Dalla Chiesa
L’arcivescovo alla presentazione dei diari del cardinal Tonini: Dio, una presenza concreta nella sua vita
Ieri sera nell'Agorà dell'Opera una carrellata di ricordi. Gabìci: "Era la disperazione dei camerieri perché mangiava giusto due forchettate di tagliolini e basta". Suor Borghesi: "Mi ha insegnato l’amore e la passione per la Chiesa così com’è". Don Marzocchi: "Quella volta che ritardò anche nel presentare le meditazioni per gli esercizi al Papa"
Nel 50esimo anniversario dell’ingresso in diocesi come arcivescovo, la chiesa di Ravenna-Cervia ha ricordato il cardinale Ersilio Tonini attraverso il libro “È davvero vero. Inno allo stupore, che raccoglie la prima parte dei suoi diari personali. La presentazione di ieri all’Opera Santa Teresa si è trasformata in una carrellata di ricordi.
La fonte del suo ministero
“Quello che lo accompagnava era la percezione della presenza di Dio. L’idea che lo accompagnava ovunque lui fosse». Questa la “fonte” della spiritualità e del ministero del cardinale Ersilio Tonini, molto noto anche a Cesena e nel resto d’Italia, secondo l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, che lo ha spiegato ieri alla presentazione del libro “È davvero vero. Inno allo stupore”, la prima raccolta dei diari del cardinale che fu arcivescovo di Ravenna prima e poi di Cervia dal 1975 al 1990. Il libro il cui ricavato è destinato a sostenere le esigenze del dormitorio dell’Opera intitolato proprio al cardinale è uscito ieri nel giorno del 50° anniversario del suo ingresso in diocesi come arcivescovo, avvenuto il 17 dicembre del 1975.
La presentazione, ieri pomeriggio, a Santa Teresa
Durante l’evento, sono stati letti brani del libro commentati dall’arcivescovo e poi ci sono state alcune testimonianze. Presenti anche il direttore dell’Opera di Santa Teresa, don Alain Valdes Gonzales, l’amministratore del Ramo Ets di Opera Santa Teresa, Matteo Casadio, curatore del libro, il sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, oltre a più di una ottantina di persone che hanno voluto partecipare all’evento. Non è mancata la proiezione di un video su una parte di un’intervista fatta al Cardinale sui suoi scritti e uno della sua segretaria suor Paola Pasini, che ancor oggi risiede all’Opera di Santa Teresa.
Oltre 200 quaderni trascritti. Un flusso di coscienza
Oltre 200 quaderni scritti con una calligrafia “che somigliava ai geroglifici”, ricordano in molti: questo il patrimonio di memorie che la Diocesi, grazie all’opera di suor Paola prima e di Giovanna Pinna poi, ha trascritto per conservare e mettere a disposizione di tutti i pensieri del cardinale. Nel volume presentato ieri è stata raccolta la prima parte dei diari, quelli compresi tra il 1954 e il 1975, prima di assumere la guida pastorale della diocesi di Ravenna-Cervia. “Si tratta di appunti – specifica monsignor Ghizzoni – che gli servivano per prendere coscienza di quello che stava maturando in lui”. Un flusso di coscienza che apre una finestra sulla sua spiritualità profondissima. “Qui si legge della persona, al di là delle tante azione fatte. Il cardinal Tonini è arrivato in un tempo non facile per la chiesa di Ravenna-Cervia – nota monsignor Ghizzoni -. Gli era stato dato un mandato con la nomina, significava dover prendere delle posizioni a volte non semplici. Si è buttato, gettato senza risparmiarsi nel suo ministero di vescovo, incontrando tutti. Dietro questo esercizio c’è un’interiorità che emerge da questi diari”.
Giovanni Paolo II vedendolo alla tv: “Questo vescovo dobbiamo valorizzarlo”
L’arcivescovo ricorda anche un retroscena della sua creazione a cardinale: “Ho saputo da una persone che era lì con lui che quando Giovanni Paolo II lo vide parlare in tv dei ‘Dieci comandamenti’ disse: ‘Questo vescovo dobbiamo valorizzarlo: abbiamo bisogno di voci così che possano parlare a tutti’. Di qui la sua scelta di farlo cardinale”.
Gàbici: “Un rullo compressore. Non c’era impedimento che lo fermasse”
Ma quella di ieri sera è stata una carrellata di ricordi di monsignor Tonini. “Ha fatto breccia nel cuore della gente – ha ricordato Franco Gàbici, allora direttore di Risveglio duemila -, universalmente accettato dalla città. Contagiava le persone con il suo entusiasmo, che non sempre aveva i tempi giornalistici. Quando il telefono squillava a mezzanotte sapevo che era lui che voleva mandarmi qualcosa o modificare un suo pezzo ma il giornale era già andato in stampa. Un rullo compressore”. Gàbici ricorda anche un episodio che definisce emblematico di com’era Tonini: “Eravamo andati a cena. E lui era la disperazione dei camerieri perché mangiava giusto due forchettate di tagliolini e basta. Insomma stavamo tornando verso Santa Teresa quando lui si accorse di non avere le chiavi. Non volendo disturbare nessuno, lo issammo oltre il cancello d’ingresso di via De Gasperi, assicurandoci poi che fosse ‘atterrato bene’. Ecco, lui era così: superava tutti gli ostacoli, non c’era impedimento che lo fermasse”.
Suor Borghesi: “Mi ha insegnato l’amore e la passione per la Chiesa così com’è”
“Mi ha insegnato il senso dello stupore e della meraviglia del sentirsi amati da Dio, del ricevere quotidianamente questo mistero dalle sue mani – recita uno scritto di suor Serena Borghesi, una delle giovani cresciute con i suoi incontri e insegnamenti, che oggi fa parte della Piccole sorelle dell’Incarnazione di Poggio a Caiano -; la meraviglia davanti al mistero dell’uomo e alla bellezza di ciascuno nonostante le fragilità visibili o nascoste. Mi ha insegnato l’amore e la passione per la Chiesa così com’è, grande e fragile perché è famiglia. L’attenzione ai fratelli anche lontani, mi ricordo quando mi convolse nella campagna “Uma vaca para o indio” dove mi ritrovai a tradurre testi dal portoghese (che non so) e a presenziare al Meeting di Rimini con un banchetto. Oltre a questo mi viene in mente l’attenzione alla vita spirituale e sacramentale…quante domeniche ha speso per noi ragazzi e ragazze che da varie realtà ci ritrovavamo col passa parola a confessarci con calma, facendo anche una sorta di direzione spirituale, e lui, paziente e gioioso, ad accoglierci con totale disponibilità. Ricordo i bellissimi esercizi spirituali per noi ragazze a Pieve di Rivoschio, conservo ancora le meditazioni condivise come un tesoro prezioso”.
Don Mauro Marzocchi: quella volta che persino di fronte al Papa parlò a braccio
Infine, il ricordo di don Mauro Marzocchi che è stato per tre anni e mezzo suo segretario: “Questo libro è un frutto continuativo delle sue mattine davanti al tabernacolo – racconta -. Fino alle 9 lo trovavi lì in cripta, in silenzio. Ha insegnato a noi giovani preti che quelle erano le ore migliori per la preghiera”. Don Mauro ricorda il suo essere sempre “dappertutto”, in città e anche a Roma, con interventi in varie trasmissioni televisive: “Ogni volta tornava a casa col proposito: non vado più. Invece poi tornava perché ‘la gente ha bisogno di una parola diversa’, diceva”. E poi i suoi proverbiali ritardi, anche quello nel presentare le meditazioni per gli esercizi al Papa, nel 1990. “Il giorno prima si era fatto prendere dalla paura, chiamò il dottor Bendandi perché gli facesse un certificato di malattia. Poi lo convincemmo ad andare, e fece tutte le meditazioni a braccio, tranne la prima”. Di fronte alle difficoltà, reagiva con spirito di fede e pazienza: “Diceva sempre: il Signore ci aiuterà”. Così è stato.