Rubicone
“Il sublime dal basso”. Mirna Manni e Giovanni Pascoli
Una mostra a Villa Torlonia, a San Mauro Pascoli
La rassegna resterà aperta fino al 5 ottobre
Non a tutti piacciono le stesse cose
«Non omnes arbusta iuvant» (Non tutti gradiscono gli arbusti) scriveva Virgilio nelle sue Bucoliche. Come a dire a che non a tutti piacciono le stesse cose. Si percepisce una grande connessione fra la parola poetica di Giovanni Pascoli e l’arte pittorica e scultorea di Mirna Manni (Tuscania, 1958) artista invitata per il 170° anniversario della nascita di questo grande mito del Novecento, celebrato con nove installazioni a Villa Torlonia, a San Mauro Pascoli, nella Sala delle Tinaie del Parco Poesia Giovanni Pascoli.
Complementarietà tra poetica di Pascoli e l’arte visionaria e bucolica di Mirna Manni
Esiste una complementarietà felice fra la poetica pascoliana e l’arte visionaria e bucolica di questa artista che dà concreta immagine alla musicalità delle sue parole, riattualizzandole. È appena passato il 10 agosto, ma quello pascoliano non può passare mai: «San Lorenzo, io lo so perché tanto / di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade, perché sì gran pianto / nel concavo cielo sfavilla. […]». Così lo reinterpretava Davide Rondoni nel 2012, per le celebrazioni del centenario della morte, nella sua poesia “Notte del X agosto”: «Bentornate miriadi // vi attendeva così tanto la riva delle lacrime / e il pugno che si apre / a stella sul cuore […]».
Nidi come bozzoli
Ed è sempre l’arte, la poesia e la natura che in una orchestrazione di suoni e di immagini oggi, come ieri, tornano a incantarci. Il nido, luogo denso di simbolismo, gli alberi, le foglie e i fiori, il tema della perdita, l’illuminazione folgorante delle verità nascoste che all’improvviso si svelano e si rivelano. Nidi come bozzoli «che vogliono essere riparo e luogo sicuro, quello degli affetti più cari, il luogo dove si può trovare pace e conforto e si è protetti dal male del mondo», come scrive l’artista. La trama sottile delle stagioni che mutano fra luci e ombre che si susseguono, narrata con virtuosismo metrico da Giovanni Pascoli, si rispecchia nelle articolate composizioni scultoree-ceramiche di Mirna Manni. Gli stessi versi di tre poesie – L’imbrunire, Il gelsomino notturno e D’Estate – ricamati su tessuti antiche e organze dalla mano dell’artista stessa ci introducono a una lettura lenta ed emozionale di tutta la mostra. Un invito a una lettura contemplativa di ogni opera artistica in un linguaggio pre-grammaticale-naturalistico che corrisponde anche alle opere di Mirna Manni. Metafore e sinestesie che si dipanano fra scatole in terracotta e memorie scritte su piccoli foglietti di argilla scura ingobbiata. La vitalità generativa della luce rivista in tre grandi semi ceramici che sembrano prossimi alla germinazione e ancora boccioli e fioriture. Il grande dipinto Impressioni autunnali (2024) è ritmato dalle tonalità calde degli ocra e dei rossi, dai colori terrosi dei verdi muschiosi, dai colori violacei della vinaccia e del mosto, «dalla nuance accesa delle “vermiglie bacche”» (Mirna Manni).
La vita è anche male
Ma la vita è anche male… “quest’atomo opaco del male”, recita il finale di 10 Agosto. Ecco la paura, la vertigine, il dubbio e il dolore del pensiero straziano l’animo. L’opera distruttiva dell’uomo Mirna Manni la reinterpreta in Deformata I (2025) e Deformata II (2025). «Forme svuotate, alterate, trafitte da un’azione dirompente che va a rompere il modello originario, provocando il cambiamento da uno stato all’altro. Con spinte date con forza e con una pressione che sposta e distorce i volumi, forme infilzate e deformate, ferite da azioni scellerate. Sculture instabili, poggiate o a penzoloni, come se fossero sul punto di cadere. Da qui la necessità di vera consapevolezza per l’umanità tutta e una nuova visione del mondo, che parta da una diversa relazione armonica tra natura ed essere», come precisa l’artista.
L’apertura alla speranza
Ma ecco la decima composizione che ci apre alla speranza: Cosmi d’attesa (2017). Due opere realizzate in terra refrattaria ingobbiata e filo di ferro. Due grandi metamorfici “fusi” in attesa di mani capaci di dipanare nuova vita.
Mostra aperta fino al 5 ottobre
La rassegna che titola “delle piccole e grandi cose” – curata da Marisa Zattini e Andrea Pompili, allestita dall’architetto Augusto Pompili, documentata da un catalogo bilingue edito da Il Vicolo editore che storicizza la mostra grazie alla campagna fotografica dell’architetto-fotografo Gian Paolo Senni – resterà aperta al pubblico fino al 5 ottobre prossimo. Un’occasione per visitare e ritornare a rivedere, anche più volte, questa suggestiva mostra.
Informazioni
Apertura: dal martedì alla domenica e festivi dalle 9,30-12,30 / alle 16-18,30 / chiuso i lunedì non festivi Info: 0541 936070 / www.parcopoesiapascoli.it