Diocesi
Messa papa Francesco, il vescovo don Pino: “Una Chiesa in uscita. Questo ci ha insegnato Bergoglio”
"Una Chiesa missionaria - ha aggiunto monsignor Caiazzo -. O è in uscita o non è Chiesa. Adesso tutti fanno il toto-papa come hanno fatto il toto-vescovo. Il Signore ha sempre dato il Papa giusto al momento giusto."
Cattedrale gremita di fedeli questa sera per la preghiera in suffragio del Pontefice. Ha concelebrato il vescovo emerito Douglas. Con lui l’abate del Monte e numerosi sacerdoti e diaconi. Presenti il prefetto di Forlì-Cesena, il vicesindaco di Cesena e il sindaco di Sarsina
La vita eterna come meta
“Come Chiesa – ha detto in apertura di celebrazione monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, questa sera in Cattedrale a Cesena (cfr pezzo al link qui sotto) – non possiamo non avvertire gioie e dolori. Se un membro soffre, tutto il corpo soffre con lui. Avvertiamo il distacco per la perdita di papa Francesco con la consapevolezza della vita eterna come meta. Vita eterna che il Pontefice ha sempre annunciato a tutti.
Cattedrale gremita, presente anche il prefetto
La Cattedrale si è presentata gremita di fedeli, per la celebrazione in suffragio di papa Francesco. Con il vescovo don Pino ha concelebrato l’emerito Douglas Regattieri, l’abate di Santa Maria del Monte, dom Mauro Maccarinelli. Sull’altare tanti sacerdoti e diaconi, tra cui il vicario generale don Pier Giulio Diaco e il vicario per la pastorale don Walter Amaducci. In prima fila, tra i fedeli, il prefetto di Forlì-Cesena, Rinaldo Argentieri, il vicesindaco di Cesena, Christian Castorri, il sindaco di Sarsina, Enrico Cangini e la vicecomandante della Polizia locale di Cesena, Laura Gennaretti. Ha animato la celebrazione la corale “Santa Cecilia” della Cattedrale, diretta da Gianni Della Vittoria.

Senza la Pasqua non c’è la vittoria della vita sulla morte
Senza la Pasqua, ha detto monsignor Caiazzo nell’omelia (foto qui sotto), “non sapremmo annunciare la vittoria della vita sulla morte. Il senso della Pasqua è il senso e il cuore di tutta la fede cristiana, come si rinnova ogni domenica, e in particolare nell’Ottava di Pasqua”. Si tratta, ha proseguito il vescovo don Pino, di “un annuncio straripante. Come capitò ai discepoli di Emmaus, di cui abbiamo ascoltato nelle letture, in questi giorni: cambiano perché hanno incontrato il Signore. Vanno ad annunciare ai fratelli che Cristo è risorto. Non è un fantasma, ma si dona alla nostra vita, oggi come allora, in un momento di disorientamento totale”, come quello che si sta vivendo con la morte del Santo Padre.

I Papi cambiano, i vescovi cambiano, ma Cristo è sempre lo stesso
Cosa significa che il successore di Pietro è morto, si è domandato monsignor Caiazzo. “Dobbiamo saper leggere il momento storico attraverso il Vangelo. I Papi cambiano, i vescovi cambiano, i sacerdoti cambiano, i diaconi pure, ma Cristo è lo stesso ieri, oggi, sempre. Come indica il cero pasquale che ci mostra la luce di Cristo da cui veniamo illuminati”.
Nonostante il toto-papa, è il Signore che suscita chi deve guidare la Chiesa
Oltre il dispiacere per il distacco umano dalle persone cui ci affezioniamo e che costituiscono punti di riferimento per molti, “il Signore suscita chi deve guidare la Chiesa – ha aggiunto l’arcivescovo – come è stato con me che sono venuto da lontano. Adesso abbiamo a che fare con il toto-papa come c’è stato il toto-vescovo. Lo Spirito Santo non lascia la Chiesa orfana della paternità di Dio. Papa Francesco in questi anni ci ha mostrato nella pienezza il volto della paternità di Dio”. Un Dio che si fa prossimo con chi si china per “curare le ferite e sa leggere nel cuore dei suoi figli”.
La Chiesa non è una Ong
Anche se in questi giorni molti hanno da dire la loro sul futuro della Chiesa, “questo non ci deve scandalizzare”, ha puntualizzato il vescovo. Invece si deve essere più preoccupati per una Chiesa “che non annuncia” perché rischia di diventare “un’associazione spirituale, una multinazionale per lanciare messaggi di contenuto etico. La Chiesa non è una Ong, come disse papa Francesco a Gianni Valente in un libro-intervista. Senza Gesù non possiamo fare nulla”.

Che fare? Ci vuole una Chiesa in uscita
Allora, che fare? Cosa serve alla Chiesa di oggi e di domani, nel dopo Francesco? Ci vuole, l’indicazione dell’arcivescovo Caiazzo, “una Chiesa in uscita. Questo è il comando di Gesù. La Chiesa o è in uscita o non è Chiesa. Un luogo dove uno annuncia all’altro che Cristo è risorto e invita tutti a uscire”. Il vescovo ha ripetuto una frase che aveva già detto prima del suo arrivo a Cesena: “Non è più il tempo di suonare le campane, ma è il tempo di suonare i campanelli, di incontrare la gente nelle case. È il tempo di una Chiesa missionaria”.
Il Signore ha sempre dato il Papa giusto al momento giusto
Questo è quanto ha insegnato papa Francesco, nei suoi 12 anni di pontificato, ad avviso di monsignor Caiazzo. “Toccando la carne – ha proseguito -. Entrando nelle pieghe e nelle piaghe delle persone”. Quindi ha spiegato, tornando sul tema del successore: “Il Signore ha sempre dato il Papa giusto al momento giusto. Il successore è sempre di Pietro. Avremo il Papa che ci aiuterà a capire la storia e il volto bello della Chiesa, come ha fatto Francesco. Il Signore chiede a ognuno di noi di mostrare questo volto bello. Noi siamo la Chiesa. La pace che il Signore ha dato ai discepoli che erano impauriti nel cenacolo, la dà anche a ognuno di noi perché la portiamo nel mondo. Il Signore è sempre con noi e non ci delude mai”.
