Il nuovo progetto di Renzo Piraccini: una rete di imprese dell’Agrifood per investire in Africa

L'ex presidente di Macfrut: "Fra due anni misureremo i risultati. Ci metto la faccia"

Renzo Piraccini durante la conferenza stampa

Creare una rete d’imprese italiane operanti nelle filiere dell’agrifood che vogliano sviluppare la propria attività nell’Africa sub sahariana.

Un continente dalla grandi opportunità

“Italian Agrifood tecnology for Africa” è il nuovo progetto di Renzo Piraccini, presentato questa mattina alla stampa, dopo le dimissioni da presidente e amministratore delegato di Macfrut. “L’Africa – ha detto il titolare della nuova società “Piraccini Agrifood consulting” – è sempre stata al centro della mia vita. Il primo lavoro dopo la laurea è stato in Etiopia, per un’azienda ortofrutticola. Ho visto il continente cambiare molto in questi anni”. Da qui la proposta di creare una “rete di imprese per promuoversi in Africa, territorio che offre grandi opportunità di fare business“.

Fattori di crescita

Questo grazie ad alcuni fattori: “La popolazione – ha detto Piraccini – sta crescendo rapidamente, deve trovare cibo e condizioni dignitose di sopravvivenza. Poi il consumo di frutta e verdura si lega a una crescente domanda di sicurezza alimentare. Infine, non si direbbe, ma la gran parte della frutta consumata in Africa è importata e costa molto. Occorre ridurre la dipendenza dalle importazioni“.

Un indotto consistente

Per l’ex numero uno di Macfrut, “l’ortofrutta può essere un volano di crescita per il continente africano, dal punto di vista economico e occupazionale, perché dà valore aggiunto alle coltivazioni e genera un importante indotto, soprattutto per quanto riguarda la catena refrigerata. Possiamo stimare che cinquemila tonnellate di ortofrutta creano cento posti di lavoro. Tutto questo è testimoniato dai forti investimenti cinesi negli ultimi anni”.

Export e consumo interno

Piraccini ha toccato anche il tema delle esportazioni: “L’Africa ha un vantaggio climatico e si riescono a produrre due cicli in un anno. Sul mercato globale cresce anche la domanda di prodotti tropicali, come il boom dell’avocado. Non ultimo l’export ortofrutticolo genera valuta estera e rafforza la bilancia commerciale. Sono certo che la filiera africana attrarrà investimenti”. Non solo export. “In Africa si sta realizzando un mercato unico interno. Vi sono tutte le condizioni affinché l’attività agricola, da sussistenza diventi motore di sviluppo di questi territori”.

Le fasi del progetto

Nel dettaglio, l’obiettivo del progetto, ha spiegato Piraccini, è “realizzare una rete di imprese italiane e africane che si mettono insieme per realizzare una partnership strategica finalizzata allo sviluppo. Il primo momento sarà far conoscere le attività delle imprese associate attraverso presentazioni e momenti di networking, di conoscenza reciproca. Poi si andranno a individuare clienti, agenti e distributori per la vendita e l’assistenza post vendita. Terza attività sarà la formazione: selezionare personale dalle imprese associate africane per svolgere stage in Italia. L’importante è che le imprese associate non siano in concorrenza. In ogni anello della filiera ci sarà un solo interlocutore“.

Il cronoprogramma

Un progetto ambizioso anche per quanto riguarda il tempo: “Due anni sono sufficienti per vedere i risultati”. Da qui il cronoprogramma: già aperte le adesioni, per “chiudere la rete a metà dicembre e a gennaio 2026 avviare il progetto operativo”. Le prime presentazioni saranno a febbraio e marzo a Dakar e a Nairobi per concludere il tutto a fine 2027. L’idea, ha sottolineato Piraccini, “parte da una visione. Ci metto la faccia. Ho costruito una società di consulenza per le imprese che scommettono nello sviluppo dell’Africa. Risponderò in prima persona dei risultati. Preferisco farmi valutare dal mercato piuttosto che da soggetti estranei al business”, il velato riferimento alla vicenda Macfrut, pur dichiarando che non prevede sovrapposizioni e non esclude future collaborazioni.

Tre hub nell’Africa sub sahariana

Per sviluppare la strategia sono stati individuati tre hub nell’Africa sub sahariana: a Dakar per l’area francofona, a Nairobi per la parte anglofona e a Johannesburg per i territori del sud. “La rete – ha spiegato Piraccini – è rivolta a tutte le aziende italiane delle filiere Agrifood, soprattutto quella dell’ortofrutta, ma anche aziende di tecnologie di trasformazione post raccolta, packaging e logistica, in particolare refrigerata, enti di formazione e fornitori di servizi innovativi. Fare del business in Africa è complicato. Bisogna essere strutturati. Andarci con un gruppo di imprese sinergiche fra loro e non in ordine sparso è fondamentale”. Allo scopo sono stati individuati alcuni professionisti di riferimento per lo sviluppo del progetto. Tra questi, Carlo Baroni, manager internazionale del settore Agritech in Senegal, e Luca Alinovi, economista agrario e imprenditore in Kenya.