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Il TedxCesena in onda ieri sera al Verdi "Kilometro zero live"

Sei gli speaker per l'edizione 2021, presentati da quelli dell'edizione andata online nel 2020

Gli organizzatori Maurizio Berti (curatore) e Fulvia Venturi, con tutti i volontari coinvolti nel progetto 2021

Rendere virali le idee che meritano di essere diffuse. Idee innovative. Questo lo scopo dichiarato dai due conduttori/organizzatori. Maurizio Berti e Fulvia Venturi, dell'evento cesenate andato in onda ieri sera al teatro Verdi. Stiamo parlando dell'edizione 2021 del TedxCesena dal titolo "Kilometro zero live" succeduto a quello del 2020 realizzato solo online a motivo della pandemia in corso. 

Il TedxCesena è collegato agli altri tremila che si tengono in tutto il mondo. Il format è collaudato e funziona. Come è funzionato anche ieri sera. Le migliori idee che ribollono, hanno ricordato ancora Berti e la Venturi in avvio di serata, tutta esaurita da tempo e traslocata in sole 24 ore, a tempo di record, a motivo del maltempo dal chiostro di san Francesco al teatro Verdi. 

"Curiosità, ispirazione, azione", questo è quello che ci muove, hanno aggiunto gli organizzatori che si sono avvalsi di una trentina di volontari, con il sostegno di una quindicina di sponsor e partner istituzionali. "Sognate in grande, perché nessun sogno è mai soltanto un sogno": questa la frase di lancio dei sei protagonisti che sono stati introdotti dagli speaker dell'edizione precedenti che si erano visti solo in rete: Marinella Drudi, Kristian Fabbri, Martina Fiuzzi e Brenda Casadei, Stefano Maldini, Mirko Orioli e Massimo Petracci. 

Marco Ramilli, cesenate doc, prima studente, poi ricercatore, imprenditore e manager e fondatore di Yoroi, uno dei massimi esperti in sicurezza digitale ha spazzato subito il campo dai dubbi circa la tecnologia. "È grazie a essa se abbiamo potuto continuare a imparare e a far vedere i nipoti ai nonni durante la pandemia", tanto per citare solo un elemento a favore del mondo digitale. 

Ramilli ha parlato del malware, un artefatto realizzato da coloro che compiono attacchi nel mondo digitale. "Ho preso dei malware e li ho guardati negli occhi - ha detto Ramilli - in odo da poterli visualizzare. Ve ne presento tre. Emotet: è stato il primo grande malware che è riuscito a unire tante forze di Polizia per ucciderlo. Cryptolocker: il primo che ha chiesto un riscatto per poter tornare in possesso dei dati sottratti. E poi il Maze, che è incredibile. Ha attuato una doppia estorsione. Ha chiesto due riscatti. Uno per il ritorno dei dati ai legittimi proprietari e uno perché non vengano pubblicati".

"Noi cosa possiamo fare?", si è chiesto Ramilli. "Immaginando quello che è già successo, potremmo immaginare il futuro, come è accaduto con la riproduzione dei quadri di Rembrandt". Allora rimane la domanda che è anche una provocazione: "Non potrebbe essere l'arte a salvare il digitale".

Di dono e generosità ha parlato Valerio Melandri, fresco direttore del master in Fundraising dell'università di Bologna. "Per mandare avanti il mondo del non profit ci vogliono soldi - ha chiarito subito il prof -. Pensate che in Italia, a fronte di un Pil di 1800 miliardi di euro, ci sono 6 miliardi di donazioni. E poi doniamo poco e male. O meglio, pensiamo male al mondo del non profit. Il mondo del non profit può cambiare solo se cresce. Ecco allora cinque consigli per donare in modo che si generi più cambiamento, in maniera intelligente".

"Il primo - ha proseguito Melandri -: dare una soluzione ai problemi cronici, e meno alle cause emotive, in modo da costruire di più. Due: meno si investe nella struttura e meno cresce. La questione vera è non quanto costa la struttura, ma il risultato che produce. Tre: c'è un gran fiorire di persone che fanno raccolta fondi, ma non tanto le organizzazioni. Favorirei le organizzazioni piuttosto che singole raccolte personali. Quarto: qual è la vostra causa? Quinto: se ne sceglie una per tutta la vita". Rimanere fedeli, è il consiglio del prof, così si diventa anche sponsor di quella causa. In quel caso, la persona produce un cambiamento. 

Cassandra Raffaele, la terza speaker, siciliana d'origine e cesenate d'adozione, ha spiegato il segreto per scrivere una bella canzone. Quindi ha chiesto al pubblico di partecipare scegliendo prima un pezzo con la chitarra, poi un titolo e poi chiedendo di scrivere delle frasi immaginate. Sì, perché "per immaginare la musica - ha detto la Raffaele - serve immaginare la musica". E ha concluso, dopo aver cantato la canzone composta assieme ai presenti: "La canzone bella sarà quella che ha la verità dentro. La canzone più bella della vostra vita".

Pugliese d'adozione e cesenate per scelta, Raffaele Salvemini, fondatore della start up Vibre, si occupa della connessione tra uomo, tecnologia e mondo circostante, grazie alle neurotecnologie. Ha trattato di affaticamento mentale, degli errori in sala operatoria, dopo tante ore di lavoro, degli incidenti aerei, delle morti dei sub e degli sbagli commessi dai controllori di volo. "L'errore sta nei processi - ha aggiunto -. Non si tiene conto dei limiti delle persone e che i limiti sono diversi da persona a persona". Poi il consiglio finale: "Dobbiamo riuscire a imparare ad ascoltare la nostra mente".

Il docente di ingegneria meccanica all'università di Bologna, sede di Forlì, Augusto Bianchini, ha trattato di sostenibilità. "Nella quotidianità - ha chiarito subito - tendiamo alla sostenibilità, ma poi non sappiamo che fare. L'intenzione per essere sostenibile non ci fornisce le linee-guida per esserlo".

Allora anche lui si è chiesto: "E noi che possiamo fare?". E ha fornito tre pilastri per la sostenibilità: l'impatto ambientale, quello sociale e quello economico".

Si può misurare la sostenibilità? Sì, ma "non si può pensare di fare sostenibilità da soli, ma all'interno di una filiera". Poi ha detto senza mezzi termini: "Plastic free è un'utopia, lo sapete, vero? Invece all'interno di una filiera in cui si lavora tutti assieme e con il medesimo scopo, c'è la possibilità di fare sostenibilità anche dal punto di vista economico".

Ultima speaker è stata Maria Serena Mastrangelo, psicoterapeuta sistemico-relazionale che ha intrattenuto il pubblico sull'amore di coppia. Ha suddiviso gli ultimi 35 anni in tre fasi. Gli anni dall'85 al 95 sono quelli caratterizzati dalla coppia che doveva tenere unita la famiglia a tutti i costi. I dieci anni successivi hanno visto maggiore attenzione per la realizzazione personale, con la coppia che è diventata più fragile. Negli ultimi 15 anni "la coppia è ancora più sotto pressione, stretta dal desiderio di sicurezza che viene dall'essere in due e quello di libertà".

Poi ha delineato quattro tipi di coppia. Il primo: i compatibili, quelli che si incastrano bene. Se poi uno dei due cambia, sono guai. Due: i pacifisti, quando il mondo è visto come un pericolo. Tre: gli esploratori, quello che viaggiano sempre. Quando il mondo è un piacere. Quattro: gli imprenditori, quando il mondo è da conquistare, quelli che hanno tutto programmato con una schematicità che impedisce di accedere alla complessità umana. 

"per creare una coppia - ha aggiunto la Mastrangelo - c'è qualcosa di buono da prendere da questi quattro tipi che vi ho illustrato. La fissità in uno solo dei quattro modelli fa sentire insoddisfatti. La coppia sana è elastica e il modello di riferimento sono i trapezisti: sanno volteggiare nell'aria, si aggrappano l'uno l'altro e hanno una rete di protezione".

Poi i cinque ingredienti per diventare trapezisti: la creatività che è sempre migliorabile; l'attenzione costante; l'amicizia; la solitudine per allenarsi a stare in due; essere sponsor della felicità dell'altro. Con il consiglio finale della psicoterapeuta: "Proviamo a correre il rischio di amare e di essere amati. Il miglior modo è quello di una coppia di abili trapezisti". 

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Simpatico intermezzo al TedxCesena di ieri sera quello proposto da Donatella Buda e Carolina Curcio che hanno coinvolto il pubblico in un breve risveglio muscolare tra musica e colori, come mostra la foto. 

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