Dalla Chiesa
Assemblea sinodale, rimandato il documento. La parola chiave è corresponsabilità
Il commento dall'interno dell'assise romana
L’articolo del nostro direttore è stato pubblicato ieri sul quotidiano Avvenire, a pagina 3. Lo riproponiamo in versione integrale. Ricordiamo che il direttore ha preso parte, in rappresentanza della nostra Diocesi, anche alla seconda assemblea del Cammino sinodale delle Chiese in Italia assieme al vescovo don Pino, a don Gian Piero Casadei e al diacono Andrea Delvecchio (cfr pezzo al link in basso).
È salutare fare soste, quando si cammina
Quando si cammina, è salutare fare soste. Chi va in montagna lo sa molto bene. Rimane importante avere chiara la meta, la cima da conquistare. Per raggiungerla è necessario fermarsi a riprendere fiato e poter ripartire con maggiore lena, rinfrancati e più forti di prima. Penso sia questa l’ottica attraverso la quale possiamo leggere le giornate vissute a Roma da lunedì fino a ieri (giovedì 3 aprile, ndr) per la seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia. Dai delegati delle diocesi, dagli invitati e da quanti hanno preso parte all’assise è emersa con forza la richiesta di un ripensamento su quanto proposto con le 50 Proposizioni sottoposte all’assemblea per la discussione e il voto.
Ci vuole ancora tempo
Nulla è stato deciso, alla fine. Si è deciso invece, a stragrande maggioranza, che occorre un ulteriore tempo per la riflessione e la ricezione per elaborare ancora meglio la ricchezza di quanto emerso in tantissime comunità in quattro anni di lavoro. La richiesta più pressante, diffusa da nord a sud del Paese e raccolta da chi guida questo percorso ecclesiale, è quella della corresponsabilità tra laici e sacerdoti, consacrati e vescovi, uomini e donne, giovani, adulti e anziani. Senza privilegi, senza posizioni dominanti, animati da spirito di servizio.
Lo stile della condivisione. Il tempo è superiore allo spazio
Non ci sono dirigenti o collaboratori, primi o ultimi, ma tutti siamo sulla stessa barca di Pietro a condividere un tratto di strada, ciascuno secondo le proprie possibilità e con i propri talenti. Lo stile è quello della condivisione, di chi mette a fattor comune ciò che possiede, a vantaggio di tutti. Per vivere insieme. Per camminare insieme. Il tempo è superiore allo spazio, come papa Francesco ripete dall’inizio del suo pontificato. Se serve più tempo occorre prenderselo, anche perché nessuno ha spazi da occupare.
Stupiti dalla realtà, non fermi sull’idea
Anziché fermarsi all’idea di chiudere a tutti i costi un percorso già tracciato, ma non rispondente al sentire dell’assemblea, ci si è fatti stupire dalla realtà emersa in modo chiaro. Il confronto franco emerso nelle sessioni di lavoro e nei gruppi è stato costruttivo e segno tangibile della passione con cui tutti si sono messi in discussione con un obiettivo chiaro: avere a cuore il bene delle nostre chiese locali e della Chiesa universale. Per essere generativi, “costruttori di comunità”, come ha detto il cardinale Matteo Zuppi nell’omelia della messa a conclusione dell’assemblea.
La bellezza e la gioia dell’esperienza cristiana
Per portare, ciascuno nel proprio territorio, la bellezza e la gioia dell’esperienza cristiana che tanto affascina quanti la incontrano, alla maniera delle prime comunità descritte negli Atti degli apostoli. Oggi come duemila anni fa.