Lettere
La montagna e i suoi silenzi come segno del mistero
Caro direttore, il 17 luglio 2024 Giovanni Paolo II finisce la sua vacanza in Valle D’Aosta e dice ai suoi amici:“So che vi dispiace lasciare tanta bellezza; anche a me dispiace, perché qui si sfiora la mano di Dio”.
Riporto questa citazione di papa Wojtyla in quanto ogni volta che ritorno in montagna – dai 16 anni della mia adolescenza fino ai nostri giorni – si riverbera in me lo stesso pensiero.
La montagna e i suoi silenzi sono un richiamo all’infinito, un segno del mistero, con ciò che sta oltre le cime e il verde dei boschi e lo scorrere dell’acqua dei torrenti.
E nascono nell’anima le grandi domande di Leopardi: Che fa l’aria infinita, e quel profondo / Infinito Seren? che vuol dir questa / Solitudine immensa? ed io che sono?
In questi giorni ho trascorso una breve vacanza in Valle Aurina, in Alto Adige, un luogo ricco di un verde di boschi e di prati che mai avevo incontrato prima.
E il torrente Aurina e i tantissimi altri torrenti che, in un periodo di siccità come i nostri, tracimano acqua facendo del loro scorrere una musica che pacifica le tensioni quotidiane che appesantiscono le nostre giornate.
E mi è nata una riflessione in versi, scritta di getto in pochi minuti, per fissare i pensieri e le emozioni provate. Come segno di gratitudine.
Franco Casadei – Cesena
La Valle Aurina in poesia
Se percorri i sentieri della Valle Aurina,
lo scorrere delle sue acque su sassi e forre
è una musica che fa socchiudere gli occhi
e ti invita a rallentare il passo
musica che permea gli anfratti della vita
e i suoi abissi,
un richiamo alle origini del mondo
che si fa compagnia nel cammino
verso una meta ancora in parte ignota,
ma desiderata e fortemente ambita.
E il verde edenico di boschi e prati
e l’ondeggiare di larici e di abeti,
invito ad una danza tenendosi per mano.
Ed animali mansueti che pascolano
e ruminano in libertà totale,
segno di una pacificante quiete.
E la croce sui crinali e sulle cime
orma di Dio a guardia del creato.
E tu e noi, col nostro cammino lento,
come obbedienti ad un richiamo arcano
di Qualcuno che ci è vicino anche se lontano.
Pur deboli e fragili, ci si sente attesi
e insieme si alzano gli occhi al cielo
nel mentre spontanea nasce una preghiera
grati della gioia che ci ha inondato il cuore.