Diocesi
Il vescovo don Pino a Pentecoste: “Lo Spirito ci libera da tutte le paure e tensioni”
Alla Veglia le preoccupazioni di monsignor Caiazzo per giovani, natalità e invecchiamento. Conferiti nuovi ministeri

Veglia di Pentecoste con il vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo sabato scorso in Cattedrale a Cesena.
Ministeri conferiti
Durante la celebrazione è stato conferito il ministero del lettorato a Giuseppe Chieco (parrocchia di San Paolo apostolo) e a Rosina Sama (parrocchia dell’Osservanza) e il ministero del catechista a Sandra Carino (parrocchia di San Paolo apostolo)
Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia del vescovo Caiazzo.
Nel Cenacolo, più di 2000 anni fa
Carissimi, questa sera riviviamo lo stesso momento che tanti anni fa (più di 2000) si visse a Gerusalemme, in un luogo chiamato Cenacolo. Erano presenti gli apostoli – nel frattempo dopo il tradimento di Giuda il collegio apostolico era stato ricomposto con la scelta di Mattia (At 1,21ss) – e la Madonna che pregava con e per i figli della Chiesa, da poco nata ai piedi della Croce e a lei consegnata da Gesù (Gv 19,25ss). Sicuramente c’erano tanti altri uomini e donne (At 1,12ss), coinvolti emotivamente, spiritualmente e psicologicamente dall’esperienza della Pentecoste, dei quali si dice che “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42).
Discepoli chiusi e tristi
Di certo gli Apostoli, pur vivendo l’attesa dello Spirito Santo e il conforto della presenza di Maria, umanamente erano ancora troppo impauriti e scoraggiati al punto tale che preferivano rimanere chiusi tra le mura del Cenacolo. Pur essendo insieme e pur formando un bel gruppo, meglio una comunità, diversamente da Maria, mancavano della luce, della forza, dell’amore dello Spirito Santo. Non essendo animati dallo Spirito di Dio, pur essendo stati i primi chiamati e compagni di cammino del Maestro Gesù, sui loro volti vi era stampata la tristezza, la preoccupazione per il futuro della loro vita, anzi temevano per la loro vita. Hanno vissuto gli stessi sentimenti delle donne che di buon mattino si recarono alla tomba piangendo, dei discepoli di Emmaus che nel momento in cui Gesù si accostò loro e li interrogò, si voltarono verso di lui “col volto triste”.
Una Chiesa nata scoraggiata
Una Chiesa, dunque, appena nata e subito scoraggiata. Chiusa nella sicurezza di un luogo che è la sua fine se non è pronta a spalancare le porte del cuore all’amore dello Spirito Santo che come fuoco arde in essa, come lingua parla il linguaggio di tutti gli uomini. Una Chiesa spenta e senza speranza, incapace di rianimare una umanità che ha bisogno di essere presa per mano e accompagnata. Eppure, ripeto, nonostante la costante presenza e preghiera di Maria che, come Madre, si prende cura e custodisce questi figli, hanno perso la pace, non sono in pace con se stessi e di conseguenza nemmeno con gli altri. Soltanto dopo la discesa dello Spirito Santo si ritrovano come uomini e donne capaci di sentire la forza dell’amore di Cristo che li possedeva e che li spingeva ad essere veramente ciò per cui erano stati chiamati: come Cristo, annunziatori della buona notizia di salvezza, uscendo da quel Cenacolo maleodorante di muffa come una sacrestia chiusa.
Anche oggi paure e delusioni
La Pentecoste ancora oggi ci vede riuniti in questo Cenacolo della Cattedrale, come in tanti altri luoghi, sentendo vicina e presente la Vergine Santa, Maria. Anche noi ci portiamo dentro paure e delusioni e, scoraggiati, mostriamo tutta la nostra tristezza per quanto avviene fuori dalle mura di questo luogo consacrato dalla continua presenza di Gesù Eucaristia, sul cui altare si perpetua il memoriale dell’istituzione dell’Eucaristia stessa, dall’annuncio della Parola, dalla comunione fraterna. Eppure in questo luogo, ancora una volta, viene invocato da noi lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato.

La Babele dei giorni nostri
Nel mondo c’è la tentazione di imporre una sola lingua, come a Babele. Siamo stati capaci di costruire una torre altissima formata da mattoni che sono armi letali, da malta impastata di ingiustizie e prepotenze, da intonaco di un’economia che declassa l’uomo riducendolo ad un automa, in funzione del guadagno di pochi a scapito di molti, del colore del sangue innocente, versato nelle terre martoriate di Gaza, dell’Ucraina e dei tanti teatri di guerra nel mondo, spesso dimenticati.
Preoccupazione per giovani, natalità e invecchiamento
In questo scenario di tensioni e paure, ascoltiamo il grido soffocato delle tante ragazze/donne uccise da amori malati, da uomini che non sono educati alla bellezza dell’amore. Raccogliamo le tante, troppe lacrime di mamme e papà che sperimentano il crollo dei loro sacrifici di fronte a scelte sbagliate dei figli, le mortificazioni che subiscono, ma non perdono la speranza di un futuro diverso. Tendiamo le mani ai nostri giovani, ricchi della forza della vita, eppure spesso additati e giudicati come se la causa dei tanti problemi nel mondo fosse loro. Sono figli di questo tempo: belli, schietti, pieni di gioia e voglia di vivere e far vivere. Non mancano, come d’altronde in ogni epoca, giovani che guardano in direzione opposta, forse soggiogati da illusioni mistificanti, altri invece presi come “figli del male” da organizzazioni malavitose. Scrutiamo con preoccupazione il continuo spopolamento e l’invecchiamento dei nostri piccoli o grandi centri: non si accoglie più la vita, non nascono più bambini, cresce sempre di più il numero di aborti da tanti, purtroppo, visto come unica soluzione per difendere la propria libertà e i propri diritti. Ma anche in questo caso a scapito di chi non ha voce e non può difendersi nel chiedere il diritto a nascere.
Anche oggi profeti e operatori di pace
Anche noi vediamo, senza capire, eppure “Il monte Sinai – anche oggi – è tutto fumante, perché su di esso scende il Signore nel fuoco, e ne sale il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte – anche ai nostri giorni – trema molto. Il suono del corno diventa sempre più intenso: Mosè (attraverso il Papa, gli apostoli odierni, i profeti e tanti operatori di pace e costruttori di giustizia) parla e Dio gli risponde con una voce. Il Signore scende dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiama Mosè sulla vetta del monte” (Es 19,18-20).
Lo Spirito libera dalle paure
Il Signore scende per illuminare la paura del futuro, di restare soli, abbandonati nelle case di riposo. Come gli apostoli, anche noi viviamo le nostre paure e tensioni e di fronte alle incertezze della vita, siamo invitati a rispondere agli odierni bisogni e necessità. In questa veglia di Pentecoste sentiamo che lo Spirito Santo viene per liberarci da tutte le paure e tensioni che ci tengono incatenati, facendoci rimanere nell’immobilismo: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano” (At 2,1ss).
Lasciare che lo Spirito agisca
Di una cosa siamo certi: ognuno ha bisogno, chi più chi meno, di riempiere i vuoti della propria vita. Come diciamo nel Credo: lo Spirito è il Signore e dà la vita. È quanto ci ricorda Ezechiele: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore”» (Ez 37,4ss). Carissimi, questa è la Pentecoste: aprirci all’azione dello Spirito Santo e lasciare che agisca con la sua potenza, ritrovando fiducia e speranza per essere, come gli apostoli, testimoni di bellezza, di gioia, di pace, di fraternità e giustizia, di profumo che ci inebria di desiderio dell’eterno.



L’affidamento a Maria
Ci affidiamo alla Madonna, venerata nella nostra Chiesa di Cesena-Sarsina, come Madonna del Popolo, e chiediamo a lei di restare sempre in mezzo a noi per sostenerci con la sua preghiera e insegnare a noi a fare altrettanto. Anche noi accogliamo l’invito del Signore a profetizzare: «Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano» (Ez 37,9). Siamo altresì convinti che Dio è fedele sempre alle sue promesse: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito» (Gioele 3,1ss). Come agli inizi della predicazione del Vangelo anche noi «sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi…ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,22-23).
Abbiamo bisogno di Dio
Abbiamo sete di pace, di giustizia, di fraternità. Abbiamo soprattutto bisogno di Dio, rimeditando l’invito di Gesù, riferendosi al dono dello Spirito Santo: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,37-38). Così sia.