Dalla Chiesa
Leone XIV alla Messa di Pentecoste: “Lo Spirito dell’amore e della pace apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio”
In 80mila al Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità. Gruppi Masci, Agesci e di Comunione e Liberazione anche da Cesena-Sarsina. Omelia, foto e video

“Il vento gagliardo dello Spirito venga su di noi e in noi, apra le frontiere del cuore, ci doni la grazia dell’incontro con Dio, allarghi gli orizzonti dell’amore e sostenga i nostri sforzi per la costruzione di un mondo in cui regni la pace”.
Gruppi da Cesena-Sarsina
Lo ha detto papa Leone XIV, questa mattina, alla Messa solenne di Pentecoste, in occasione del Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità, presieduta in piazza San Pietro, davanti a circa 80mila fedeli e pellegrini. Da Cesena-Sarsina era presente un gruppo di 300 fedeli di Comunione e Liberazione, gli scout adulti del Masci del Cesena 6 (parrocchia di San Paolo apostolo) i ragazzi dell’Agesci Cesena 1 (Longiano) con il parroco fra Marco Pellegrini e quelli del Lugaresi.

“Il rischio di una vita risucchiata dall’individualismo”
“A Pentecoste – ha detto il Pontefice citando Benedetto XVI – le porte del cenacolo si aprono perché lo Spirito apre le frontiere“. Tre gli ambiti individuati da Prevost per sviluppare il concetto.
Innanzitutto “lo Spirito apre le frontiere anzitutto dentro di noi. È il Dono che dischiude la nostra vita all’amore. E questa presenza del Signore scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi. Lo Spirito Santo viene a sfidare, in noi, il rischio di una vita che si atrofizza, risucchiata dall’individualismo. È triste osservare come in un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare, rischiamo di essere paradossalmente più soli, sempre connessi eppure incapaci di “fare rete”, sempre immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari”.

“Aprirci ai fratelli”
Poi lo Spirito “apre le frontiere anche nelle nostre relazioni. Infatti, Gesù dice che questo Dono è l’amore tra Lui e il Padre che viene a prendere dimora in noi. E quando l’amore di Dio abita in noi, diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi. Ma lo Spirito trasforma anche quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni. Penso anche – con molto dolore – a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio. Lo Spirito Santo, invece, fa maturare in noi i frutti che ci aiutano a vivere relazioni vere e buone”. Questo a partire dalla Chiesa, se “sappiamo dialogare e accoglierci reciprocamente integrando le nostre diversità, se come Chiesa diventiamo uno spazio accogliente e ospitale verso tutti“.

“Le differenze non siano occasione di conflitto ma patrimonio comune”
Infine, ha perseguito la sua riflessione Il Santo Padre, “lo Spirito apre le frontiere anche tra i popoli. A Pentecoste gli Apostoli parlano le lingue di coloro che incontrano e il caos di Babele viene finalmente pacificato dall’armonia generata dallo Spirito. Le differenze, quando il Soffio divino unisce i nostri cuori e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità”. Questo è possibile perché lo Spirito “ci insegna ogni cosa e ci ricorda le parole di Gesù (cfr Gv 14,26); e, perciò, per prima cosa insegna, ricorda e incide nei nostri cuori il comandamento dell’amore, che il Signore ha posto al centro e al culmine di tutto. E dove c’è l’amore non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici“. Di fronte alle “guerre che agitano il nostro pianeta”, la preghiera: “Invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli“.

Al Regina Coeli: “Solo un cuore pacifico può diffondere pace”
Al termine della Celebrazione Eucaristica, Leone XIV, prima di recitare la preghiera del Regina Caeli, ha pronunciato le parole che pubblichiamo di seguito: “Prima di concludere questa celebrazione, rivolgo con affetto il mio saluto a tutti voi che avete partecipato e anche a quanti erano collegati attraverso i mezzi di comunicazione. Ringrazio i signori cardinali e i vescovi presenti e tutti i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. Care sorelle e cari fratelli, con la forza dello Spirito Santo ripartite rinnovati da questo vostro Giubileo. Andate e portate a tutti la speranza del Signore Gesù! In Italia e in altri Paesi si conclude in questi giorni l’anno scolastico. Desidero salutare i giovani e tutti gli studenti e i loro professori, specialmente gli studenti che nei prossimi giorni faranno gli esami al termine del ciclo di studi. Ed ora, per intercessione della Vergine Maria, invochiamo dallo Spirito Santo il dono della pace. Anzitutto la pace nei cuori: solo un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo“.