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lettere al direttore

Un lettore scrive: "Dopo il lockdown posso dire che non è andato tutto bene"

"Penso che ci aspetteranno tempi in cui avremo da combattere soprattutto due grandi malattie che ci stanno infettando, la solitudine e la paura", dice tra l'altro Domenico Fabio Tallarico

Foto archivio Coronavirus. Sandra e Urbano fotografi - Cesena

Caro direttore, potrei raccontare tanti episodi positivi personali e della nostra società di quella che è stata la vita di questi mesi per rincuorarci con la famosa frase "andrà tutto bene". In tutta sincerità bisogna dire che non è andato tutto bene. Sono anche convinto che se non cresce la consapevolezza della realtà drammatica che ci circonda andrà sempre peggio. In questi mesi, purtroppo, oltre alla morte e al Covid, si sono presentati altri problemi che lentamente stanno emergendo dalla lenta riapertura delle nostre case.

Tante famiglie sono entrate in crisi profonda dopo la pandemia. La crisi non è soltanto economica, ma di rapporto tra moglie e marito, tra genitori e figli. Sicuramente si trattava di situazioni difficili già preesistenti alla pandemia, ma il lockdown e la solitudine hanno creato fratture che sembrano irrecuperabili.

L'anno scolastico era cominciato con notizie drammatiche di due suicidi di giovani nella nostra città. Purtroppo le cronache (e le notizie personali) ci dicono che la situazione è peggiorata, i tentati suicidi e i problemi psichici di giovani e adulti stanno aumentando.

Il lockdown forzato e la didattica a distanza (spesso troppo enfatizzata dalle parti del governo) ha recluso tanti ragazzi già in grave difficoltà di rapporti con i coetanei e il mondo esterno e ha sdoganato la possibilità di vivere una vita davanti ad uno schermo.

Domenica scorsa (due domeniche fa, ndr) ero con la famiglia sulle Dolomiti, durante la messa domenicale in una Chiesa piena di persone (distanziate e con la mascherina) mi sono sentito un alieno perchè avevo con me i miei figli. In tutta la Chiesa mancavano due categorie di persone: gli uomini under 65 e i giovani under 30. Ho il sospetto che in tanti, soprattutto i giovani, si sia radicata la convinzione che andare in Chiesa in fondo è inutile o superfluo visto che è stato così anche nei momenti più bui della pandemia quando la morte e il dolore erano ben visibili e facevano sorgere le domande più profonde sulla propria esistenza, ognuno ha potuto trovare le risposte o dimenticare le domande navigando su internet o sui social.
Leggo e ascolto proposte da tante persone nella Chiesa che nei prossimi mesi bisognerà lavorare molto su legalità, cittadinanza, costituzione, volontariato e assistenza, da cristiano vorrei dire in modo chiaro (sapendo che molti potranno criticarmi per questo) che penso sia totalmente inutile, anzi dannoso. A chi perderà il lavoro, a chi vede andare in frantumi la propria famiglia, a chi vede un figlio con problemi psichici possiamo rispondere come cristiani che l'importante è essere bravi cittadini?
Penso che ci aspetteranno tempi in cui avremo da combattere soprattutto due grandi malattie che ci stanno infettando, la solitudine e la paura. L'essere certi di bastare a se stessi, di non avere bisogno di niente e nessuno, distratti dai nuovi media che ci fanno vivere la vita di altri e dalla paura che ci impedisce di uscire dalla porta di casa.

È impressionante in questi giorni dopo l'apertura sentire in alcuni momenti il silenzio tombale delle nostre città. È possibile pensare che la salvezza per l'uomo possa venire soltanto da un futuro vaccino? Tutti sappiamo che non sarà così. Il vaccino aiuterà ma tanti problemi rischieranno di mettere in grave crisi la nostra società già molto fragile.
La sfida non consisterà nell'essere buoni cittadini allineati al decreto del momento ma nell'essere cristiani, nel vivere con speranza e letizia i rapporti in famiglia, l'educazione dei propri figli, la ripartenza della scuola, il rapporto indispensabile tra alunni e insegnanti, il proprio lavoro e anche le situazioni drammatiche che sicuramente si presenteranno.

Durante la pandemia ho riletto il libro dei dialoghi di San Gregorio Magno in un periodo storico di cui lui stesso dichiarava "Dove noi siamo, il mondo non ci preannuncia la sua fine, ce la mette davanti agli occhi" lui ha avuto la preoccupazione di indicare esempi di una piccola rinascita, in particolare la vita di san Benedetto da Norcia, indicando in questo uomo un modello di vita nuova possibile per tutti, nello stesso periodo mentre pestilenze, carestie, guerre e catastrofi naturali sconvolgevano il mondo (nel 536 considerato l'anno peggiore della storia del mondo le polveri di un vulcano in Islanda oscurarono il cielo in Europa per diversi mesi) a Ravenna si costruiva la basilica di San Vitale, un nuovo capolavoro di bellezza e di luce, faro per l’oscurità che attraversava il mondo.
La nostra società ha bisogno ora più che mai di testimoni innamorati di Cristo, di nuova bellezza e cattedrali e non di bravi e ridenti cittadini allineati. Solo così potremo dare speranza a chi incontriamo ogni giorno e ricostruire una società ormai in decadenza.

Il compito di ognuno nella Chiesa (soprattutto per chi è educatore) è di indicare questa bellezza, di vita e di realtà, favorirla, costruirla. Tutto il resto rischia di essere nel migliore dei casi una grande perdita di tempo. Se qualcuno questa bellezza non la vede o non ne fa esperienza questo è il momento giusto per cercarla e ricominciare tutto.

Saluti

Domenico Fabio Tallarico

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