Benedetta crisi
Una Chiesa che ascolta. Quante volte l’abbiamo letto in questi quattro anni di cammino nelle sintesi dei gruppi, poi confluite in documenti diocesani e strumenti di lavoro nazionali. Non era solo un auspicio. Era una domanda, che chiede e dà senso al percorso di questo lungo periodo. E si è alzata, ancora una volta, nei giorni scorsi, nella seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia che si è svolta a Roma dal 31 marzo al 3 aprile, con mille delegati provenienti da ogni parte della Penisola, laici, sacerdoti e molti vescovi.
Si è alzata anche di tono, di fronte a un testo che non rispecchiava la ricchezza del cammino fatto insieme. Troppa timidezza sulla necessaria spinta missionaria delle nostre comunità, troppa confusione in alcuni passaggi, troppo “ecclesialese” in altri.
Il punto non era fare una rivoluzione, come hanno titolato i giornali nazionali abituati a ragionare per schemi. Ma guardare alla realtà, e, a partire da essa, incamminarsi per incontrare, o ritrovare, gli uomini e le donne di oggi. Perché, come ripete spesso papa Francesco, la realtà è superiore all’idea. Più vera, fondante, e generativa.
«È difficile, ma è anche appassionante, lasciarsi condurre dalla realtà – ha detto nella sua relazione il presidente del comitato nazionale monsignor Erio Castellucci – nella convinzione che lo Spirito semini in essa tracce da discernere alla luce del Vangelo». È quel che è successo nei giorni scorsi: dopo le critiche, ci si è messi a costruire, insieme. Ed è stato appassionante: nei gruppi di lavoro, laici e vescovi, giovani e adulti, persone del sud e del nord si sono confrontati su come sognano il futuro della Chiesa e hanno cercato di disegnarlo insieme, parola per parola.
Gli emendamenti sono stati in gran parte condivisi: un testo che l’assemblea sinodale voterà il 25 ottobre, rinviando, decisione storica, l’assemblea dei vescovi. È stata, a tutti gli effetti una “crisi”, di quelle che monsignor Castellucci nel suo recente libro ha definito “benedetta” ( Benedetta Crisi, il contagio della fede nella Chiesa che verrà, Piemme edizioni). Un punto di svolta, dal quale si può uscire o migliori o peggiori, come dice papa Francesco.
Non sappiamo come andrà a finire. Ma la scorsa settimana, la Chiesa ha deciso di ascoltare, di non fermarsi a quello che non va, in un sinodo che vuole essere permanente, almeno come stile.
Qualcosa è già cambiato. È importante continuare a camminare insieme, laici e presbiteri, vescovi e diaconi, per vivere la Chiesa di oggi.
