Cesena
L’artista cesenate Gianluca Bosi sull’Osservatore Romano
Nell'edizione di ieri un ampio articolo firmato dal nostro direttore sulla mostra "Arazzi di luce" e sul grande papiro in cui è scritta in latino la Bibbia, in un'opera unica al mondo
La rassegna del giovane prof è stata aperta nella chiesa di San Zenone fino al 9 febbraio scorso, ma se ne parla ancora
La mostra si è chiusa a Cesena domenica 9 febbraio, ma si parla ancora dell’artista cesenate Gianluca Bosi. Della rassegna messa in cantiere con la galleria “Il Vicolo” di Marisa Zattini con Andrea Pompili nella chiesa di San Zenone, in via Uberti, si è occupato ieri il quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano.
“La mia ricerca verso un Dio che non sapevo esistesse”
Un ampio servizio, del nostro direttore Francesco Zanotti, ha aperto pagina 10 con il titolo “Preghiera di un matematico”. Tra i passi più significativi del servizio/colloquio con il giovane autore e docente alle medie del Sacro cuore, a Cesena, quello in cui Bosi dice che cercava “nella matematica l’infinito e la verità. Era la mia ricerca verso un Dio che non sapevo esistesse”. Poi, ancora, dice Bosi al nostro direttore, “Non sapevo ancora che l’infinito può toccare l’uomo se si apre al Mistero”. Un pezzo da leggere per un autore ancora tutto da scoprire, nel suo particolare mix tra scienza, arte e fede.
Il link da cui si può leggere l’intero servizio
Al link qui sotto si può leggere l’intero pezzo dal sito dell’Osservatore Romano.
https://www.osservatoreromano.va/it/news/2025-02/quo-040/preghiera-di-un-matematico.html

Il testo integrale dell’articolo dal titolo “Preghiera di un matematico”, di Francesco Zanotti.
Un lavoro lungo tre anni, tra matematica, arte e fede
Matematica, arte e fede: si condensa in queste tre parole il lavoro condotto a termine dal cesenate Gianluca Bosi, classe 1991, insegnante di matematica con un dottorato di ricerca sulla teoria delle probabilità e dei processi stocastici discreti. Arazzi di luce è la mostra che si è chiusa da qualche giorno nella sua città natale, allestita nella chiesa di San Zenone, con il patrocinio del Comune e della diocesi di Cesena-Sarsina. Proprio l’immagine del santo pare srotolare ai visitatori il papiro di nove metri, largo uno e mezzo, su cui Bosi ha trascritto in latino tutta la Bibbia. Si tratta del più grande calligramma (disegno fatto di parole) mai realizzato, portato a termine in tre anni. «Ho lavorato in piedi — dice l’autore — nella mia stanza, con penne e pennini ad hoc, pezzo per pezzo, ognuno pensato e studiato con calcolo matematico per arrivare in fondo, in un disegno che si compiva cammin facendo. Quest’opera, che nella sua interezza ho visto solo alla fine quando è stata composta, mi ha cambiato nel corso del tempo».
“La mia ricerca verso un Dio che non sapevo esistesse”
La Parola scritta è diventata un’esigenza di vita e, mentre veniva impressa e letta, al tempo stesso ha avuto la forza di mutare l’esistenza di chi la maneggiava con tanta cura e pazienza. «Dieci anni fa ero un ateo inquieto», confida Bosi davanti al pubblico a cui illustra la mostra che contiene anche sue opere precedenti: «Cercavo nella matematica l’infinito e la verità. Era la mia ricerca verso un Dio che non sapevo esistesse». I primi lavori di Bosi sono esercizi artistici su calcoli matematici. Quasi dei rompicapo che esprimono il desiderio di potere andare oltre. Dopo la rappresentazione binaria dei numeri 1 e 0, Gianluca si cimenta nel Salterio, il libro che scandisce la preghiera di una settimana, i 150 salmi della liturgia delle ore: «Volevo rendere visibile la preghiera attraverso i colori. È emerso un movimento da me non voluto, grazie all’inserimento di una stella posta all’inizio di ogni salmo».
Qualcosa che permettesse di vedere tutto Dio in un colpo solo
A Bosi non basta. Ci vogliono due anni in monastero per prendere coscienza che qualcosa ancora non gli torna. Realizza un labirinto con una frase che si ripete: «Signore Gesù, abbi pietà di me», un’implorazione di aiuto, una «preghiera del cuore», come quando si avverte di essere «chiamati a vivere e non a sopravvivere», precisa il matematico animato da una passione contagiosa. «Desideravo realizzare qualcosa — aggiunge l’artista — che mi permettesse di abbracciare e vedere tutto Dio in un colpo solo». Da qui nasce il ricorso alla cosmografia, la rappresentazione di ciò che è fuori da noi e dentro ogni persona. Per Bosi «quello che oggi si vede sul papiro è la traccia, l’impronta di un incontro di una Pasqua», come scrive nel catalogo curato da «Il Vicolo» di Cesena che accompagna l’allestimento, «quello che ho vissuto allorché riuscii a rialzarmi per abitare una nuova luce».
“La Parola di Dio mi scava dentro mentre la maneggiavo”
Il colpo d’occhio d’insieme fa comprendere il lavorio interno dell’artista. Dai colori più scuri dedicati al Vecchio Testamento si passa a quelli più chiari e luminosi in cui si dipanano i libri del Nuovo Testamento, in un intreccio di trame, curve e linee che forniscono l’immagine di un percorso verso la luce piena, quella della Croce che sfocia nella risurrezione. «È la rappresentazione plastica della mia trasformazione interiore — confida Bosi — riflessa nei colori dell’opera. Per me è stata un’esperienza di liberazione, con la Parola di Dio che mi scavava dentro mentre la maneggiavo».
Stupore, bellezza e infinito
Le due anime, quella dello scienziato e quella dell’artista, hanno trovato un punto di convergenza: «L’infinito della matematica e quello dell’universo non arrivavano al mio cuore. Avvertivo il bisogno di un orizzonte di senso. Era la mia lotta di allora. Non sapevo ancora che l’infinito può toccare l’uomo se si apre al Mistero». Stupore, bellezza e infinito sono i sentimenti suscitati dal lavoro di Bosi. Un’opera capace di trasformare la scrittura in immagine rigenerante, così come la lettura della Bibbia può essere l’acqua per uscire dal deserto dell’esistenza. «Il Signore vuole — conclude — che sperimentiamo un lembo di Paradiso, qui e ora». Un’esperienza possibile per tutti.