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Terremoto, una testimonianza dal Marocco

La famiglia di Marwan Badahi, fino a un anno fa giocatore della Fustal Cesena, vive nella periferia di Agadir, la loro casa è distrutta

Terremoto, una testimonianza dal Marocco

Il forte e devastante terremoto che ha colpito nella notte tra venerdì e sabato scorso il Marocco (epicentro a 70 chilometri a Sud-Est di Marrakech nella provincia di Al-Haouz) non solo ha lasciato una lunga scia di sangue in termini di morti e dispersi, nel momento della stesura di questo pezzo sono oltre 2mila i deceduti e altrettanti i feriti, ma anche tanta apprensione per i familiari che vivono all’estero.

Uno di questi è Marwan Badahi, giocatore di calcio a 5, ora in forza al Bologna, ma fino allo scorso anno tra le fila della Futsal Cesena. Proprio il laterale che si è trasferito in Italia nel 2006 e vive a Castel Bolognese ci racconta la situazione drammatica nel suo paese d’origine.

“Al momento del terremoto mio cugino, che abita nella periferia di Agadir, si trovava assieme alla sua famiglia fuori dalla propria abitazione. Tornato a casa ha ritrovato l’edificio distrutto. La paura è stata tanta, così come la preoccupazione. Provo tanto dispiacere”.

Nell’elenco c’è anche uno zio che abita più a Sud a Guelmim, un piccolo paese ai confini col deserto del Sahara. “Lì il terremoto si è sentito ma non ha creato danni, solamente ha provocato tanto spavento. La gente, mi è stato raccontato, si è radunata all’aria aperta finché non si è calmata la situazione”. Lo stesso rimedio è stato usato anche da altri due cugini nei pressi della stessa cittadina. “È il paese in cui vivevano i miei nonni - precisa Badahi -. Al momento so che hanno passato queste notti in una sorta di campeggio improvvisato con cibo e acqua. In generale tutti i miei parenti, per il momento, stanno bene anche se alcuni non hanno più le proprie abitazioni, distrutte dalla scossa”.

Il grado registrato è stato di 6,7 della scala Richter e “ci sono tante famiglie ancora disperse, oltre ai danni incalcolabili. I soccorsi sono pochi ma i tanti volontari stanno lavorando per recuperare le persone che mancano all’appello”.

Di seguito alcune fotografie 

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