Dal Mondo
Hollywood piange Robert Redford
Addio al "Golden Boy" anticonvenzionale del cinema
Oggi è morto, a 89 anni, nel sonno, nella cittadina di Provo nello Utah (Stati Uniti) uno dei più grandi attori del cinema internazionale: Robert Redford.
La popolarità arriva con “Butch Cassidy”
Nato il 18 agosto 1936 a Santa Monica in California (Stati Uniti), ha intrapreso la sua leggendaria carriera di attore, interpretando ruoli minori in telefilm come “Gli intoccabili”, “Perry Mason”, “Alfred Hitchcock presenta” e “Ai confini della realtà”. Il suo vero esordio sul grande schermo (non viene molto considerato un suo ruolo non accreditato in “In punta di piedi” di Joshua Logan nel 1960) è stato nel 1962 con “Caccia di guerra”, diretto da Denis Sanders. La popolarità internazionale è arrivata nel 1969 con “Butch Cassidy”, con un cast artistico incredibile: dietro la macchina da presa George Roy Hill e davanti, oltre a Redford, Paul Newman. I due si ritrovano quattro anni dopo a interpretare una seconda pellicola di Hill, “La stangata”, premiata con sette premi Oscar (tra i quali quelli per il miglior film e la miglior regia).
Ruoli memorabili
Con la sua bravura innata, Redford ha attraversato quasi sette decenni cinematografici con lungometraggi immortali come “A piedi nudi nel parco” di Gene Saks (1967), “Il grande Gatsby” di Jack Clayton (1974) e “Tutti gli uomini del presidente” di Alan J. Pakula (1976, insieme a Dustin Hoffman). É stato l’attore preferito di Sydney Pollack, che lo ha diretto in sette pellicole: “Questa ragazza è di tutti” del 1966, “Corvo rosso non avrai il mio scalpo!” del 1972, “Come eravamo” del 1973, “I tre giorni del Condor” del 1975, “Il cavaliere elettrico” del 1979, “La mia Africa” del 1985 e “Havana” del 1990.
Regista con “Gente comune”
Nonostante il suo status di star di Hollywood, la sua vita artistica è stata caratterizzata da una forte sensibilità sociale e da scelte controcorrenti, a cominciare dal suo esordio alla regia. Come pellicola segnante il suo debutto da filmmaker ha firmato “Gente comune”, che narra la storia di una famiglia devastata dalla morte del primogenito e dal tentato suicidio del secondo figlio, il quale viene mandato da un psichiatra. Questo film impegnativo, uscito nel 1980, è stato un trionfo di pubblico e di critica, arrivando ad aggiudicarsi quattro Oscar. Tra di essi quello alla miglior regia, assegnato proprio a Robert Redford. In seguito l’interprete californiano ha diretto altri otto film: “Milagro” nel 1988, “In mezzo scorre il fiume” nel 1992, “Quiz Show” nel 1994, “L’uomo che sussurrava ai cavalli” nel 1998 (con la futura diva Scarlett Johansson, allora 14enne), “La leggenda di Bagger Vance” nel 2000, “Leoni per agnelli” nel 2007, “The Conspirator” nel 2010 e “La regola del silenzio – The Company You Keep” del 2012.
Cinema indipendente
La sua concezione non comune del cinema ha raggiunto la sua apoteosi nel 1990 quando, insieme all’amico Sydney Pollack, ha fondato il Sundance Film Festival, un festival cinematografico dedicato al cinema indipendente (cinema che si sviluppa al difuori dei tradizionali “Studios” di Hollywood) e dove si sono fatti conoscere registi del calibro di Quentin Tarantino e Steven Soderbergh.
L’ultima apparizione è per la Marvel
Nella sua filmografia di 46 titoli (includendo “In punta di piedi”), c’è stato spazio anche per i “cinecomics”. Per il “Marvel Cinematic Universe” di Kevin Feige (il franchise cinematografico dei supereroi della Marvel tuttora in corso) ha interpretato l’agente dello S.H.I.E.L.D. Alexander Pierce in due pellicole dirette da Anthony e Joe Russo: “Captain America: The Winter Soldier” del 2014 e “Avengers: Endgame” del 2019 (nel secondo titolo, è apparso solo in un cameo, ma è stata la sua ultima interpretazione sul grande schermo).
Due Oscar e dieci altri premi
Il palmares di Redford conta 13 riconoscimenti: due premi Oscar (oltre a quello già citato, è da annoverare quello alla carriera nel 2002), sei Golden Globe, tre Bafta, un David di Donatello (come miglior attore straniero nel 1971 per “La stangata”, ex aequo con Al Pacino per “Serpico”) e un Leone d’oro alla carriera al festival di Venezia nel 2017.