Il giorno delle stimmate di san Francesco

La riflessione: il Poverello di Assisi "alter Christus"

"San Francesco riceve le stigmate" (opera del Guercino, Cesena)

Condividiamo con i lettori la riflessione del nostro affezionato lettore Massimo “Pepe” Pieri, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la stimmatizzazione di san Francesco.

Caro direttore,

il 17 settembre di ogni anno, le famiglie francescane celebrano l’Impressione delle sante stimmate su san Francesco d’Assisi. Lo sappiamo più o meno tutti che il Poverello, verso la fine della sua vita, era una piaga ambulante, un ammasso di sofferenza, di dolori e spasmi. I tumori di oggi per lui sarebbero state carezze. Le Fonti francescane (la raccolta di tutti gli scritti ufficiali dell’Ordine), ci danno un elenco di ciò che Francesco si portava da tempo appresso: soffriva di disturbi al fegato, agli occhi e, nonostante tutto, era sempre allegro.

Sul monte la Verna

Ciò che lo poteva avvicinare o sfiorare di Gesù con la sofferenza fisica, spirituale o morale lo rendeva lieto: soffrire per il suo amatissimo Signore era la massima aspirazione. E come se non bastasse aggiungeva quaresime e digiuni. E in una di queste quaresime, quella dedicata a san Michele Arcangelo si trovava sul monte la Verna, lontano dai clamori del mondo e dalla confusione, nel silenzio più assoluto e lì chiese al Signore qualcosa di mostruoso a livello spirituale e corporale: provare nel suo corpo e nel suo spirito ciò che Gesù provò nel momento della sua acerbissima Passione e aggiunse nel chiedere la grazia di percepire nel suo cuore lo stesso amore divino per tutti gli uomini. Un folle! Un matto, sì ma d’amore.

L’ultimo sigillo

Ciò che Francesco provava per Gesù era una cosa inarrivabile agli altri. Una devastazione amorosa… L’amore del Poverello arrivava a spostare gli equilibri per raggiungere anche solo per un momento, un istante il suo Signore. E giungiamo alla fatidica prova del nove. Ci facciamo aiutare da Dante. Il vate scriveva così: Nel crudo sasso intra Tevere ed Arno… da Cristo prese l’ultimo sigillo… (Divina commedia Paradiso canto XI, versi 106-108). E apparve a lui in estasi Gesù crocifisso in forma di serafino alato ed apparirono nelle palme delle mani e sul dorso dei piedi dei chiodi come di carne che trapassarono mani e piedi rendendolo tutto simile al Crocifisso. Sul fianco destro uno squarcio sanguinante lasciava intravedere la piaga della lancia che Longino infierì sul corpo inerme del Signore.

Un altro Cristo

Era il 17 settembre dell’anno 1224. Francesco aveva raggiunto ciò che il suo cuore desiderava da sempre, la massima aspirazione: essere come il suo Signore e Maestro. Un alter Christus, un altro Cristo, come Lui crocifisso. Concludo, caro direttore, nell’evidenziare che le stimmate di Francesco sono singolari e uniche. Tutti gli altri stigmatizzati della storia dei santi, da Caterina da Siena a Veronica Giuliani, da Padre Pio a Natuzza Evolo, riportano sulle mani e nei piedi solo i fori dei chiodi, san Francesco aveva chiodi di carne che rendevano la deambulazione difficile e dolorosa. Per questo santa Chiara e le sue sorelle, gli “tessero” un paio di pantofole adattate al caso, per cercare di aiutarlo a camminare e sentire un pochino meno dolore. L’amore vero, quello genuino, arriva a fare cose impensabili.