Dall'Italia
Naufragio a Lampedusa. Caritas: “Un mondo malato, servono politiche lungimiranti”
La dichiarazione di Paolo Valente, vice direttore di Caritas italiana, a proposito dell’ultimo naufragio a Lampedusa in cui ci sono 26 vittime accertate
A questa mattina le vittime accertate sono 27
Si vorrebbe fosse l’ultima volta
“Si vorrebbe che fosse l’ultima volta. L’ultimo naufragio, l’ultimo bombardamento, l’ultima guerra. Ma la realtà ci offre quotidianamente nuovi motivi di disperazione e di sfiducia nella possibilità e, soprattutto, nella volontà di trovare soluzioni che rispettino la dignità umana, ai problemi che affliggono il mondo. Si rischia di abituarsi al male, o di chiudere occhi e orecchie per non soccombere”. Queste le parole di Paolo Valente, vicedirettore di Caritas Italiana, rilasciate al Sir, dopo due naufragi di migranti al largo di Lampedusa che, fino a ieri, hanno causato almeno 26 vittime accertate, tra cui alcuni minori.
Offrire comunque motivi di speranza. I morti segni di un mondo malato
Per Caritas Italiana, “Il compito della comunità cristiana è, invece, quello di offrire sempre e comunque motivi di speranza. Una speranza concreta, che si traduce in soluzioni possibili. Dobbiamo piangere queste vittime, ma non basta. È molto, ma non sufficiente. I morti in mare sono il segno di un mondo malato, che per guarire ha bisogno di giustizia, di politiche lungimiranti, di superare nazionalismi ed egoismi che generano guerre, miseria e disuguaglianze, e che offendono l’umanità e l’intera creazione”.
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