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l'anniversario del sommo poeta

Il cardinale Ravasi alla Messa di Dante: “Non rinunciamo alle domande che cercano il senso”. Lasciamoci abbacinare dal Mistero

Il Vangelo di oggi, conclude Ravasi, mette in evidenza due cose: “l’importanza delle domande che cercano il senso, come quelle dei bambini ai genitori, come quelle degli scienziati”, e la ricerca delle risposte

L'offerta dell'Olio, questa mattina alla tomba di Dante, nel settecentenario della sua morte

Elogio della domanda. Come strumento di conoscenza, ma soprattutto di ricerca della verità, di sé stessi, sul senso della vita. Nell’omelia per la Messa di Dante, nella basilica di San Francesco, questa mattina, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio Consiglio della Cultura, ha messo al centro le domande, prendendo spunto dal brano del Vangelo di Marco letto in tutte le chiese: quelle che hanno messo in moto Dante. Quelle che molti, oggi, hanno smesso di porsi.

Dante era, spiega Ravasi, “un credente che aveva il senso profondo della Chiesa nella libertà della comunicazione”. La Messa di stamattina, non è stata semplicemente una commemorazione, ma un’esperienza spirituale che chiama in causa la comunità ecclesiale e civile, rappresentata dai sindaci delle città dantesche e da alti rappresentanti della Chiesa, a partire dall’arcivescovo di Ravenna, monsignor Lorenzo Ghizzoni. Una liturgia, parallela a quella di 700 anni fa quando, pochi giorni dopo quella notte tra il 13 e il 14 settembre la comunità si riunì proprio in questa chiesa per il funerale di Dante. “Siamo qui per affidare la sua anima a Dio. Anche lui idealmente partecipa affacciandosi dall’Eterno e dall’Infinito di Dio”.

Dal testo (letteralmente “intreccio”) del Vangelo che mette al centro la domanda di Cristo a Pietro (“Voi chi dite che io sia?), il cardinale estrae “un solo filo”, il tema delle domande. “Guardate che è il paradosso di oggi – dice Ravasi –. Basta aprire il web per avere una miriade di risposte che però o sono perverse” o non colgono nel segno. La domanda, invece, è indispensabile e “artiglia le coscienze". E insiste il porporato: "La domanda che non viene mai posta, ad esempio, è quella sul senso dell’esistenza”.

Le risposte però possono essere sbagliate. “La prima di Pietro è giusta: tu sei il Cristo. Ma quando Gesù gli dice che lo sarà ma passando attraverso la galleria oscura della morte e della sofferenza, la croce, pena capitale riservata ai terroristi, ai ribelli, agli schiavi e non attraverso la gloria del Messia, come credevano gli ebrei, allora Pietro sbaglia la risposta: ‘No, non può succedere’. E la replica di Cristo è durissima: ‘Tu sei il tentatore, va dietro a me’”.

Il Vangelo di oggi, conclude Ravasi, mette in evidenza due cose: “l’importanza delle domande che cercano il senso, come quelle dei bambini ai genitori, come quelle degli scienziati”, e la ricerca delle risposte. Come dice Dante a Catone, “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. “Non abbiamo tutte le risposte, di fronte alla sofferenza, al male, alla morte – conclude Ravasi –. Ma non dobbiamo volerne per rimanere abbacinati dal Mistero”. Citando una poetessa polacca non cattolica, conclude “io chiedo perdono alle grandi domande per le mie piccole risposte”.

Come la Messa, il rito successivo dell’offerta dell’olio alla tomba da parte del Comune di Firenze è stato particolarmente sentito e partecipato. Attraverso una selva di Gonfaloni (erano una trentina quelli delle città dantesche intervenute e una sessantina i sindaci), il corteo si è snodato attraverso la zona del Silenzio per arrivare alla Tomba del Morigia dove il sindaco di Firenze, Nardella, ha acceso la lampada con l’olio offerto dalla città di Firenze e il cardinale Ravasi ha lasciato un omaggio floreale.

Prima in piazza San Francesco erano risuonate le parole del Sommo Poeta nell’interpretazione di Lino Guanciale e con l’azione teatrale del Teatro delle Albe.

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