Diocesi
Giornata di inizio di CL. In oltre 1500 al Carisport
La giornata è stata aperta dal responsabile della comunità di Cesena, Paolo Chierici. Sono seguite le testimonianze di Fabrizio (Bicio) di Rimini e del cappellano del carcere di Forlì, don Enzo Zannoni
Coinvolte le comunità di Cesena, Forlì, Rimini e San Marino.
Palazzo dello sport gremito
Oltre 1.500 persone hanno gremito questa mattina il Carisport a Cesena per la giornata di inizio degli aderenti alla Fraternità di Comunione e liberazione delle comunità di Cesena, Rimini, Forlì e San Marino. Ha aperto i lavori, dopo alcuni canti, il responsabile della comunità di Cesena, Paolo Chierici. Sono seguite due testimonianze: quella di Fabrizio (Bicio) Pizzagalli responsabile della comunità di Rimini e quella del cappellano del carcere di Forlì, don Enzo Zannoni.

Comunione, appartenenza e missione
Chierici ha ripercorso le tappe dell’anno appena chiuso. Ha richiamato prima di tutto alla “comunione vissuta”, quella che “rende Cristo presente qui e ora, nel suo corpo mistico, la Chiesa. In secondo luogo ha parlato di appartenenza chiedendosi: a chi apparteniamo? “Apparteniamo a Cristo e a una compagnia che ce lo rende presente. Terzo: la missione, la testimonianza in ogni ambiente di vita, vista anche come giudizio pubblico, sulle vicende che riguardano tutti.
Nella compagnia è sperimentabile la sua attrattiva
“Il Mistero – ha detto Bicio – ci raggiunge attraverso questa compagnia. In essa si è resa sperimentabile la sua attrattiva” e noi siamo “la sua presenza nella storia”. E ancora, a proposito di giudizio comunionale: “La fede è un appropriarsi di Cristo e la Chiesa è il luogo di coloro che tendono al giudizio di Cristo. Non si tratta di una disciplina, ma di un amore, perché o si giudica dentro la fede o si è fuori. O dentra la Chiesa o fuori da essa. L’uomo è uno solo e non si può dividere”.
Don Zannoni: “Perché non sono io al loro posto?”
Don Zannoni ha ricordato il primo approccio in carcere che ha cambiato il suo modo di vedere quel mondo. “Potrei essere al loro posto”, pensò in quel momento. “Ecco – ha aggiunto – perché in carcere vado per me. Lì scopro le persone, non le categorie di persone. Persone che sono in cammino con me”.
Dio non ha bisogno dei puri, ma dei mendicanti
Bicio ha concluso il momento delle testimonianze ricordando che tutti sono chiamati a “portare nel mondo l’amore che ci ha raggiunto. Dio non ha bisogno dei puri, ma dei disponibili, mendicanti del suo amore, chiamati a stare dentro i problemi in modo nuovo”.
Al termine c’è stata la celebrazione della Messa presieduta dal giovane sacerdote della diocesi di Forlì-Bertinoro, don Francesco Agantensi.