Dalla Chiesa
Prima catechesi di Leone XIV: “L’amore di Dio è “sprecone”. Non fa calcoli come noi”
Al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro un accorato appello per la situazione nella striscia di Gaza: "Il prezzo lo pagano bambini, anziani e malati"
Prima udienza generale del mercoledì, questa mattina, in piazza San Pietro, per papa Leone XIV.
Un mese fa l’addio a papa Francesco
Il Pontefice ha ripreso il ciclo di catechesi giubilari, sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”, iniziato da papa Francesco. La prima udienza di Prevost è coincisa con il trigesimo di Bergoglio, morto il 21 aprile scorso, Lunedì dell’Angelo. Al suo predecessore il Pontefice ha dedicato un pensiero: “Non possiamo concludere questo nostro incontro senza ricordare con tanta gratitudine l’amato papa Francesco, che proprio un mese fa è tornato alla casa del Padre”.
Le parabole come “provocazioni”
Al centro della catechesi, la parabola del seminatore, dal Vangelo di Matteo, definita dal Santo Padre “una specie di introduzione a tutte le parabole”. La storia raccontata da Gesù nelle parabole, ha detto Prevost, “fa nascere in noi delle domande, ci invita a non fermarci all’apparenza. Davanti alla storia che viene raccontata o all’immagine che mi viene consegnata, posso chiedermi: dove sono io in questa storia? Cosa dice questa immagine alla mia vita? Il termine parabola viene infatti dal verbo greco paraballein, che vuol dire gettare innanzi. La parabola mi getta davanti una parola che mi provoca e mi spinge a interrogarmi”.

L’amore di Dio è “sprecone”
Nello specifico, il seminatore del Vangelo “esce a seminare, ma non si preoccupa di dove cade il seme. Getta i semi anche là dove è improbabile che portino frutto: sulla strada, tra i sassi, in mezzo ai rovi. Questo atteggiamento stupisce chi ascolta e induce a domandarsi: come mai? Noi siamo abituati a calcolare le cose – e a volte è necessario – ma questo non vale nell’amore! Il modo in cui questo seminatore “sprecone” getta il seme è un’immagine del modo in cui Dio ci ama. È vero infatti che il destino del seme dipende anche dal modo in cui il terreno lo accoglie e dalla situazione in cui si trova, ma anzitutto in questa parabola Gesù ci dice che Dio getta il seme della sua parola su ogni tipo di terreno, cioè in qualunque nostra situazione: a volte siamo più superficiali e distratti, a volte ci lasciamo prendere dall’entusiasmo, a volte siamo oppressi dalle preoccupazioni della vita, ma ci sono anche i momenti in cui siamo disponibili e accoglienti. Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca. Egli ci ama così: non aspetta che diventiamo il terreno migliore, ci dona sempre generosamente la sua parola. Forse proprio vedendo che Lui si fida di noi, nascerà in noi il desiderio di essere un terreno migliore. Questa è la speranza, fondata sulla roccia della generosità e della misericordia di Dio”. ln definitiva, “questa parabola ci dice che Dio è pronto a “sprecare” per noi”.

Il seminatore al tramonto di Van Gogh: “Bellissima immagine di speranza”
Poi un riferimento all’arte: “Ho in mente quel bellissimo dipinto di Van Gogh: Il seminatore al tramonto. Quell’immagine del seminatore sotto il sole cocente mi parla anche della fatica del contadino. E mi colpisce che, alle spalle del seminatore, Van Gogh ha rappresentato il grano già maturo. Mi sembra proprio un’immagine di speranza: in un modo o nell’altro, il seme ha portato frutto. Non sappiamo bene come, ma è così. Al centro della scena, però, non c’è il seminatore, che sta di lato, ma tutto il dipinto è dominato dall’immagine del sole, forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante. È il sole che scalda le zolle della terra e fa maturare il seme”.

Appello per Gaza
Dopo aver riassunto la sua catechesi nelle diverse lingue, Leone XIV ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli presenti. Quindi ha rivolto un appello per Gaza: “È sempre più preoccupante e dolorosa – ha detto ai fedeli di lingua italiana – la situazione nella Striscia di Gaza. Rinnovo il mio appello accorato a consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate“.
