Riciputi (Confindustria Romagna): “Visti i dazi Usa dovremo conquistare nuovi mercati”

Il neopresidente ha aggiunto: "Vedo l'impresa come motore dello sviluppo sociale del territorio. La Romagna come unica città metropolitana"

Un'immagine della conferenza stampa di questa mattina, seguita anche da remoto. Da sinistra, nella foto: Andrea Albani (vicepresidente Territorio riminese, attrattività territoriale e turismo), Roberto Bozzi (past president), Mario Riciputi (presidente Confindustria Romagna), Marco Chimenti (Direttore Generale), Davide Stefanelli (vicepresidente Territorio forlivese-cesenate, transizione digitale e intelligenza artificiale) e Maurizio Minghelli (vicepresidente Tecnologia e innovazione).
Un'immagine della conferenza stampa di questa mattina, seguita anche da remoto. Da sinistra, nella foto: Andrea Albani (vicepresidente Territorio riminese, attrattività territoriale e turismo), Roberto Bozzi (past president), Mario Riciputi (presidente Confindustria Romagna), Marco Chimenti (Direttore Generale), Davide Stefanelli (vicepresidente Territorio forlivese-cesenate, transizione digitale e intelligenza artificiale) e Maurizio Minghelli (vicepresidente Tecnologia e innovazione).

Presentata la squadra dei vicepresidenti, con il direttore generale Marco Chimenti

La Confindustria insieme, in Romagna

Il primo pensiero, del neopresidente di Confindustria Romagna, il cesenate Mario Riciputi, è per il predecessore, Roberto Bozzi: “Ha compiuto il processo di integrazione delle tre province. Ora insieme siamo – dice Riciputi in conferenza stampa (svoltasi questa mattina) a pochi giorni dall’elezione – molto più della sommatoria delle precedenti associazioni”.

I numeri di una realtà da 20 miliardi di fatturato

Riciputi offre ai giornalisti anche uno spaccato di cos’è oggi Confindustria Romagna in cifre: si parla di una realtà con 900 aziende associate, un giro d’affari di 20 miliardi di euro e circa 40 mila dipendenti. “Uno degli asset portanti dell’economia del territorio”, chiosa il nuovo presidente che accenna anche alle questioni geopolitiche del momento. “L’incertezza aumenta l’incertezza anche per gli imprenditori e incide sullo sviluppo del territorio e pesa sulle aziende, in un momento in cui diminuisce la quota italiana di export nel mondo”.

Dazi Usa al 10 per cento?

Non manca un accenno ai dazi Usa. “Parlare del 10 per cento oggi può apparire un sollievo, dopo che si erano paventati dazi del 40 per cento: Ma al 10 va aggiunta la svalutazione del dollaro. Almeno vale un altro 10 per cento. Ecco perché le nostre aziende devono pensare a conquistare altri mercati. Un pensiero che hanno in tanti. Quindi avremo a che fare con una concorrenza elevata”.

La squadra in campo

Per fronteggiare questi scenari impegnativi, il presidente di Confindustria Romagna assicura di avere messo in campo “una squadra competente, a partire dal past president Roberto Bozzi, con tre vicepresidenti con deleghe specifiche il direttore generale, confermato, Marco Chimenti.

Diminuiti i tassi di interesse

Riciputi ricorda la riduzione dei tassi di interesse che la Bce attua da diversi mesi. “Favorisce una strategia di crescita”, aggiunge. Poi punta sugli investimenti, “dovrà essere il nostro tratto caratteristico negli anni a venire. Prima di tutto per quel che riguarda la trasformazione digitale che comporta un cambiamento profondo”.

Due le funzioni specifiche di Confindustria Romagna

Infine traccia le funzioni specifiche dell’associazione. “Sono due quelle principali – aggiunge Riciputi -. Prima di tutto essere vicini alla base associativa, in specie alle piccole e medie imprese. In secondo luogo essere interlocutori delle istituzioni, per una società più ricca e più equa”. Quindi detta una sua visione dell’impresa di oggi: quella di “essere motore dello sviluppo del territorio”. E la Romagna, chiarisce Riciputi, “la vedo come un’unica città metropolitana”.

Bozzi: “Ho incontrato tanti che sanno guardare oltre

Il past president Bozzi prende la parola e parla di quattro anni intensi durante i quali ha conosciuto “tante persone che sanno guardare oltre”. E aggiunge sull’unione delle associazioni provinciali nell’unica in Romagna: Sono stato molto contento. È stato un grandissimo passo”.

Con l’Ai nuovi business model

Il vicepresidente Davide Stefanelli, che ha la delega all’intelligenza artificiale fa sapere che “con l’Ai si sono creati dei nuovi business model. Adesso per noi sarà importante capire la strada migliore da intraprendere”. E parla di un confronto, su questo tema, con l’università presente sul territorio.

Innovazione di processi e di prodotto

Maurizio Minghelli, vicepresidente con delega all’innovazione e alla tecnologia aggiunge che “la crescita passa anche dall’innovazione dei processi aziendali. Innovazione di processi e di prodotto, con questi ultimi che dovranno essere sempre più sostenibili, un dovere morale e etico”. In una parola, chiude, “siamo chiamati ad aiutare gli associati nella complessità” del momento.

Ci vogliono investimenti per competere

Il vicepresidente Andrea Albani, direttore generale dell’autodromo Santa Monica di Misano Adriatico (Rimini), con la delega ai servizi, ricorda che per essere un territorio turistico occorre essere attrattivi. “Ci vogliono – dice – investimenti per competere e occorre lavorare sui territori con le istituzioni, come è stato fatto con Visit Romagna“: Parla di infrastrutture, di mobilità stradale, ferroviaria e del porto di Ravenna. E aggiunge: “Il modello romagnolo deve essere la motor valley realizzata tra Modena, Reggio Emilia e Bologna“.

Mercati sempre più selettivi

Il direttore generale Marco Chimenti torna sulle due stelle polari indicate da Riciputi: attività istituzionale e vicinanza alle imprese. “Invitiamo tutti a crescere. I mercati sono sempre più selettivi. La nostra sfida è essere contemporanei, essere preparati ed essere sempre sul pezzo”.

Transizione energetica come patrimonio comune

Rispondendo alle domande dei giornalisti sulle energie rinnovabili, Riciputi fa notare che la “transizione energetica è un patrimonio comune e il tema del costo dell’energia è fondamentale per le imprese”. Ma, in ogni caso, avverte: “ci vuole una cultura delle rinnovabili e ci vuole anche concretezza”.

Ci vuole un corso di laurea in cybersecurity. In inglese

Sulla mancanza di personale, situazione ormai cronica in figure professionali di alto profilo e anche in quelle di basso profilo, da Confindustria fanno notare che “sono 200 mila quelli mancanti in ambito digitale e che 100 mila laureati italiani ogni anno vanno all’estero”, un’emorragia da fermare, anche con corsi di laurea più attrattivi non solo per il territorio, ma anche a livello internazionale. Si è parlato di quello in cybersecurity che dovrebbe essere attivato nel campus cesenate. “Speriamo sia in inglese”, è stato detto in conferenza stampa. Ormai da soli non si va più da nessuna. Tutto è connesso, tutto è collegato, direbbe papa Francesco.