono di tutti. Nella pratica di tutti i giorni questo significa andare “oltre la semplice informazione”, con notizie che aiutano a capire, spiega Marco Ferrando, vicedirettore di Avvenire: «Più qualità, meno quantità, fidelizzare il pubblico, con notizie locali che costruiscano la comunità. La prossimità è l’arma con la quale Davide più combattere il Golia dell’indifferenza». Piccoli sassi che possono arrivare lontano.