Dai neonati agli anziani, due nuove “primarie” all’ospedale Bufalini

Presentate oggi le direttrici di reparti chiave: Ostetricia e Ginecologia, Geriatria

Da sinistra: Tiziano Carradori, Maria Grazia Covarelli, Gloria Giacomini, Marisa Bagnoli, Francesca Bravi

L’ospedale Bufalini ha due nuove direttrici (un tempo si sarebbe detto “primarie”) in reparti chiave: una per Ostetricia e Ginecologia, l’altra in Geriatria.

Due unità operative che hanno a che fare con emergenze della società contemporanea: una natalità ai minimi storici e una popolazione sempre più anziana senza famiglie a supporto.

Ai vertici di Ostetricia e ginecologia va la dottoressa cesenate Gloria Giacomini, mentre Geriatria sarà diretta dalla dottoressa faentina Maria Grazia Covarelli. Entrambe erano già “reggenti” delle unità operative, la prima dall’ottobre 2024, la seconda dal 2022, e sono divenute effettive a seguito di concorso.

I commenti dei vertici

«Essendo state entrambe “facente funzioni” non abbiamo bisogno di testarle sul campo» ha spiegato questa mattina in conferenza stampa il direttore generale dell’Ausl Romagna Tiziano Carradori.

Anche la dottoressa Marisa Bagnoli, direttrice della Direzione medica del presidio ospedaliero di Cesena, ha ricordato come le due nuove “primarie” siano frutto di una «valorizzazione delle risorse interne, cresciute con i precedenti direttori. Con loro ci sentiamo spesso e non è una caratteristica comune per chi è ai vertici: hanno l’umiltà di chiedere per capire».

Bagnoli ha anticipato poi che “in pentola” bolle «un progetto di riorganizzazione dell’area geriatrica per diminuire la parte ospedaliera, integrando di più l’assistenza nel territorio, secondo i bisogni».

Un tema sentito anche dalla direttrice sanitaria di Ausl Romagna Francesca Bravi che ha sottolineato, al pari di Carradori, l’importanza della “trans-muralità”, ossia la capacità degli ospedalieri di lavorare assieme al territorio: «perché i percorsi di cura partono da casa e tornano a casa».

Facendo anche un appunto sulle nomine “in rosa”: «nonostante le nuove direttrici siano donne, abbiamo ancora il 60 per cento di maschi ai vertici di strutture complesse». Strutture che, nei prossimi mesi, vedranno altre nomine, ad esempio in medicina interna, otorinolaringoiatria o traumatologia.

Geriatria

La dottoressa Covarelli è, secondo le sue stesse parole: «nata e crescita in questa azienda. Partita come internista, mi sono avvicinata strada facendo alle dimissioni protette, gestite oggi dal Cot, la Centrale operativa territoriale per il post dimissioni».

Un tema chiave quello del post ospedale: «In geriatria non si cura solo la polmonite o un parametro sballato – ha aggiunto – . Ci troviamo a che fare con famiglie sempre più piccole e più povere, per questo ci sono percorsi di rientro a domicilio da costruire per evitare l’istituzionalizzazione. E ci sono competenze diverse da attivare per affiancare i caregiver, evitando il loro esaurimento».

Per questo, proprio come anticipato dalla Bagnoli: «L’unità operativa Geriatria dovrà rimodellarsi – ha commentato Covarelli – con un piede in meno in ospedale e uno in più sul territorio».

Ad oggi la Geriatria del Bufalini dispone di una quarantina di posti letto in degenza ordinaria e una decina di lungo degenza, destinati ai post acuti in attesa di posti liberi sul territorio (assai pochi), gestendo circa 1400 ricoveri l’anno.

«Siamo in stretto collegamento con l’ortopedia, visitando gli over 70 con fratture al femore. Perché si può essere attivi e autonomi, guidando l’auto, anche ben oltre i 90 anni. Ma quando si cade e ci si frattura un osso, anche in presenza di un’operazione perfetta, subentrano i problemi di assistenza una volta ritornati a casa».

Ostetricia e ginecologia

Anche la dottoressa Giacomini, nuova direttrice di Ostetricia e ginecologia («un reparto che è un punto di riferimento») ha un’esperienza di molti anni all’interno dell’azienda sanitaria. E anche lei ha posto l’accento sul «lavoro di rete da fare con il territorio: medicina di base, consultorio, servizi sociali ecc.».

Per Giacomini il punto nascita di Cesena «ha già risultati importanti. Abbiamo un tasso molto basso di parti cesarei, abbiamo azzerato le episotomie (l’incisione del perineo durante il parto per facilitare l’uscita del bambino, NdR), abbiamo un’assistenza one-to-one in sala parto» e molto altro.

Tra i vari obiettivi della direttrice «la valorizzazione della professionalità dell’ostetrica, la formazione degli operatori per intercettare le gravide con fattori di rischio nel pavimento pelvico, la formazione continua in genere, con la discussione di casi clinici. E l’aumento di prestazioni ambulatoriali e di chirurgia robotica, passando da due a tre interventi a seduta». Attiva al Bufalini da quasi due anni (ottobre 2023) la chirurgia robotica ha già visto una trentina d’interventi nell’anno in corso.

L’Ostetricia e ginecologia del Bufalini ha 39 posti letto e impiega 18 medici, 62 ostetriche, 9 infermieri, oltre a diversi Oss e segretarie.

Il tasso di obiezione di coscienza all’interruzione volontaria di gravidanza è di circa un terzo: «Cinque medici obiettori su 18, venti obiettrici su 62 ostetriche».

Nel 2024 a Cesena si sono contate 233 interruzioni di gravidanza (61 delle quali chirurgiche, le altre farmacologiche), mentre nel primo semestre del 2025 sono 108 (tre quarti delle quali farmacologiche).

Inverno demografico

Impietosi i numeri delle nascite: «Sono in calo dagli anni ’80 e, da qualche tempo, abbiamo come neomamme proprio le donne nate in quel decennio. Lo scorso anno in Italia sono nati 370mila bambini contro il milione circa di nascite degli anni ’60. I dati di Cesena e dell’Ausl Romagna sono in linea con questa tendenza nazionale». A Cesena nel 2024 ci sono stati 1680 parti, un centinaio in meno sull’anno precedente.

«Servirebbe un tasso di 2,2 figli per coppia per il ricambio e la sostenibilità economica del Paese ma siamo ben lontani. Anzi, abbiamo superato il precedente minimo storico nel tasso fecondità, risalente al ’95, segnando lo scorso anno 1,18 figli per donna in Italia. E anche le donne straniere fanno sempre meno figli».

Secondo i dati diffusi in conferenza stampa, la fecondazione assistita resta stabile al 4 per cento. La mortalità in utero è dell’1-2 per mille («un dato non comprimibile») mentre i bambini nati con un peso inferiore a 1500 grammi sono lo 0,7 per cento. Sono sempre meno comunque i nati prematuri (32-36 settimane), con un tasso di assistenza ostetrica in crescita.

«È importante però che il primo accesso della gravida sia il più tempestivo possibile – ha concluso la dottoressa Giacomini – per prevenire il più possibile possibili problematiche. In questo senso, è ancora basso, al 38 per cento, il numero di donne che seguono percorsi nascita».