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emergenza sanitaria ed economica

Coronavirus, i ristoratori: "Consentire l'asporto come avviene in Europa"

Le richieste dei presidenti Fipe cesenati Vincenzo Lucchi (ristoratori) e Angelo Malossi (bar)

Coronavirus, i ristoratori: "Consentire l'asporto come avviene in Europa"

Copiare le buone pratiche adottate nel resto d’Europa per scongiurare la morte della ristorazione italiana. Lo chiedono i presidenti Fipe cesenati Vincenzo Lucchi (ristoratori) e Angelo Malossi (bar), secondo i quali bisogna consentire ai ristoratori italiani di vendere piatti pronti da asporto ai clienti, nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria e di distanziamento, come accade nella maggior parte dei Paesi europei.

"Molte nostre attività chiuse da quasi cinquanta giorni effettuano la consegna a domicilio - affermano i due presidenti - ma, in attesa della riapertura, che auspichiamo vicina - va permesso il servizio di asporto.  Fipe ha verificato che il servizio di take away è attualmente attivo in Francia, Germania, Danimarca, Regno Unito, Irlanda, Lituania, Malta, Svizzera, Turchia, Olanda e Finlandia. Perché in Italia dovrebbe, al contrario, rimanere proibito? D’accordo e prioritario ragionare sulle precauzioni sanitarie,  per evitare la ripartenza del contagio, ma non possiamo farci paralizzare dalla paura. È il momento di reagire e il modo migliore è anche quello di fare nostre le best practices degli altri, consentendo tra l’altro anche ai bar, ai ristoranti e agli altri pubblici esercizi il servizio di take away, oggi già possibile in quasi tutta la distribuzione alimentare. In questo modo si avrebbero numerosi vantaggi: un servizio in più ai cittadini, che potranno scendere al ristorante sotto casa per acquistare piatti pronti riducendo le code nei supermercati o nei negozi alimentari, e un'opportunità commerciale per un settore strategico e identitario della nostra economia, tra i più danneggiati dall’emergenza in corso. Perdere ulteriore tempo, significherebbe favorire l’agonia della ristorazione italiana”.

"La situazione del settore è drammatica anche tra le centinaia di attività del cesenate - aggiungono Lucchi e Malossi -.Per questo Fipe chiede misure per farlo sopravvivere: risorse vere a fondo perduto per le imprese parametrate alla perdita di fatturato moratoria sugli affitti, compensazione per il periodo di chiusura e per il periodo di ripartenza, cancellazione dell'imposizione fiscale come Imu, Tari, affitto suolo pubblico e altre imposte fino alla fine del periodo di crisi e sospensione pagamento delle utenze, prolungamento degli ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia e sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali e reintroduzione dei voucher per il pagamento del lavoro accessorio, possibilità di lavorare per asporto, come avviene in tutta Europa, concessione di spazi all’aperto più ampi nel periodo di convivenza con il virus, per favorire il distanziamento sociale e permettere agli esercizi di lavorare, un piano di riapertura con tempi e modalità certe condiviso con gli operatori del settore, per permettere a tutte le imprese di operare in sicurezza".

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