Mamme, rebus quotidiano. L’abbraccio comun denominatore

Cosa rimane dopo le celebrazioni della festa loro dedicata. Strette tra famiglia e lavoro e senza un manuale di istruzioni

Quando diventi mamma, nessuno ti dà il manuale d’istruzioni. Sarebbe comoda, in effetti, un po’ di teoria per chi è cresciuto sapendo che c’è un’istruzione per tutto: dal montare i mobili Ikea a come si studia e si lavora. E invece niente, su questo fronte che è il più importante di tutti, nessuna indicazione. O meglio, abbondano i manuali di puericultura, dal “Pediatra nel cassetto” a “come crescere piccoli geni”, ma nessuno ti dice cosa è davvero importante, cosa fa la differenza per crescere figli felici.

All’inizio, quando sono piccoli, un po’ aiuta l’istinto. Pianti inconsolabili, sorrisi che aprono il cuore, richiami costanti all’ordine, “mamma”, ripetuto cento volte in una giornata, ti fanno orientare. A suon di notti insonni ed esperienza che pian piano si accumula.

C’è chi ha la fortuna di essere sostenuta e protetta, da dentro, mariti che non lasciano sole e nonni, e anche da fuori: amiche e parenti con cui confrontarsi in telefonate alle ore più impensate. Ma, diciamolo, è sempre e comunque un improvvisare o sperimentare, se vogliamo essere più aulici. Perché ogni figlio è un mistero, che si infittisce sempre di più. Almeno fino a una certa età.

Il tema è sempre più pressante per le mamme di oggi. Una volta il “modello mamma” era abbastanza definito: si stava più a casa, a loro era demandata quasi tutta la gestione dell’abitazione e quello che riguardava i figli, c’erano comunità di mamme cui ispirarsi. 

Oggi c’è chi fa la scelta coraggiosa e controcorrente di dedicarsi del tutto ai propri figli. Ma la maggior parte di noi si barcamena tra lavoro, impegni, anche ecclesiali, e vita di famiglia. In un equilibrio in ogni caso difficile da trovare tra impieghi sempre più pervasivi ed esigenze sempre più complesse dei piccoli. Con i tanti punti interrogativi che l’impatto delle nuove tecnologie sulla crescita di bambini e ragazzi (compresi i rischi del web) pongono.

Tante volte occorre scegliere. Ogni giorno occorre scegliere: un discernimento su quel che è più importante, cosa fa la differenza, di cosa hanno bisogno i nostri figli. C’è chi dice che “lo sai, lo senti”. E chi, in realtà, non sa come orientarsi.

Una grande risorsa viene dalla comunità, come si diceva. E dal sentirsi figlie a propria volta. Confrontandosi con quelle mamme al quadrato che sono le nonne, per chi ha la fortuna di averle a fianco. Cos’era davvero importante? Cosa identificavamo con quel legame fondamentale per tutti, quello con la propria mamma?

Al centro, per molti o forse per tutti, c’è quell’abbraccio che avvolge tutta la vita, il sentirsi parte di qualcuno che per te ci sarà, «whatever it takes», come disse Mario Draghi in tutt’altra situazione. Un sentirsi accolti e amati, indipendentemente da quel che succede e da quel che si fa.

È proprio quel che manca quando le mamme non ci sono più. E qualcosa che si avvicina a quel comandamento nuovo di cui parlava il Vangelo domenica scorsa: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri», dice Gesù. Come lui, cioè fino alla fine, dando tutto, fino in fondo. Questo sì, le mamme provano a farlo ogni giorno. Come, resta un grande rebus. Ognuna cerca la sua strada.