Il restauro delle “Casone” fa risplendere anche i ragazzi

Per rimettere a nuovo le installazioni artistiche dell'Enaip, a Cesena di fronte al Don Baronio, sono stati impegnati degli studenti sospesi dalle lezioni

Foto di gruppo, al termine della conferenza stampa, nell'area verde tra le via Mulini e Machiavelli

Le tre “Casone” di legno dell’Enaip, sorelle maggiori delle celebri casine, sono tornate a risplendere nell’area verde posta tra via Machiavelli e via Mulini a Cesena, di fronte all’istituto don Baronio. Un recupero nel quale si sono distinti i ragazzi sospesi da scuola, seguiti da “Binario 5”.

Regalate una decina di anni fa dall’ente di formazione al Comune, queste “baite” di legno colorato sono frutto degli artisti che frequentano i Centri sociooccupazionali Enaip di Cesena e Savignano, persone con disabilità e individui con difficoltà socioeconomiche.

«Il tempo e le intemperie non sono stati clementi sulle Casone, che avevano bisogno di essere rimesse a nuovo – ha spiegato oggi pomeriggio in conferenza stampa il direttore Enaip di Cesena, Claudio Bulgarelli –. Per questo, alla fine dello scorso anno, abbiamo scritto al Comune che ha subito dato il via libera al nostro progetto».

Claudio Bulgarelli (primo a destra) mentre illustra il progetto alla stampa

Gioco di squadra

Un percorso che ha coinvolto da subito diversi attori: dall’Enaip a Binario 5, dalle vicine Cucine popolari (che hanno ospitato a pranzo i ragazzi impegnati nei restauri) al Don Baronio (che ha curato l’area verde): «Ogni progetto è un gioco di squadra, ma in questo caso la “combo” è stata magica – ha sottolineato l’assessora ai Servizi sociali Carmelina Labruzzo – dato che hanno vinto tutti. Vincono i ragazzi dell’Enaip, che stanno con i loro coetanei, e vincono i ragazzi sospesi da scuola, che impiegano il loro tempo dedicandosi ad attività che li fanno crescere, in un contesto in cui tanti elementi preziosi del territorio dialogano tra loro, moltiplicando il valore di ogni azione. Le Casone sono un biglietto da visita per la città e il loro restauro rappresenta un modello, replicabile, di come si possa stare al fianco di categorie che vivono momenti di fragilità».

I momenti di pausa pranzo dei ragazzi sospesi da scuola nelle Cucine popolari non sono stati dei semplici pasti: « Hanno vissuto anche all’interno delle cucine – ha sottolineato Oriana Casadei, presidente delle Cucine popolari – . Hanno parlato con gli ospiti e si sono resi conto della loro fortuna di poter andare a scuola e avere da mangiare. Siamo molto contenti di questo progetto».

«All’inizio i ragazzi subiscono le attività come delle imposizioni – ha aggiunto suor Chiara di Binario 5 – ma poi, spesso, ci ringraziano. A volte a scuola i ragazzi fanno un po’ fatica, stare fermi delle ore in classe li fa sentire inutili. In progetti come questo vedono dei risultati: “quelle lì le abbiamo dipinte noi”. Il potersi sentire utili dà loro valore. Sono semi che restano dentro e che col tempo cresceranno».