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Al Meeting di Rimini 2023 una mostra sulla montagna

Sorpresa e meraviglia che apre alla domanda su Chi fa le montagne, Chi fa me stesso e gli altri

Foto dalla cima del Monte Bianco, di Augusto Biasini

“…dai babbo raccontami…”  “raccontami tu invece… com’è questa Don Quixote?...” ribatto a mio figlio Luca che ha appena scalato i 900 metri della sud della Marmolada. Affascinato come me dalla passione per la montagna, insiste per sentire le storie che ho vissuto lassù, perché l’ho fatto e il loro significato. Salire e guardare fino a che non c’è più nulla da scalare, alla cima, inseguendo una gioia che è tanto intensa e struggente quanto effimera, come un fiocco di neve che, da perfetto e unico cristallo nell’aria, svanisce nella mano. E subito dopo costretto a lasciare quest’atmosfera rarefatta per tornare giù e provare a parlarne e raccontare qualcosa che alla fine, forse, non potrà mai essere spiegato del tutto perché irriducibilmente tuo e personale.

L’alpinismo è imparare a vivere più intensamente, una voglia di bellezza, di conoscenza di esplorazione del mondo e dei propri limiti con un po’ di orgoglio per la propria forza. Lassù riacquista valore il ritmo del giorno e della notte, l’alternanza di fatica e riposo, e con le emozioni si formano quelle immagini interiori alle quali poi si ritorna spesso durante la vita… diventano come luoghi dell’anima. Ricordo il terrore del primo volo in montagna sulla Steger, l’impotenza verso i fulmini terrorizzanti sulla cima del Cristallo accucciato in una caverna di neve, l’incredibile fortuna di trovare una corda sotto l’acqua della cascata quando oramai tenevo in mano la fine della doppia, i pensieri di morte durante il bivacco sull’Innominata al Bianco, il crollo e la scomparsa di tutta una cengia con il volo senza conseguenze del mio compagno di cordata, mentre lo recuperavo sul Cervino, la tempesta sulla Minnigerode al Gran Zebrù, i panorama mozzafiato in punta, la salita al Pizzo Badile mentre la ripeteva Cassin dopo cinquant’anni, o quella al Monte Bianco per le Aguilles Grises nel bicentenario, il mal di montagna di compagni anche esperti, curato con ansia e preoccupazione per poter rientrare in fretta, le ricerche e le pubblicazioni sull’acclimatazione in quota; tante le emozioni e storie vissute nei “migliori anni della nostra vita..”.

Quest’anno, al Meeting di Rimini ci sfidiamo insieme, a narrare proprio tutto questo. Lo scopo della mostra dal titolo La compagnia della Cima è far partecipare i visitatori a un percorso coinvolgente, dalla scelta dell’itinerario, alla preparazione del materiale in rifugio, al modo di salire insieme con gli amici che hanno la stessa passione seguendo una guida, fino all’arrivo sulla cima con l’accorgersi del possibile cambiamento di se stessi. Come la vita diventa interessante quando, inseguendo il desiderio di compimento, ti porta oltre i tuoi limiti, così è in montagna guardare, camminare o arrampicare per raggiungere la cima. E là, allo spettacolo della realtà stupenda che ti si squaderna davanti, si rimarrà il più delle volte in un silenzio carico di sorpresa e meraviglia che apre alla domanda su Chi fa le montagne, Chi fa me stesso e gli altri.

Dalla cima i contradditori aspetti della realtà tendono a ritrovare il giusto posto, la loro reale dimensione. E quando in vetta incontriamo una croce comprendiamo in modo ancor più esplicito l’analogia del salire con l’avvicinarsi al volto dell’Amore. In questo orizzonte tutto (amici, rocce e ghiaccio, rischio e pericolo, fatica, soddisfazione e bellezza) diventa il dono di un amore più grande. Ecco perché il Movimento di Cl propone da sempre di fare le vacanze in montagna e io, prima che dal Cai imparai l’etica del salire insieme da don Lino Mancini; illuminanti sono le parole di don Giussani “…la scelta della montagna per le vacanze non è casuale. La sanità dell’ambiente, l’imponente bellezza della natura, favoriscono ogni volta il rinnovarsi della domanda sull’essere, sull’ordine, sulla bontà del reale e il reale è la prima provocazione attraverso cui viene destato in noi il senso religioso”.

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