Lettere
Destinazione Armenia
La testimonianza del viaggio di Gabriele e Sabrina Lughi: "Ovunque si trovano le khachkar, croci scolpite in lastre di pietra"
Riceviamo e pubblichiamo volentieri la lettera del diacono Gabriele Lughi e della consorte, di ritorno da un viaggio in Armenia, terra martoriata dall’odio etnico ma con salde radici cristiane.
Caro direttore,
la zona del Caucaso, crollata l’Unione Sovietica, non sempre è stata in pace, anzi i conflitti fra le repubbliche, i cui confini erano stati disegnati a tavolino dai bolscevichi, sono stati ricorrenti. L’Armenia poi, o meglio il popolo armeno ha avuto una storia molto travagliata di guerre e occupazioni di regni e imperi vari per finire poi nel periodo 1915-1920 con un vero e proprio genocidio della popolazione, una pulizia etnica. È documentato che quella parte di armeni che viveva sotto l’impero ottomano subì l’espropriazione da parte dei turchi dei propri beni e la deportazione con marce forzate fino al deserto siriano. Si calcola che 1,5 milioni di persone morirono in quegli anni. Con una storia così tormentata, verrebbe da chiedersi che cosa rende interessante un viaggio all’interno di questa nazione lontana. La risposta è facile: vedere come la fede cristiana abbia plasmato questo popolo e come nonostante la pressione dei conquistatori, spesso musulmani, non l’abbia mai rinnegata, anzi come questa sia stata la forza per sopportare tante distruzioni, oppressioni e persecuzioni.
Terra cristiana
La tradizione riporta che il Vangelo fu annunciato degli apostoli Bartolomeo e Taddeo e nel 301 dC. Il re Tiridate III, dopo essersi convertito, proclamò il cristianesimo religione di Stato, ben prima dell’Impero romano. Padre della chiesa armena è universalmente riconosciuto san Gregorio l’illuminatore, questi fu imprigionato per 12 anni in un pozzo profondo 6 metri che oggi si può vedere quando si visita il monastero Khor Virap, costruito dallo stesso san Gregorio quando fu liberato. Questo luogo è il punto più vicino al monte biblico dell’Ararat, simbolo del Paese, ma allo stesso tempo anche ferita sanguinante, poiché il monte è nel territorio della Turchia e non ci sono relazioni fra i due Stati, tanto che i confini sono chiusi.

Cosa vedere
Oltre ai musei presenti nella capitale Yerevan, vale la pena visitare i numerosi monasteri medievali, diversi dei quali sono entrati a far parte della lista Unesco dei siti Patrimonio dell’umanità. I più belli sono quelli incastonati nelle rocce, Novarank è quello che ci ha colpito di più. Il territorio del Paese è molto vario e percorrendo pochi chilometri cambia radicalmente, dai canyon ai passi montani, dalle zone dei pascoli alle coltivazioni della vite.
“Croci scolpite dappertutto”
A nostro avviso le khachkar, cioè le croci scolpite in lastre di pietra che si trovano dappertutto nei luoghi di culto e nei cimiteri, rappresentano il carattere più profondo del popolo armeno. Queste croci così artisticamente lavorate richiamano da un lato la sofferenza, ma dall’altro sono anche il simbolo della vittoria di nostro Signore sulla morte e quindi la speranza in un futuro trionfante anche del popolo.
Gabriele Lughi e Sabrina
