Leone XIV alla Centesimus Annus: “Dottrina e dialogo non sono opposti”

Prevost sulla Dottrina sociale della Chiesa: "C'è poco dialogo attorno a noi. Educare al senso civico e dare la parola ai poveri"

L'incontro di Leone XIV con i membri della fondazione Centesimus Annus (foto: Vatican Media)

Papa Leone XIV questa mattina, nella sala Clementina del Palazzo apostolico, ha ricevuto in udienza i membri della fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, in occasione della conferenza annuale internazionale. La fondazione si propone di collaborare allo studio e alla diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, come esposta in tutto il magistero pontificio, a partire dalla “Rerum Novarum” di Leone XIII e in particolare nell’enciclica “Centesimus Annus” di san Giovanni Paolo II, da cui prende il nome.

La cultura dell’incontro

Dopo il saluto introduttivo del presidente Paolo Garonna, il Papa ha guardato al tema scelto per la conferenza “Superare le polarizzazioni e ricostruire la governance globale: le basi etiche”. Un invito, come esortava il Pontefice la sera della sua elezione, “a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro”, in un tempo che Bergoglio definiva di “policrisi”.

Secondo Prevost la Dottrina sociale “ci educa a riconoscere che più importante dei problemi, o delle risposte a essi, è il modo in cui li affrontiamo, con criteri di valutazione e principi etici e con l’apertura alla grazia di Dio”. No quindi a risposte affrettate ai problemi “perché ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande”. Sì invece al dialogo e alla “cultura dell’incontro”, attraverso il dialogo e l’amicizia sociale.

Dottrina è “conoscenza affidabile, ordinata”

Il Papa ha sottolineato che “per la sensibilità di molti nostri contemporanei la parola “dialogo” e la parola “dottrina” suonano opposte, e incompatibili. Forse quando sentiamo la parola “dottrina” ci viene in mente la definizione classica: un insieme di idee proprie di una religione. E con questa definizione ci sentiamo poco liberi di riflettere, di mettere in discussione o di cercare nuove alternative. Si fa urgente, allora, il compito di mostrare attraverso la Dottrina sociale della Chiesa che esiste un significato altro, e promettente, dell’espressione “dottrina”, senza il quale anche il dialogo si svuota. I suoi sinonimi possono essere “scienza”, “disciplina”, o “sapere”. Così intesa, ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione. In questo modo una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità”.

“Giudizio prudenziale”, non “indottrinamento”

Niente a che vedere con l’indottrinamento definito “immorale”, in quanto “impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà del rispetto della propria coscienza – anche se erronea – e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi. Al contrario, la dottrina in quanto riflessione seria, serena e rigorosa, intende insegnarci, in primo luogo, a saperci avvicinare alle situazioni e prima ancora alle persone. Inoltre, ci aiuta nella formulazione del giudizio prudenziale. Sono la serietà, il rigore, la serenità ciò che dobbiamo imparare da ogni dottrina, anche dalla Dottrina sociale.

“Dare la parola ai poveri”

In merito alla stretta attualità, “nel contesto della rivoluzione digitale in corso, il mandato di educare al senso critico va riscoperto, esplicitato e coltivato, contrastando le tentazioni opposte, che possono attraversare anche il corpo ecclesiale. C’è poco dialogo attorno a noi, e prevalgono le parole gridate, non di rado le fake news e le tesi irrazionali di pochi prepotenti. Fondamentali dunque sono l’approfondimento e lo studio, e ugualmente l’incontro e l’ascolto dei poveri, tesoro della Chiesa e dell’umanità, portatori di punti di vista scartati, ma indispensabili a vedere il mondo con gli occhi di Dio“. Da qui un invito a “dare la parola ai poveri”.

“Oggi c’è un profondo desiderio di spiritualità”

Ai membri della fondazione pontificia, dal Santo Padre, un invito finale al dialogo e al discernimento: “C’è oggi un bisogno diffuso di giustizia, una domanda di paternità e di maternità, un profondo desiderio di spiritualità, soprattutto da parte dei giovani, e degli emarginati, che non sempre trovano canali efficaci per esprimersi. C’è una domanda crescente di Dottrina sociale della Chiesa a cui dobbiamo dare risposta“.