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Solidarietà senza frontiere

Corpo europeo di solidarietà: un altro modo di essere giovani

Il programma comunitario offre ai giovani tra i 18 e i 30 anni l’opportunità di vivere un’esperienza di volontariato tra i due e i dodici mesi in un altro Paese Ue o in alcuni Paesi limitrofi nei settori più diversi: sociale, culturale, ambientale, progetti di integrazione, di inclusione, rivolti a persone disabili o minoranze. "I giovani - spiega Silvia Rapizza, del Ciessevi Milano - non devono spendere un euro perché l’Ue finanzia il percorso". Ragazzi protagonisti, "consapevoli di essere parte dell'Unione europea"

Corpo europeo di solidarietà: un altro modo di essere giovani

Sono partiti come volontari in giro per l’Europa circa 15mila giovani italiani, ne sono arrivati in Italia altrettanti. In oltre 20 anni l’Unione europea ha dato all’Italia 36 milioni di euro per sostenere esperienze di volontariato europeo. Da quando è nato il Servizio volontario europeo (Sve), fino al neonato Corpo europeo di solidarietà (Ces, https://europa.eu/youth/solidarity_it), iniziativa lanciata a fine 2016 dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, i giovani europei coinvolti sono stati 100mila.

Di recente il Parlamento europeo ha votato per destinare nel prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 la cifra di 1,1 miliardi di euro per questo programma. A spiegare al Sir la preziosità di questa esperienza che l’Ue offre ai giovani è Silvia Rapizza: lavora presso il Centro servizi per il volontariato (Ciessevi), che dal 1998 a Milano fornisce supporto al mondo del volontariato. “Cerchiamo di promuovere il programma nelle scuole, tra i giovani, e diamo supporto ai singoli giovani interessati in tutte le pratiche per partire. Nel 2018 come Ciessevi abbiamo accompagnato tre ragazze e un ragazzo ma le organizzazioni che supportano l’invio sono tante e molto specializzate. A noi interessa l’informazione e la sensibilizzazione perché i giovani colgano l’importanza di questa opportunità”.

Che cosa è il Corpo europeo di solidarietà?

È un programma Ue che offre ai giovani tra i 18 e i 30 anni l’opportunità di fare un’esperienza di volontariato tra i due e i dodici mesi in un altro Paese Ue o in alcuni Paesi limitrofi nei settori più diversi: sociale, culturale, ambientale, progetti di integrazione, di inclusione, rivolti a persone disabili o minoranze. Le organizzazioni e gli enti che possono accogliere volontari sono molto diversificati: i giovani possono scegliere per interessi, inclinazioni, capacità, aspirazioni. Accanto all’opportunità di volontariato, che rimane quella più consistente anche in termini di budget (80%), il Ces dà ai giovani la possibilità di lavoro o tirocinio nel proprio Paese o all’estero sempre nell’ambito di progetti di solidarietà: una novità totale del Corpo europeo che sarà gestita dall’Eures, la rete per la mobilità dei lavoratori in Europa. Un’altra novità rispetto allo Sve è che si possono svolgere progetti di volontariato anche nel proprio Paese: questo per permettere a coloro che non si sentono così sicuri di fare un’esperienza lunga all’estero, di dedicare del tempo a progetti di volontariato nel proprio Paese magari in una realtà territoriale o sociale diversa dalla propria.

Ma quale ruolo ha l’Unione europea in tutto ciò?

I giovani non devono spendere un euro perché l’Ue finanzia il percorso: viaggio, alloggio e vitto, trasporti locali, una mancia mensile per le piccole spese, il supporto linguistico e il tutor, persona dell’organizzazione che accoglie e guida il giovane nello svolgere il proprio compito, il mentor, persona che lo guida nell’inserimento nel territorio, nella comunità più allargata. Spesso è un giovane che ha fatto l’esperienza di volontariato in un altro Paese e conosce le difficoltà e le esigenze di chi fa un’esperienza di questo tipo. L’Ue svolge anche un’opera di garante che questi progetti di volontariato offerti siano di qualità, cioè garantiscano un percorso di apprendimento personale, culturale ma anche in prospettiva occupazionale e che le associazioni che si candidano a inviare o accogliere giovani abbiano i requisiti necessari a garantire la qualità dei progetti. Per questo le organizzazioni che vogliono accogliere devono accedere a un accreditamento e ottenere una “quality label”, un’etichetta di qualità superando un esame presso le Agenzie nazionali giovani dell’Ue. L’organizzazione accreditata ha tre scadenze ogni anno per presentare il proprio progetto all’Agenzia che delibera la sovvenzione.

Chi in Italia ospita giovani volontari provenienti dall’estero?

In Italia sono tante e diverse le associazioni che accolgono giovani, avendo visto la potenzialità di questo canale, non soltanto in termini di contributo operativo ma come apporto di giovani provenienti dall’estero che possono offrire spunti innovativi alla realtà in cui vanno a collocarsi. Chi si candida come volontario è anche invitato a proporre attività, promuovere iniziative inerenti all’ambito di azione dell’organizzazione che accoglie. Nell’ambito lombardo, ad esempio, posso citare Caritas ambrosiana, Avis regionale Lombardia, Associazione Joint, Casa per la pace Milano, Scambieuropei, Lipu, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

Concretamente i giovani intenzionati a vivere questa esperienza che cosa devono fare?

Devono candidarsi registrandosi nel portale del Corpo europeo di solidarietà dando informazioni sulle proprie esperienze, formazione, motivazioni, ambiti preferiti, periodi. Si possono iscrivere a 17 anni ma devono avere 18 per partire e devono rientrare entro il compimento del 31° anno. Le organizzazioni accreditate presentano schede descrittive del progetto e vedono i profili dei giovani. I giovani mandano la propria manifestazione di interesse all’organizzazione e le associazioni stesse possono contattare i giovani sulla base dei profili. Il primo matching avviene quindi sul portale e poi si apre l’interlocuzione. C’è però anche la possibilità di “gruppi di volontariato” più brevi (da due settimane e due mesi), che coinvolgono gruppi tra i 10 e i 40 giovani che si trovano a fare attività provenendo da Paesi diversi, spesso d’estate. Questo per incentivare la partecipazione di giovani che magari da soli non se la sentono di partire, e per favorire la partecipazione di chi studia o lavora ma vuole comunque dare un contributo per qualche settimana. Altro elemento totalmente di novità sono le iniziative o progetti di solidarietà per favorire la cittadinanza attiva a livello locale: gruppi informali di almeno 5 giovani che decidono di proporre un impegno a livello locale che possa produrre un cambiamento sulle tematiche rilevanti anche su scala europea (dall’ambiente all’integrazione…) possono ricevere un piccolo finanziamento per svolgere le attività presentate di circa 500 euro al mese.

Può partire chiunque?

Sì, non ci sono requisiti; ciò che serve è tanta motivazione e la voglia di mettersi in gioco e affrontare difficoltà, legate all’essere lontani da casa, in una esperienza nuova, con persone di altre lingue, abitudini e culture.

Ci sono storie di successo?

Direi che sono proprio tante: sono sempre esperienze arricchenti, formative di crescita, che lasciano il segno. Nel momento finale di valutazione, al rientro in Italia, i giovani dicono quanto siano cambiati e addirittura quanto sia per certi aspetti difficile il rientro per l’intensità dell’esperienza fatta.

Questi giovani, secondo lei, andranno a votare alle elezioni europee?

Direi che questi sono giovani che vivono sulla propria pelle il beneficio dell’Ue e sono diventati consapevoli di esserne parte.

Fonte: Sir
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