Dalla Chiesa
Quella strana coppia: Francesco e frate Leone
L’elezione di papa Prevost. Il commento del presidente nazionale dell’Ucsi, l’Unione della stampa cattolica italiana
In edicola e nelle case degli abbonati da domani, giovedì 15 maggio, il numero 18 del Corriere Cesenate. Dedichiamo ampio spazio alla notizia dell’elezione del nuovo papa, Robert Francis Prevost. Fra le opinioni, quella di Vincenzo Varagona, presidente presidente nazionale dell’Ucsi, l’Unione della stampa cattolica italiana, che proponiamo anche qui di seguito.
Privilegio e responsabilità
A quasi quattro mesi dal Giubileo, il primo e unico Giubileo 2025 al quale papa Francesco ha potuto partecipare, i giornalisti di tutto il mondo, lunedì scorso sono tornati a incontrare un papa, quello nuovo, Leone XIV.
È la prima volta nell’era moderna che un conclave cada nell’anno giubilare. È ormai prassi che il primo saluto il nuovo Pontefice lo renda ai giornalisti che vengono ancora ritenuti un canale importante di comunicazione con il mondo intero. I giornalisti spesso dimenticano questo ruolo di grande responsabilità: perché accanto al privilegio, di incontrare il Papa per primi, c’è anche la responsabilità di saperlo “raccontare” bene. Mi piace pensare che possa essere un primo banco di prova per il mandato che Francesco ci ha dato a gennaio: «Dite la verità – ha chiosato accantonando le nove pagine preparate – ma soprattutto, siate veri». Ecco, la prima riflessione è che, cambiato il Papa, non cambia la “missione”: «Recuperate la centralità della persona».
Reality in piazza San Pietro
E allora, fa sorridere pensare quello che è successo in questi giorni, con un conclave ridotto né più né meno che a un reality, con una sapiente sceneggiatura, trame piene di colpi di scena, personaggi che per puntate erano in primo piano, inseguiti sul selciato di via della Conciliazione, per poi finire sullo sfondo (del reality). Per la prima volta abbiamo visto anche i droni su piazza san Pietro. Non sappiamo se il prossimo conclave reggerà le esigenze della clausura. Fuori dalla Sistina, sui social, in tempo reale, paginate di commenti di telespettatori-comparse del reality delusi, altri entusiasti, altri attendisti, nel senso che hanno atteso la fine della stagione e già si proiettano su quella nuova… Poi arriva lui, Leone XIV, che spazza via in un sol colpo le previsioni dei bookmaker. Vero, il suo nome era stato fatto, ma in un conclave 2025, in cui tutte le biografie erano state radiografate e “tacchizzate” con contrasto, quale nome era stato risparmiato?
Di che Papa abbiamo bisogno?
Dicevamo, arriva lui. Non dice «buona sera», ma la sua prima parola è «pace». Il solo dire “americano” richiama con terrore i 14 milioni di dollari trumpiani. Anche di Bergoglio si era detto che era peronista colluso con il sistema. La realtà ha affermato un’altra verità. Papa Prevost non ha nulla da dimostrare, ma certo Bergoglio non avrebbe mai tirato la volata a un ipotetico cardinale trumpiano.
Papa Leone forse non ha l’impatto che piazza san Pietro cercava, anche se la foto a cavallo e la cantata “Feliz navidad” gli ha subito restituito il maltolto. Mi chiedo: abbiamo bisogno di un Papa d’impatto? Credo che abbiamo bisogno di un Papa che prenda per mano la sua Chiesa e la accompagni a essere luce di pace nel mondo.
C’è anche frate Leone
Da uomo a uomo mi chiedo pure, guardando gli occhi lucidi di un quasi settantenne teneramente emozionato, come possa vivere questi momenti, che lo Spirito gli ha sistemato a capo di una vita ricchissima, fatta di America latina, di esperienza missionaria, e anche di curia romana. È vero, forse: sognavamo un’altra cosa. Qualcuno davanti a “Leone” ha storto il naso. Ma a noi piace pensare non solo al Leone, papa della Rerum Novarum, ma anche a frate Leone, che con Francesco ha formato una coppia straordinaria. Pensate a Francesco e Leone, la strana coppia. È anche vero che spesso, se ci si crede, la realtà è capace di superare i nostri sogni. Diamole tempo e vedremo.